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Umberto Marampon – (

 

 

1980 – Insieme a Vincenzo Muzzi, Umberto Marampon apre la direttissima sulla parete Sud della Torre Venezia (Gruppo della Civetta), denominandola via “Della Libertà”. E’ praticamente un concatenamento di tutti i “tetti” della parete, fra cui anche quello a falce, sporgente cinque metri. Sa che sui tetti (meglio se enormi) non cozza con le esigenze dei free climbing.

Il cronista Leopoldo Roman aggiunge: « Marampon l’aprì in più giorni, chi dal rifugio Vazzoler seguì l’impresa dei due, spesso sentiva delle grida provenire dalla parete. Non erano di aiuto, ma di Umberto Marampon che cantava a squarciagola. Per lui l’alpinismo è anche divertimento. Per questo cura molto la sicurezza delle vie che apre. “Non voglio che i giovani che vanno a ripeterle si facciano male” dice.

Pertanto preferisce mettere un chiodo in più piuttosto che uno in meno. Specialmente sui “tetti”, dove eventuali ritorni sono sempre problematici. Per quanto riguarda l’uso dei chiodi Marampon è sincero: “E’ impossibile su certi tetti lisci e senza fessure non usare chiodi a pressione. Il non farlo significherebbe procedere, ammesso che uno ci riesca, senza sicurezza. Ne verrebbe meno il piacere di arrampicare dell’arrampicata, che è la cosa che ricerco prima di tutto. Inoltre nessuno più ripeterebbe le mie vie e a me fa estremo piacere che gli altri lo facciano”».

 

1981 – Nella zona della Valsugana compresa fra Cismon e Primolano, ad Umberto Marampon va il merito di aver valorizzato quella che impropriamente viene definita una palestra di roccia. Ora ci sono quasi una cinquantina di vie, alcune delle quali superano i trecentocinquanta metri. (…) Fra queste non poteva mancare, proprio sopra l’abitato di Primolano, una via Dei Tetti aperta da Umberto Marampon con Gianmarco Rizzon, sovente ripetuta, anche se strapiomba per quasi venti metri. Molti free climbers vi si sono cimentati, magari quando pioveva, per non perdere la giornata e hanno scoperto di divertirsi, nonostante la presenza di qualche chiodo a pressione. Dopo tutto un “tetto” di venti metri è pur sempre un “tetto” di venti metri. Provare per credere.

 

1983Umberto Marampon con Luca Zulian vince lo spettacolare tetto di nove metri situato sulla parete Sud della Pala delle Masenade in Moiazza, Proprio di fronte al rifugio Carestiato. Umberto Marampon con il suo personale artificiale (quello di ricercare superare tetti sempre più sporgenti prossimi oramai ai 50 metri!) dà un senso all’esistenza di questa disciplina: sale pareti dove solo una trasformazione fisica radicale dell’uomo permetterebbe allo stesso di salire privo di mezzi artificiali. Umberto esalta e giustifica l’arrampicata artificiale. Marampon forgia da sé i chiodi utili alle sue salite; chiodi che, per la loro rozzezza e peculiarità, vengono soprannominati dall’amico Lorenzo Massarotto: chiodi ad impressione.