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Maurizio Zanolla “Manolo” – (1958 -     ) – (Guida)

 

 

Maurizio Zanolla, conosciuto comunemente come “Manolo”, è nato il 16 febbraio 1958 a Feltre e risiede a Transacqua di Fiera di Primiero nel Trentino. Arrampica da quasi trent’anni, è Guida alpina e maestro d’arrampicata. È alpinista e arrampicatore valentissimo di razza rara, dall’inossidabile tenacia e personalità, sempre teso a difendere e custodire la propria cristallina visione della vita e a sviluppare e rinforzare il gusto per la ricerca e la sperimentazione personale al di fuori di ogni schema o regola imposta. È stato il primo italiano a superare l’8°, il 9°, il 10° e probabilmente l’11° grado ed è il primo arrampicatore dolomitico a portare queste difficoltà anche in montagna superando (già oltre vent’anni fa) alcuni fra i più famosi e temuti itinerari in completa arrampicata libera. È fra i pionieri dell’arrampicata sportiva mediterranea e conta al suo attivo un migliaio di nuovi itinerari. Ha arrampicato spesso slegato e in questo stile è arrivato in falesia fino al 10° grado. In montagna ha aperto anche qualche nuova via slegato. Nel 1990 è entrato a far parte del “NO LIMIT SECTOR TEAM” e proprio nello stesso anno diventa famoso al vasto pubblico televisivo in un programma di prima serata perché accetta la proposta di “scalare” alcuni famosi Palazzi, Castelli e Torri d’Italia. È un successo strepitoso per Manolo, che diventa subito un mito nella sua specialità. Ha scalato un po’ in tutto il mondo, dalle Alpi all’Himalaya alla Norvegia, dall’America alla Grecia. Nel 1998 esce dalle stampe delle Grafiche Artigianelli, un libro di Manolo “Arrampicare nel Primiero” in tre lingue italiano, tedesco e inglese. Il libro è un manuale prezioso, ricco di consigli tecnici, piantine con legenda, illustrazioni e spiegazioni di tutte le zone dove andare ad arrampicare. Nel 1997 Manolo apre per la prima volta in completa arrampicata libera la via “Turini” e, negli immediati anni successivi, tutti gli altri itinerari allora esistenti, elevando così di molto le difficoltà tecniche originali. Manolo si muove in parete come in una danza, riesce a salire difficoltà limite di falesia anche su grandi pareti: è un rito, una passione travolgente che dura da trent’anni, di sicuro un “privilegio regalato” ad un arrampicatore da considerarsi fra i più forti al mondo e… forse il più “forte”!

Maurizio Zanolla: “Manolo” (Trentino). Come Cesare Maestri, Manolo non ha voluto scrivere la storia delle Montagne, ma la storia di se stesso sulle Pareti.

Dominatore solitario del vuoto ai massimi gradi. Inimitabile. I suoi itinerari sono sempre estremi, spaventosi. Col suo metodo lui arrampicava senza corda, quasi senza chiodi, raramente in artificiale. Ha stabilito limiti di tecnica e di audacia.

Di lui citeremo le ripetizioni in poche ore (record) della Vinatzer e della Messner sulla Sud della Marmolada; la Cassin alla Torre Trieste; in quattro ore la Livanos alla Su Alto (e Livanos vi aveva infisso centinaia di chiodi e parlava di superamento dei predecessori…).

ManoloA Manolo piaceva utilizzare per la protezione cinque chiodi – per fare un esempio – dove altri, citiamo Carleso, ne aveva utilizzati oltre cento! - Est del Sass Maor con solo sette punti di assicurazione su 1300 metri della via!

Ottavo grado senza corda. Questo è stato, è sempre Manolo.

 

Maurizio Zanolla di Primiero, meglio conosciuto con il mitico sopranome di “Manolo”.

Guida Alpina e Maestro di Arrampicata, forte arrampicatore estremo per antonomasia, cultore della preparazione fisica, ha saputo raggiungere in libera sul Sass Maor il IX grado e sul Toboga ha superato, per primo in Italia, la difficoltà di 8b ossia X grado.

 

1974 – I primi veri “puristi” italiani sono Maurizio Zanolla detto “Manolo” e Renato Casarotto.

