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Stefano Longhi – (

 

 

1937 - Stefano Longhi compie la prima ripetizione della via Ratti-Panzeri alla parete Sud-Sud-Ovest della Torre Venezia in Civetta.

 

1957Claudio Corti e Stefano Longhi, due alpinisti di Lecco da tempo pensavano alla Nordwand (Eiger parete Nord), che si era guadagnata nel frattempo la triste fama di «parete assassina».

La loro fu una scalata perseguitata dalla sfortuna: furono raggiunti da due tedeschi, Gunther Nothdurft e Franz Mayer, di Rottweil che restarono senza viveri e chiesero di unirsi in cordata ai due italiani.

Assaliti dal maltempo, i quattro, guidati da Claudio Corti, salirono molto lenti. Dopo sei durissimi bivacchi, Stefano Longhi, sofferente di congelamenti alle mani, precipitò nel vuoto e ogni sforzo di Corti per recuperarlo risultò vano. A malincuore Corti decise di proseguire verso la vetta, ormai non lontana, insieme ai due tedeschi per poi scendere e allertare i soccorsi. Mentre conduceva la cordata sulle ultime difficoltà l’alpinista lecchese viene gravemente ferito da un sasso e impossibilitato a proseguire.

I due tedeschi gli lasciano il loro tendino e proseguirono verso la vetta. Ma nessuno li avrebbe mai più visti tornare.

Nei giorni seguenti Stefano Longhi morì di sfinimento; Claudio Corti, ormai delirante dopo otto notti in parete, venne tratto in salvo da uno spontaneo quanto straordinario spiegamento di soccorsi. Mentre era ancora sotto choc all’ospedale di Interlaken, venne sottoposto a diversi interrogatori. A infierire su di lui furono soprattutto i giornalisti tedeschi e il ticinese Bruno Tonella; perfino Riccardo Cassin e Carlo Mauri non gli risparmiarono critiche e accuse. Ma più di tutti fu Heinrich Harrer a organizzare l’accusa. Heinrich Harrer stava dando alle stampe il suo libro “Il ragno bianco”, nel quale narrava i drammi e le imprese consumati sulla Nordwand; accusò Corti di aver ostacolato i due tedeschi e addirittura di averli fatti precipitare per «impossessarsi» (sic!) del loro tendino da bivacco.

Queste insinuazioni trovano largo spazio nel suo libro pubblicato nel 1958 e subito diventato un best seller in tutto il mondo.

Nel 1961, tuttavia, i corpi dei due tedeschi vengono alla luce sulla via normale di discesa della montagna, prova inconfutabile che Corti aveva detto la verità.