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Silvio Saglio - (1896-1964) - CAAI

 

 

Appunti per una biografi di Silvio Saglio

di Ruggero Meles

Silvio Saglio, chi era costui? Ai giovani che frequentano le montagne oggi questo nome dice poco, e anche dalle generazioni di ultra quarantenni rischia di essere ricordato solo come un autore di belle guide ormai un po’ stagionate, ma i sentieri che gli alpinisti percorrono e le pareti che scalano sono stati quasi tutti imbrigliati e addomesticati dalla fitta rete di parole e immagini del dottor Saglio.

Vale dunque la pena di conoscere meglio la sua figura. Nasce a Novara il 21 aprile del 1896. Dopo il diploma in ragioneria, nel 1914 si trasferisce a Milano per iscriversi all’Università Bocconi, ma la sua vita, come quella di milioni di altri giovani, cambia luoghi, abitudini e ritmi allo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Le prime montagne le vede dunque in fiamme. Prima da soldato semplice, poi da sottotenente del Genio. Alla fine della guerra torna ai suoi studi e nel 1921 ottiene la laurea in scienze economiche e commerciali iniziando subito dopo la sua attività professionale. Ma la sua vera passione sono le vette.

Nel 1926 si iscrive alla SEM (Società Escursionisti Milanesi), una delle tante organizzazioni alpinistiche che, grazie alla combinazione treno, corriera e gambe, in sole tre ore e con meno di venti lire a testa permettono agli infiniti “alpinisti della domenica” di mutare il ritmo della loro vita lavorativa settimanale, lasciarsi alle spalle la penombra e l’aria polverosa delle officine e rubare la luce e il vento alle cime.

A Milano sono spuntate come funghi le associazioni alpinistiche. Si può dire che ogni livello della complessa stratificazione sociale della capitale lombarda vi sia rappresentato.

La sezione del CAI è stata fondata nel 1873. Il suo nucleo forte è rappresentato da un gruppo di ingegneri e professori della facoltà di ingegneria milanese, il famoso Politecnico, che i milanesi chiamano con orgoglio: “el noster Politeknik”.

Accanto a loro ci sono eredi di nobili famiglie, come i fratelli Bonacossa o il Conte Ugo Ottolenghi di Vallepiana.

La loro prestigiosa sede si trova addirittura nella galleria Vittorio Emanuele, nel cuore di Milano.

Impiegati e altre figure classificabili nel ceto medio sono invece ben inserite proprio nella SEM.

I “semini” costituiscono il gruppo più numeroso e, fedeli al loro motto, “..con il popolo e per il popolo…” ogni fine settimana organizzano centinaia di scarpinatori ed arrampicatori di ogni età.

Gli scalatori più forti hanno fondato nel 1906 il G.L.AS.G. (Gruppo Lombardo Alpinisti Senza Guide) con finalità analoghe a quelle del torinese C.A.A.I. (Club Alpino Accademico) nato nel 1904. La fusione dei due gruppi di punta darà origine, nel 1922, al gruppo nazionale degli Alpinisti Accademici. Anche gli operai hanno la loro associazione, la U.O.U.E.I. (Unione Operaia Escursionisti Italiani) fondata nel 1911, caratterizzata da un curioso motto: ”per il monte, contro l’alcool” che rende felici anche gli imprenditori, garantendo loro manodopera presente e sobria il lunedì mattina quando si riaprono le officine.

Nella SEM Saglio si trova subito in ottima compagnia, gli si offre l’occasione di legarsi alla corda di alpinisti del calibro di Vitale Bramani, titolare di un negozio di materiali per alpinismo in via della Spiga e che diventerà conosciutissimo dopo l’invenzione della famosa suola, Ettore Castiglioni, Eugenio Fasana, Antonio Omio, Elvezio Bozzoli Parasacchi, Ugo di Vallepiana, Leopoldo Gasparotto e molti altri. Le sue capacità alpinistiche non sono all’altezza dei fuoriclasse appena citati, ma la sua tenacia lo rende un buon secondo di cordata e gli permette di partecipare a prime ascensioni in Grigna, in Presolana, in Val Masino e nelle Pale di San Martino.