 

1975Maurizio ZanollaManolo” con R. De Bortoli con una splendida anche se pur breve salita della fessura strapiombante che taglia la parete di 200 metri incombente sul rifugio Treviso, aprono una nuova via in completa libera che è situata sul Dente del Rifugio (Pale di San Martino) e presenta difficoltà di 6a+.

 

1978 - Maurizio ZanollaManolo” portabandiera del “gesto” e della “purezza” tocca il nuovo limite con la salita della parete Sud della Cima della Madonna. Questa parete, prima di lasciar passare “Manolo”, ha visto altri tentativi di illustri alpinisti, fra i quali Alessandro Gogna e P. Ravà che invano tentarono di aggrapparsi ad esili buchini, superando passaggi di 6° grado A2/A3/A4. Ma le gesta di Maurizio ZanollaManolo”, che con Aurelio De Pellegrini, Daniele Ruggero e Marco Simoni, permettono di raggiungere l’ultimo chiodo di Gogna, e progredire in arrampicata libera fino ad aprire la via Dei Piazaroi. «In posizioni assurde, barbaramente protetto, “Manolo” piantò anche qualche chiodo, al quale si aggrappò come un naufrago in quell’oceano giallo e verticale di pietra assurda. Sotto, i compagni lo prendevano in giro, sopra era la lotta per la vittoria come al solito inutile, ma grandissima. E da allora nessuno ha mai più osato nulla su quella gialla parete di 7° grado e A4». (Alessandro Gogna)

 

1979 – In una parete calcarea , in mezzo alla dolomia delle Pale di San Martino, si erge la falesia del Totoga. Ed è qui che Maurizio ZanollaManolo apre un itinerario di 200 metri di sviluppo, con 9 chiodi e 3 stopper, sul quale traccia un’intera lunghezza di 6b- con un passaggio di 6b. La via denominata “Lucertola Schizofrenica”, da un ulteriore impulso al movimento del free climbing che per il Triveneto ha trovato il suo sito ideale nella Valle del Sarca.

 

1980 - Maurizio ZanollaManololibera la via della parete Sud-Est del Sass Maor (Pale di San Martino), di Scalet-Biasin valutando la placca finale di 7b. Questa via si è trasformata in uno dei simboli dell’alpinismo moderno. Manolo la superò in completa arrampicata libera, usando i chiodi esistenti soltanto per assicurazione. Manolo parlò, per la placca finale, di difficoltà al limite del nono grado.

 

1980 - Maurizio ZanollaManolo con Piero Valmassoi disegna nei 1200 metri di sviluppo della parete Nord Ovest del Sass Maor la via Supermatita. In 13 ore supera difficoltà di 6b-/6b usando 7 chiodi e qualche excentrics.

«Per Manolo fu la chiave di accesso alla leggenda».

 

1981 - Maurizio ZanollaManolo e Paolo Loss sulla falesia del Totoga (Pale di San Martino), gravati da indecisioni “etiche”, scendono per una parete decisamente compatta, piantando 2 chiodi a pressione, un cuneo, e 2 chiodi normali. Successivamente salgono dal basso la via, che prenderà il nome di “Il Mattino Dei Maghi”. La via presenta passaggi di 7c/8a in netto anticipo rispetto a tutti i “templi” dell’arrampicata sportiva europei (il livello raggiunto in Europa si attesta circa sul 7a/7a+).

 

1981 - Mauro Corona si reca in visita alla falesia del Totoga. La vede Maurizio Zanolla “Manolo” chiodare dall’alto. Capisce che le cose stanno cambiando. Sorgono inevitabili discussioni, ad esempio con Soro Dorotei, circa “l’eticità” di un simile sistema di chiodatura, prima che in modo naturale prenda piede.

Anche ad Erto, così come in tutta Europa imparano a distanziare opportunamente le soste e a chiodare regolarmente. Ma inconsciamente iniziano a sottovalutare sistematicamente le difficoltà che gradualmente riescono a superare. Questo fino a quando i grandi “free climbers itineranti”, approdano anche su questa falesia, dimostreranno a Mauro Corona e compagni (sempre che ce ne fosse stato bisogno) che anche qui le difficoltà sono decisamente notevoli, ed al passo coi tempi

Nel 1981 la falesia di Erto conta 180 tiri (più 100 più facili) assicurati con qualcosa come 3.000 spit.

