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Hans Kammerlander

 

Hans Kammerlander – (1956 -     )

(Valle Aurina)

 

 

Hans Kammerlander, dopo duemila ascensioni sulle montagne del mondo, otto Ottomila, il Cerro Torre in 17 ore (andata e ritorno) nel 1988 e la discesa con gli sci dalla parete di Diamir del Nanga Parbat nel 1990, si conferma come uno degli alpinisti più completi dell’ultimo ventennio. Non è più il generoso ma ignorato secondo di cordata di Reinhold Messner.

 

Hans Kammerlander, originario della Valle Aurina, dove è nato nel 1956, è il sesto figlio di una numerosa famiglia contadina, Hans Kammerlander, come i fratelli, è stato costretto fin da piccolo ad aiutare la famiglia nel maso e, successivamente, a dedicarsi alla dura attività di muratore.

Anche se oggi è considerato il classico tipo dell’alpinista pur, continua ad essere l’uomo del maso, cresciuto al di fuori delle illusioni della sua generazione, l’uomo che preferisce affrontare i sesti gradi dolomitici mentre i suoi coetanei vanno a divertirsi nelle sale da ballo.

Modesto e simpatico, innamorato della natura, è rimasto il contadino che d’estate fa la guida alpina e d’inverno il maestro di sci. Kammerlander, oltre che un talento naturale, è un alpinista autodidatta.

A 17 anni aveva già dato prova di grande capacità, collezionando la serie delle classiche dolomitiche: la via Cozzolino alla Cima Scatoni, la via Degli Svizzeri alla Ovest di Lavaredo, la via Livanos al Sass della Crusc, la via Cassin alla Torre Trieste, la via Micheluzzi alla Marmolada.

Si sposta poi sulle grandi pareti delle Alpi Occidentali: il Cervino, la parete Nord sull’Eiger, le Grandes Jorasses, la Nord-Est del Badile, la cima Walker sul Monte Bianco.

Ama ed ha amato le Dolomiti e le Alpi come l’Himalaya.

 

Nel 1983 nel periodo premonsonico conquista il Cho Oyu - (8202 m.).

 

Poi nel 1984, per la prima volta nella storia dell’alpinismo compie con Reinhold Messner la prima attraversata tra due ottomila dal Gasherbrum II - (8053 m.) e Gasherbrum I (o Hidden Peak – (8068 m.), senza scendere.

 

Nel 1985 in poche settimane, sempre con l’amico Reinhold Messner, raggiunge la cima dell’Annapurna – (8091 m.).

 

Sempre nel 1985 con Reinhold Messner, raggiunge la cima del Dhaulagiri (8162 m.).

 

Nel 1986 è ancora assieme a Reinhold Messner nella conquista dei suoi ultimi ottomila, il Lhotse – (8516 m.).

 

E sempre nel 1986 con Reinhold Messner sale la cima del Makalu – (8481 m.).

 

Nel dicembre 1987 compie la più veloce ascensione al Cerro Torre in Patagonia: 17 ore, senza bivacco, con il tedesco Mueller.

 

Hans Kammerlander vanta oltre 1200 ascensioni, 20 vie nuove e 50 in solitaria e una serie di discese estreme in sci, una delle quali lungo la parete del Nanga Parbat, in Himalaya.

 

Nel 1990 Hans Kammerlander scende con gli sci dalla parete di Diamir del Nanga Parbat.

 

Nel 1991 ha ritrovato Reinhold Messner, dopo tante spedizioni himalayane, lungo un itinerario familiare che è l’argomento dell’ultimo libro del grande Reinhold Messner: il giro dell’Alto Adige, lungo i confini di questa magnifica terra.

Ed è stato durante questo itinerario alpinistico e culturale che i due vecchi compagni si sono imbattuti nell’ormai celeberrimo “uomo del Similaun”, la mummia miracolosamente conservatasi tra i ghiacci al confine con l’Austria per oltre cinquemila anni.

“Il mio primo incontro ufficiale con Reinhold Messner è avvenuto, se così si può dire, per posta. Nel senso che mi è arrivata una lettera a sua firma nella quale”, racconta Hans Kammerlander “mi invitava a partecipare a una spedizione al Cho Oyu. Naturalmente Messner lo conoscevo da tempo, ma…”.

E’ una storia della fine degli anni Settanta. Kammerlander aveva appena 26 anni, da cinque era guida alpina. Reinhold Messner era l’uomo che scalava l’Everest senza ossigeno, il mito di un alpinismo che cambiava. Per il giovane alpinista come Hans, quale occasione migliore per metter piede nell’Olimpo della montagna?

Reinhold e io ci siamo sempre divisi i compiti”, racconta ancora, “io mi occupavo della fase tecnica, della scalata vera e propria; Reinhold di tutto il piano logistico, che è una cosa fondamentale. Si preparavano sempre due piani per l’attacco alla montagna, in modo che poi si potessero confrontare, scegliere il migliore itinerario o, cosa più probabile, il miglior compromesso fra i due: quindi la via per salire.

Nella sua confortevole casa in valle Aurina dove vive con la moglie Brigitte, Hans viene ancora “viziato” dalla sorella Sabine che gli cuoce il pane nel forno a legna e quando parla con i pochi veri amici lo chiama “il mio piccolo Hans”.

Intelligente, modesto, simpatico, è un vero antidivo: Eppure chi ha assistito alle sue appassionanti serate di proiezioni, ha potuto costatare che Kammerlander viene stretto d’assedio dai suoi fans, osannato come un vero “re” della montagna.

Ed è stato proprio in occasione di un incontro con il pubblico che ha confessato un suo grande progetto: scendere con gli sci dall’Everest. “Se ce la faccio, appendo gli sci al chiodo”, ha detto. Ma era sincero?

 

31 Maggio 1993 gli altoatesini Hans Kammerlander e Christoph Hainz superano in 24 ore il Pilastro Nord dello Shivling; arrampicando leggerissimi, con una decina di chiodi, un friend e una corda soltanto.