Ma non è certo la sua abilità arrampicatoria a farlo emergere. Piuttosto la sua capacità di organizzare le gite sociali tracciandone, con estrema precisione, gli itinerari e descrivendo mirabilmente i vari gruppi montani.

Dai suoi schizzi e dalle sue relazioni nascono le famose monografie e alpinistiche, sciistiche ed escursionistiche che verranno dapprima pubblicate per ben 247 puntate su “Lo Scarpone” per prendere in seguito una veste più dignitosa nella prestigiosa collana “Guida dei Monti d’Italia” edita dal CAI e dal Touring Club a cui terrà dietro un’infinita teoria di guide e pubblicazioni, interrotta solo dal richiamo alle armi con il grado di capitano e il comando di un battaglione nei giorni bui della Seconda Guerra Mondiale.

Nell’immediato dopoguerra Saglio riprende, con rinnovato vigore, le sue attività.

Nel 1950 viene eletto presidente della SEM, carica che manterrà sino alla sua scomparsa, avvenuta il 19 luglio 1964 e che svolgerà con totale dedizione, mettendo a disposizione del popolo degli alpinisti le sue competenze professionali. Un’attenta gestione amministrativa del patrimonio sociale, specialmente nei confronti dei rifugi, porta la SEM a raggiungere una solida posizione finanziaria.

Saglio è un uomo che non ama mettersi in mostra, che preferisce operare nell’ombra con metodicità e cura per offrire poi a tutti i risultati del suo lavoro. E i fatti parlano in sua vece: 1954 acquisto del terreno adiacente al rifugio Tedeschi in Grignone. Nello stesso anno costruzione del rifugio Zappa. 1955: ristrutturazione ed ampliamento del rifugio Zamboni e realizzazione del collegamento con il rifugio Zappa. Nel 1956 ricostruzione ed ampliamento del rifugio SEM Cavalletti ai Piani Resinelli, 1960 ampliamento e costruzione della sala “Erna” sempre al rifugio SEM Cavalletti.

Il suo impegno nella SEM non gli impedisce di svolgere incarichi prestigiosi anche nel CAI, di cui sarà dapprima Consigliere Centrale poi vice Segretario Generale ed infine, dal 1956 al 1958, Segretario Generale. Da buon alpinista ed escursionista sa dosare le forze e riesce a dare il suo contributo in un’infinità di Commissioni.

Il nudo elenco di questi oscuri incarichi è eloquente di per sè:

- Consigliere della Sezione di Milano dal 1945 al 1950

- Presidente della Commissione toponomastica del CAI dal 1950

- Presidente del Comitato delle pubblicazioni del CAI

- Consigliere del Movimento per la protezione della natura dal 1952

- Segretario della Commissione organizzativa per la spedizione Italiana al K2

- Membro della Commissione per la revisione toponomastica della carta d’Italia presso l’IGM.

- Membro della Commissione propaganda e Scialpinismo

- Direttore del Parco Valentino al Coltignone (Piani Resinelli).

 

Nel 1958 fonda la Scuola di Alpinismo della SEM, oggi ancora oggi attiva e a lui intitolata, e che otterrà la qualifica di “Scuola Nazionale di Alpinismo e Scialpinismo”.

Un simile elenco di cariche può far pensare ad un freddo burocrate. Niente di più sbagliato: Saglio sa come mantenere viva la sua passione primaria per la montagna e la sua vocazione di autore, redattore e coordinatore di innumerevoli guide e carte toponomastiche.

Dopo la collana “Guida dei Monti d’Italia” vede la luce “Da rifugio a rifugio” che riassume ed offre al lettore il sunto delle sue infinite escursioni.

In un importante articolo dedicatogli nel numero unico “La SEM nel 2000” viene ricordato un esempio emblematico del suo operare, raccontando che per preparare la guida Alpi Retiche Occidentali della collana “Da rifugio a rifugio” Saglio percorse in un mese dell’estate 1952 ben 400 chilometri in montagna, portandosi sulle spalle il fardello dell’ingombrante attrezzatura fotografi ca dell’epoca e superando complessivamente molte migliaia di metri di dislivello.

