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Enzo Cozzolino “Grongo” - (1949-1972)

 

 

Enzo Cozzolino triestino, certamente e senza tema di smentita è uno dei più dotati arrampicatori italiani del dopoguerra.

Grazie a doti atletiche non comuni, Cozzolino si era imposto ben presto negli ambienti dolomitici come un arrampicatore di classe eccezionale, degno di porsi a fianco dei giovani californiani che vanno alla ricerca della “super-libera”, e degli arrampicatori inglesi dell’ultima generazione, veri e proprio artisti della scalata pura.

L’assoluta sicurezza dei propri mezzi gli aveva permesso di superare in solitaria e senza alcuna protezione numerose vie di estrema difficoltà. Ma già era riuscito ad esprimersi anche su nuove vie, soprattutto vincendo il fantastico diedro Nord del Piccolo Mangart di Coritenza, la parete Ovest dello Spiz d’Agner (1970, con Luciano Corsi) e la via «dei fachiri» sulla parete Sud della Cima Scotoni (14 e 15 gennaio 1972, con Flavio Ghio): quest’ultima è un esempio di sesto grado superiore aperto con l’uso di pochissimi chiodi, in un’arrampicata libera condotta veramente all’estremo, che Alessandro Gogna ha indicato come esempio di quelli che negli ambienti inglesi si chiama real climbing.

Purtroppo a volte la troppa sicurezza e la straordinaria dimestichezza con la roccia a poco a poco portano ad una strana ed indefinibile dimensione, in cui pare sempre di giocare, in cui ogni idea di morte e pericolo sembra essere svanita per sempre, in cui il termine difficoltà ha perso il suo significato.Ma purtroppo si tratta di un’illusione in cui molti alpinisti sono caduti.

Nell’estate del 1972, Enzo Cozzolino è caduto nel Gruppo del Civetta mentre da solo percorreva una via neanche troppo difficile.

 


 

1970 – E’ l’anno delle grandi esplorazioni dei massicci meno frequentai e più grandiosi delle Dolomiti.

Enzo Cozzolino e Luciano Corsi sono impegnati sulla parete Overs dello Spiz d’Agner Nord: 800 metri in libera.

Sempre Enzo Cozzolino con Paolo Rumiz vincono la parete Nord dello Spiz d’Agner Sud: 700 metri con l’uso di 8 chiodi.

 

1970 - Enzo Cozzolino e Luciano Corsi salgono sulla Sud della Punta Chiggiato (Antelao): 700 metri, usando 7 chiodi.

 

1971 - Enzo Cozzolino sale dove altri sono scesi. Questa sua attività lo costringe spesso a scontrarsi con gli autori dei precedenti tentativi. Cade in polemica, ad esempio, con Georges Livanos, perché non ammette che sulla Terza Sorella (Gruppo del Sorapis) non fosse in grado di continuare. Il Greco sostiene di essere tornato indietro, non perché non ce la faceva più, ma per un improvviso temporale. Sappiamo però che è nello stile di Livanos non ammettere sconfitte, ammesso per la verità che in questo caso di sconfitta si possa parlare!

Comunque Enzo Cozzolino con solo cinque chiodi sale questi 600 metri di parete!.

 

1971 - Anche sulla parete Ovest della Cima Busazza il grande Cozzolino, prima del tratto chiave, trova una traccia di un precedente passaggio. E’ la corda fissa lasciata da Armando Aste che da quella parete è tornato sconfitto. Cozzolino per concludere ciò che ad Aste non è riuscito, e cioè la salita degli 800 metri verticali di parete, usa soltanto 8 chiodi.

 

1972 – 14/15 gennaio. Lo stile di arrampicata di Enzo Cozzolino è puro come il suo animo.

Il suo sogno è di aprire una nuova via su di una parete dalla roccia talmente compatta da non consentire nessun tipo di chiodatura. Scrive infatti: «Solo in questo caso non si sarebbe potuto ricorrere a sotterfugi, che volevano significare una mancanza di scrupoli nei confronti dell’alpinismo». Questa parete ideale la trova sulla Sud della Scotoni. E’ lì che nasce e prende piede l’idea di aprire una nuova via, quella che poi chiamerà “Dei Fachiri”. Una via di 600 metri aperta in invernale e superata con l’impiego di soli 12 chiodi di assicurazione, in un’arrampicata libera condotta veramente all’estremo.

In Enzo Cozzolino la gioia per l’impresa è grande, ed è aumentata «dalla consapevolezza di aver tracciato con Flavio Ghio una linea di salita di massima difficoltà in piena coerenza con quelle che erano le sue idee in fatto di alpinismo».

Entrambi calzano scarpe da pallacanestro e superano veramente in libera passaggi di VI/VI+ (5c/6a).

 

1972 - Nell’estate Enzo Cozzolino durante una solitaria alla Torre di Babele nel Gruppo del Civetta, Scompariva uno dei maggiori protagonisti dell’alpinismo degli anni ’60, lasciando agli scalatori di allora i germi dell’alpinismo a venire. Era l’anima dell’ambiente alpinistico della sua città. Enzo Cozzolino quando morì aveva solo 23 anni, una carezza sulla roccia. Ancora oggi, è un mito per le nuove generazioni.