 

1982 - Maurizio ZanollaManolo supera la via Trimurti di 7a+ con chiodatura dall’alto a spit.

A questo punto non ha più senso in falesia parlare di come si chioda. Ora conta solo come viene percorso l’itinerario, in on sight od in rotpunkt, od in altra maniera. La chiodatura è necessariamente dall’alto a spit, viste le difficoltà che si vanno ad affrontare.

 

1983Maurizio ZanollaManolo”, con Roberto Bassi, ripete la via Gogna sulla Marmolada in quattro ore mettendo le protezioni unicamente in cinque occasioni.

 

1983 - Heinz Mariacher, Maurizio Zanolla “Manolo”, Luisa Jovane, Bruno Pederiva decidono di tentare la ripetizione della dimenticata Weg durch den Fisch - (Attraverso il Pesce).(Marmolada).

Questo tentativo, non riuscito è comunque utile agli stessi alpinisti per ritentare e riuscire nell’intento l’anno successivo.

 

1983Maurizio Zanolla “Manolo” irrompe sulla scena salendo la via Dracurella in Valle del Sarca, il primo 8a continuo in Italia. Di lui Luisa Jovane ci dice: «Intorno a Manolo, all’epoca, c’era il mito, anche perché lui non si faceva vedere quando non era in forma; quando era allenato dava spettacolo così alimentava la sua leggenda. Diceva di non allenarsi mai, però invece credo si allenasse di nascosto. Lui aveva sicuramente uno stile naturale, c’è da dire che quando uno è forte è più facile avere un certo stile e lui di forza nelle dita ne aveva sempre tanta».

 

1984Maurizio Zanolla “Manolo” riesce sulla via Indiana Jones di 7b+ in Valle del Sarca.

 

1984 – Ha Heinz Mariacher, Maurizio Zanolla Manolo, Luisa Jovane e Bruno Pederiva riesce la ripetizione in Marmolada della leggendaria Weg durch den Fisch - (Attraverso il Pesce), che supera una curiosa e compattissimo concavità a forma, appunto, di pesce. Una via dalle protezioni spaventosamente aleatorie, con artificiale obbligatorio su gancetti appoggiati alle gocce del calcare, ed il duro passaggio di 7°+ con chiodo di sicurezza non troppo buono a circa sette metri, danno filo da torcere alla cordata per tre giorni. I quattro usano la tecnica americana: uno scala mentre gli altri seguono sui jumars.

Scriverà Heinz Mariacher su Alp: «…c’è un passaggio in libera eccezionalmente difficile (VII+) con un chiodo molto cattivo come unica sicurezza lontano sette metri, tanto che viene da pensare che Jndrich Sustr, di appena diciassette anni, non fosse del tutto a posto quando è passato per primo».

 

1985 - Maurizio Zanolla “Manolo” ripete in libera il pilastro Nord Ovest della Torre d’Alleghe segnalando passaggi di 7a, che certamente anche Domenico Bellinzier fu costretto in parte a superare in libera, vista l’esiguità dei mezzi artificiali adoperati. Troverà anche un lungo tratto sprotetto che offre del 6c obbligatorio. Passaggio che non è affrontabile e superabile in artificiale o con l’uso di qualsiasi mezzo se non in arrampicata libera.

 

1986 - Maurizio ZanollaManolosulla falesia del Totoga (Pale di San Martino) raggiunge l’8a+/8b con la via Ultimo Movimento in Totoga.

 

1993 - Maurizio ZanollaManolo” cerca e trova la “profanazione” sulla parete Sud Est del Sass Maor, nelle Pale di San Martino. Egli si cala dall’alto in più riprese e, con il trapano, traccia una via sportiva a sinistra della via Biasin, più o meno come si fa in falesia. La ripetizione dal basso di questa nuova via, la via Nureyev, effettuata in arrampicata libera, incontra difficoltà massime valutate di 8a.

Ma intanto divampano le polemiche. Si grida allo scandalo, e forse si chiude un’altra epoca per le Dolomiti.

Lo spit o chiodo a pressione, così osteggiato, o comunque fieramente (o falsamente) tenuto sotto controllo anche dagli arrampicatori d’avanguardia, a piccoli passi si insinua inevitabilmente in ogni nuova realizzazione.