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Weisshorn – (4505 m.)

(Alpi Pennine)

 

 

Tre creste di forma simile tendono con linee nette verso il punto più alto del Weisshorn, una vetta arrotondata, sulla quale vi è appena posto per due persone.

Fra le creste si innalzano dal ghiacciaio, che pare di pietra, le pareti rocciose: sul Bisgletscher il valanghivo fianco Nordest, sullo Schaligletscher la parete Sudest, solcata da gole di ghiaccio e roccia e dal Glacier du Weisshorn la inarticolata barriera della parete Ovest, alta fino a 1300 metri e pericolosa per la sua friabilità e per la sua struttura priva di protezioni.

Grazie alla bellezza della sua forma piramidale il Weisshorn è uno dei «Quattromila» più apprezzati in assoluto. Non si può fare a meno di ammirarlo almeno una volta dal Täschhütte o dalla Domhütte e di individuarne le creste: a sinistra la cresta Sudovest , a destra la cresta Nord, al centro la cresta Est.

Salendo lungo questa il 19 agosto 1861 il ventiquattrenne fisico irlandese John Tyndall conquistò la vetta del Weisshorn, accompagnato dalle guide Joahann Joseph Bennen e Ulrich Wenger. Il percorso da loro seguito è quello che si effettua ancor oggi dalla piccola e ben gestita Weisshornhütte.

Accade spesso che a causa del cattivo tempo o di condizioni sfavorevoli si debba rinunciare a salire in vetta. La maggior parte degli alpinisti tuttavia ritenta fino a che non riesce a raggiungere il trono sommitale la cui bellezza toglie il respiro.

 

Via normale

 

Non è necessario sgusciare fuori dalle coperte all’ora dei fantasmi. A metà agosto è sufficiente lasciare la Weisshornhütte fra le tre e le quattro, poiché con l’oscurità la parte superiore dell’accesso alla cresta Est è difficile da trovare. La salita fino al punto di sosta intermedio dura circa tre ore. Sulla via del ritorno possono verificarsi scariche di sassi.

Sul Weisshorn la sosta si effettua obbligatoriamente a 3916 metri, dove ha inizio la cresta Est vera e propria, che si supera faticosamente procedendo sulla roccia malferma. La cresta sale subito ripidamente e presenta placche spesso ghiacciate. Sotto i piedi si spalanca il profondo abisso del fianco Nordest. Una torretta segue l’altra. Al di sopra di quota 4178 è necessario avere i ramponi a portata di mano. Una cresta nevosa uniforme, alta circa 400 metri e in alcuni tratti orlata di cornici, conduce alla vetta dove si trova la croce di ferro battuto di Theo Imboden (il cui atelier si può visitare a Täsch). Non sostate troppo a lungo. I piacevoli raggi solari rendono molle il firn e la discesa non è affatto un gioco da ragazzi.

Le prime ascensioni

 

La prima deviazione dal percorso originale fu fatta nel 1869 quando la cordata di Horace Walker discese la cresta Est da quota 4178 metri per raggiungere la parte superiore dello Schaligletscher. Poi la cresta Sudovest o Schaligrat attrasse l’attenzione degli scalatori.

Nel 1877, William Edward Davidson, James Walker Hartley e Henry Seymour Hoare con le guide Peter Rubi, Johann Jaun e Alois Pollinger, studiarono la cresta dallo Schaligletscher, ma giudicano troppo difficili le sue torri più basse. Quindi scalarono direttamente la parete Sudest, affrontando le scariche di sassi, per raggiungere la cresta al di sopra delle principali difficoltà. Sollevati ed euforici, attraversarono la cima, discesero la cresta Est e giunsero a Randa poco dopo le 21. Alla locanda, racconta James Walker Hartley: «ci aspettavano un pasto caldo, caffè e liquori. L’inestimabile [albergatore] aveva visto la nostra lanterna nel bosco e aveva preparato un table d’hôte all’altezza del ricco Monte Rosa».

Il percorso principale sulla parete Sudest (diretto alla cima sommitale) fu raggiunto in un giorno freddo e burrascoso del 1906 dalla squadra che conquistò la parete Sud del Täschhorn. Geoffrey Winthrop Young, Valentine John-Eustace Ryan, Franz Lochmatter, Joseph Lochmatter e Joseph Knubel, aprirono una via che, con tutta probabilità, sarebbe ingiustificabilmente pericolosa anche in condizioni normali. (Geoffrey Winthrop Young analizzò il problema in una conferenza all’Alpine Club nel 1906). La Schaligrat fu finalmente scalata nel 1895 da Edward Broome, Josef Biner e Ambros Imboden. Trovando condizioni eccellenti, attraversarono molti dei gendarmi con passaggi fino al IV° grado di difficoltà.

La parete Ovest

 

Tra il 1880 e il 1890, gli scalatori iniziarono a interessarsi del versante di Zinal. