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Giuseppe Dimai,

Emilio Comici,

Angelo Dimai.

 

Dimai Angelo ( 2 ) - (1900 – 1985)

 

(Cortina 19001985) Angelo Dimai. Guida alpina dal 1922, figlio di Antonio e nipote di Angelo. Con il fratello Giuseppe (19031946) aprì molte vie di alta difficoltà soprattutto sulle montagne di Cortina; fra le tante, ne ricordiamo due che divennero molto popolari alla Torre Grande di Averau: la via Miriam (1927), con Miriam O’Brien, e la fessura Dimai (1932). I due fratelli furono compagni di Attilio Comici, nel 1933, nella prima ascensione della parete Nord della Cima Grande di Lavaredo.

 

 

 

 


1933 – Cade il tabù della parete Nord della Cima Grande di Lavaredo.

Il 12 e 13 Agosto (1933), con i fratelli Giuseppe e Angelo Dimai, dopo una lunga serie di tentativi infruttuosi, Comici vince la Nord della Grande ricorrendo nei primi duecentocinquanta metri all’impiego sistematico dei chiodi e realizzando un’impresa che desterà i commenti più disparati, dall’ammirazione sviscerata alle critiche più severe. E’ comunque una salita storica, la prima che apre il cammino ad una lunga serie di imitazioni. Non si creda che la salita di Comici  e dei Dimai fosse stata compiuta passando facilmente da un chiodo all’altro, come è uso oggi salire questa parete: l’arrampicata libera fu tirata a livelli di caduta e l’impiego dei chiodi fu ridotto veramente allo stretto necessario. La salita fu dunque compiuta con spirito estremamente elegante e pulito. Se critiche vi sono da fare, non sono certo rivolte al modo con cui la scalata venne condotta, ma piuttosto all’abbattimento di un tabù, al cammino futuro che si aprì con questa scalata. Di tutte le vie tracciate sulla parete Nord della Grande, quella di Comici resta ancora la più “libera” ed anche la più logica. Ciò non sorprende, se si pensa che questa parete simboleggia alla perfezione l’impossibile in arrampicata libera e testimonia l’evoluzione dell’arrampicata artificiale nella lotta contro questo impossibile, dai timidi approcci di Comici fino alle degenerazioni compiute a furia di chiodi a pressione e di permanenze in parete di intere settimane.

Le difficoltà vengono valutate di VI grado (con diversi passaggi in artificiale). L’impresa desta stupore per la paurosa verticalità della parete.