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Francesco Lurani Cernuschi – (1857 - 1912)

 

 

Fra le figure di maggio rilievo dell’alpinismo italiano di fine ‘800 spicca quella del Conte Francesco Lurani Cernuschi, nobiluomo milanese che nella sua attività seppe coniugare azione e ricerca scientifica al pari dei migliori scalatori inglesi e tedeschi del suo tempo. Persona istruita e dal poliedrico ingegno, come quasi tutte le persone aperte e di grande intelligenza, il conte si dimostrò refrattario agli studi formali preferendo imboccare la via dell’autodidatta. Cultore del bello e della musica il nobile milanese approdò all’alpinismo in giovane età compiendo le sue prime escursioni ed ascensioni nelle Alpi Orobie, al seguito della già anziana guida alpina Antonio Baroni, con cui sarà sempre legato da una fraterna amicizia e da un rapporto quasi filiale.

Nell’estate del 1877, il ventenne Francesco Lurani compì diverse ascensioni fra cui quelle al Pizzo del Diavolo di Tenda e al Monte Gleno. Fu forse dalle vette orobiche che per la prima volta ebbe modo di gettare uno sguardo verso le vicine e quasi inesplorate montagne che delineavano il versante destro della Valtellina. E’ bello pensare che da lassù sia stato subito affascinato dalla biancheggiante isola ghiacciata del Monte Disgrazia che, veleggiando sopra i vapori delle pianure, sembrava l’avamposto di un mondo ancora da scoprire. E non è forse un caso se la prima importante realizzazione del duo Baroni-Lurani sia stata la salita al Monte Disgrazia, compiuta il 28 luglio del 1878 lungo un itinerario in grande parte nuovo che prenderà il nome di Via Baroni.

Il Monte Disgrazia aprì a Francesco Lurani gli orizzonti della Val Masino, selvaggio comprensorio mon-tuoso nei confronti del quale stabilì un rapporto preferenziale d’amore e di studio. Fu sul Monte Disgrazia che nacque in lui la decisione di dedicarsi allo studio e alla cartografia di quei monti ancora poco conosciuti. In quattro anni, accompagnato dal fido Antonio Baroni e avvalendosi a volte delle prime guide alpine locali come Giovanni Fiorelli e Pietro Scetti, Francesco Lurani salì tutte le maggiori vette del massiccio, compiendo rilievi cartografici e calcolando le quote con misurazioni talmente esatte che per oltre cinquant’anni furono la base per tutti i lavori successivi.

Il 12 luglio 1882, con la prima ascensione al Pizzo Torrone Occidentale si concludeva la sua opera esplorativa e il 12 novembre dello stesso anno, egli poteva riordinare i suoi appunti con l’intenzione di fare una monografia per il Bollettino del CAI. Viceversa, l’importanza dell’opera fu ritenuta tale da meritare una pubblicazione a parte a cura della Sezione del CAI Milano e intitolata Le Montagne di Val Masino - appunti topografici ed alpinistici.

Ma la figura del Conte Francesco Lurani Cernuschi nel panorama dell’alpinismo dei pionieri giganteggia non solo per le ascensioni e le opere citate. Spirito liberale e progressista, Francesco Lurani percepì con anticipo le valenze turistiche della montagna e si adoperò ad accrescerle in ogni modo. Fu tra i primi ad occuparsi della segnaletica dei sentieri e promosse la realizzazione di tre rifugi, contribuendo alla loro costruzione sia finanziaria sia con idee e suggerimenti.

Poiché la salita al Monte Disgrazia attirava sempre più alpinisti, il conte pensò che un rifugio in alta Valle di Preda Rossa l’avrebbe assai facilitata. Decise di dare il via all’opera avvalendosi dell’ausilio di Pietro Scetti. Si trattava di una misera capannuccia che egli volle amorevolmente dedicare alla moglie Cecilia e i cui ruderi sono ancor visibili pochi metri a valle del Rifugio Cesare Ponti.

Con altrettanta lungimiranza Francesco Lurani capì che anche le salite al Pizzo Badile e al Pizzo Cengalo avrebbero richiamato frotte di pretendenti. Per questo si adoperò perché fosse eretta una capanna in Val Porcellizzo che prese il nome di Capanna Badile. L’edificio esiste ancor oggi: è il Rifugio Attilio Piacco, dependance e locale invernale del Rifugio Gianetti. La terza capanna voluta dal conte fu la Capanna Marinelli Damiano posta alla base dell’omonimo canalone che solca la parete Est del Monte Rosa.