A parziale riconoscimento di tutto questo gravoso e incessante impegno, nel 1949, viene ammesso a far parte del gruppo degli Accademici del CAI.

Fino all’ultimo ha continuato nella sua instancabile attività di organizzatore e pubblicista. Due mesi prima della morte, le cronache alpinistiche ricordano un suo brillante intervento al Rifugio Zamboni-Zappa sopra Macugnaga in occasione del 60° anniversario di fondazione dello SCI-SEM. Ed è proprio sulle pendici del Monte Rosa che aveva chiesto di essere sepolto aggiungendo, modesto e discreto, come sempre, “se la cosa non fosse stata di costo eccessivo”.

 

 

 

 

 

 

LE PUBBLICAZIONI DI SILVIO SAGLIO

Collana “Guida dei Monti d’Italia”:

Le Grigne, CAI - TCI, 1937

Alpi Venoste, Passirie, Breonie (dal Passo Resia al Passo Brennero), CAI - TCI, 1939

Prealpi Comasche, Varesine, Bergamasche, CAI - TCI, 1948

Adamello, CAI - TCI, 1954 (con la collaborazione di Gualtiero Laeng)

Alpi Orobie, CAI - TCI, 1957 (con la collaborazione di Alfredo Corti e Bruno Credaro) CAI - TCI, 1959

Monte Rosa, CAI - TCI, 1960 (con la collaborazione di Felice Boffa)

Monte Bianco vol. 1 (dal Col de la Seigne al Colle del Gigante), CAI - TCI, 1963 (con la collaborazione di Renato Chabod e Lorenzo Grivel)

Monte Bianco vol. 2 (dal Colle del Gigante al Col de Grapillon), CAI - TCI, 1968 (con la collaborazione di Renato Chabod e Lorenzo Grivel)

Collana “Da rifugio a rifugio”:

Dolomiti Occidentali, CAI - TCI, 1949

Alpi Pennine, CAI - TCI, 1951

Alpi Graie, CAI - TCI, 1952

Alpi Retiche occidentali, CAI - TCI, 1953

Alpi Retiche meridionali, CAI - TCI, 1954

Dolomiti Orientali, CAI - TCI, 1955

Alpi Lepontine, CAI - TCI, 1956

Prealpi Lombarde, CAI - TCI, 1957

Alpi Liguri e Marittime, CAI - TCI, 1958

Alpi Cozie, CAI - TCI, 1959

Prealpi Trivenete, CAI - TCI, 1961

Altre pubblicazioni:

Guida sciistica del Passo di Rolle e delle Pale di S. Martino, Sci

CAI Milano, 1933

Ortles - Cevedale - Itinerari sciistici, Sci CAI Milano, 1935

Cento domeniche - Quattro settimane, Sci CAI Milano, 1937

Skiführer durch die Ortles - Cevedale - Gruppe, Sci CAI Milano,

1937

La toponomastica alpina della Vallunga in “Rivista Mensile” del

CAI, agosto-settembre, ottobre, 1940

La stella delle Alpi (Edelweis) in “Rivista Mensile” del CAI marzo-aprile

1941

Des Cabanes du CAI en général. UIAA, 1950

La catena del Monte Bianco dal Rifugio Elisabetta la Lex

Blanche, CAI sottosezione Tecnomasio Milano, 1953.

I rifugi Zamboni e Zappa e il Monte Rosa, CAI Milano, 1955

I rifugi del CAI, CAI, 1957

Rifugi e bivacchi, CAI, 1959

Gite per un anno, CAI Milano, 1960

Le montagne (traduzione ed aggiornamento dell’opera pubblicata sotto la direzione di Maurice Herzog), De Agostini, 1962.

I cento anni del Club Alpino Italiano, CAI, 1964

I Pizzo di Palù m 3906 dalla Diavolezza. Monografia scialpinistica, Milano: CAI