l gruppo del Catinaccio, conosciuto anche con il nome di Rosengarten (giardino delle rose), trova le sue origini in una leggenda di gnomi e cavalieri.

La storia vuole che la particolarissima colorazione rosa che dipinge la roccia al momento del tramonto sia dovuta alle rose di re Laurino (leggenda di Re Laurino).

Lo spettacolo dura pochi minuti ma è di quelli indimenticabili, con il sole che si riflette sulle pareti del Rosengarten e arriva a sfiorare con la sua luce i campanili di Bolzano.

Il gruppo del Catinaccio è un affascinante susseguirsi di pareti imponenti e torri di roccia: le Torri del Vajolet (2.813 m), la Cima Sforcella (2.810 m), la Roda di Vael (2.806 m) e la Cima Catinaccio di Antermoia (3.004 m).

Inevitabilmente queste pareti attirano escursionisti e rocciatori da tutto il mondo.

Non a caso la zona viene chiamata il “paradiso degli escursionisti”.

Le zone turistiche intorno al Catinaccio sono la Val Gardena, la Val di Fassa, l’Altopiano dello Sciliar e il Rosengarten Latemar.

Gruppo del Catinaccio

“Il giardino delle rose”, il fantastico Catinaccio che al tramonto si tinge di un bel colore violetto:

 

Per molti le tre Torri del Vajolet sono un po’ il simbolo stesso delle Dolomiti.

Vuoi per le leggende suggestive e magnifiche che si sono create intorno al massiccio del Catinaccio, il celebre “giardino delle rose” del leggendario Re Laurino, vuoi per l’effettiva bellezza di queste guglie e pareti che al tramonto si tingono di violetto, vuoi anche perché le tre torri in genere sono fotografate con grande abilità in modo da farle apparire molto più ardite, alte e slanciate di quanto esse siano in realtà. Comunque viste da una certa angolazione, esse sono veramente eleganti, aeree e sottili, tre frecce di roccia che all’epoca dovevano veramente rappresentare il simbolo dell’impossibile. Infatti non per nulla erano tra le poche vette dolomitiche a non essere ancora state salite. In realtà la loro altezza non è notevole, ma le pareti e gli spigoli sono effettivamente verticali e difficili. In ogni caso indubbiamente esse devono esercitare un fascino veramente particolare sugli alpinisti se si pensa che il gruppo del Catinaccio e soprattutto il settore del Vajolet è uno dei più frequentati e battuti dagli appassionati di tutto il mondo.

 

1872 – 31 agosto. C. Comyns Tucker con T. H. Carson e A. Bernard salgono per primi il Catinaccio d’Antermoia (3002 m.).

 

1874 – 31 agosto. C. Comyns Tucker con T. H. Carson e Francois Dévouassoud realizzano la prima salita sul Catinaccio (2981 m.).

 

1887 - Johann Santner valicò nel corso della sua attività esplorativa la Forcella del Catinaccio.

 

1887 - Georg Winkler superò la prima Torre del Vajolet, a diciassette anni, IV grado.(Torre Winkler)

 

1892 - Stabeler scalò la Torre Centrale del Vajolet. (Torre Stabeler).

 

1895 - Delago emulò Winkler salendo in arrampicata solitaria l’ultima delle Torri del Vajolet. (Torre Delago).

 

Poi, ovvia evoluzione della conquista, la traversata delle Tre Torri del Vajolet riuscì a Eduard Pichl e Hans Barth. La “fessura Pichl è oggi facilitata da molti chiodi” ma diversa si presentò a Guido Rey e Tita Piaz che la superarono in cordata solo dopo un paio di sforzi di quelli che salvano la vita a un uomo.

 

Il regno di Tita Piaz è il Catinaccio e soprattutto le Torri di Vaiolet: le salì da ogni versante, in ogni stagione, di giorno e nelle notti di luna piena.

1900 - Magnifica fu nel  la salita solitaria della parete Nord-est della Punta Emma (una cima che si erge di fronte al rifugio Vaiolet a cui Tita Piaz diede il nome della cameriera del rifugio stesso), tutta di IV grado, un impresa degna di un Georg Winkler, anche se la modestia di Piaz la mise sempre in secondo piano rispetto all’epica scalata del giovane austriaco.

 

1908 - Cosa sorprendente in Angelo Dibona è il coraggio nell’affrontare pareti di aspetto decisamente insuperabile, dove nessuna via ancora era stata tracciata e dove più tardi si salirà solo con largo impiego di mezzi artificiali. E’ il caso della Parete Rossa della Roda di Vael (Catinaccio):anche se l’itinerario di Dibona è un po’ laterale rispetto al centro della parete, la sua salita del  con Broome, Corning e Agostino Verzi resta un evento di importanza storica.

 

1929 - Silvio Agostini con Hans Steger aprirono una via di media difficoltà sulla parete Ovest della Torre Stabeler. “Torri del Vajolet” (Catinaccio).

 

1929 - 26 e 27 Agosto. La magnifica parete Est del Catinaccio, viene salita da Hans Steger e Paula Wiesinger assieme vi erano pure Fred Mase-Dari e Sigi Lechner – lungo una via diretta che segue un sistema di camini e fessure dalla base alla vetta.

Oggi questa salita è una delle più classiche e ripetute delle Dolomiti ed i ripetitori la valutano di IV° e V° grado con tratti di V° superiore e forse un passaggio di VI° in arrampicata libera.

 

1930 ed il 1931 - Il numero delle imprese di valore Attilio Tissi e Giovanni Andrich cresce a vista d’occhio, sebbene si tratti più che altro di prime ripetizioni o ripetizioni di itinerari difficili già aperti precedentemente (Steger al Catinaccio (1929).

 

1958Lothar Brandler e Dietrich Hasse dedicano sulla Parete Rossa della Roda di Vael (Catinaccio) una via ad Hermann Buhl, sono 400 metri saliti con 200 chiodi e 8 chiodi ad espansione.

 

1960 - Cesare Maestri e Claudio Baldessarri dedicano una via all’amico Toni Egger.

La via corre sulla Parete Rossa della Roda di Vael, ed è segnata dalla presenza di 400 chiodi sui 400 metri di parete. A questi inoltre si aggiungono 20 chiodi ad espansione e 30 cunei.

I due alpinisti sono sospettati di allungare volutamente la permanenza in parete per il solo motivo di creare suspense nel pubblico. Rimangono in parete otto giorni, ed ogni notte recuperano a braccia i trenta chili di zaino necessari per il bivacco notturno. Poi la mattina seguente lo ricalano a terra sempre a braccia per centinaia di metri, prima di proseguire.

 

1980Alberto Campanile, sulla Parete Rossa di Roda di Vaél (Catinaccio), una delle pareti più paurose e strapiombanti delle Dolomiti, ripercorre le vie Maestri e Del Concilio senza l’uso di chiodi come mezzo di progressione.

 

1999 – L’alpinista trentino Maurizio Giordani e Paolo Cipriani aprono una nuova via sul Catinaccio denominandola “Spittomania”. La via, aperta con il trapano e a spit, sale direttamente i 400 metri della parete Est fino al cosiddetto catino con difficoltà massime di 7a+ obbligato.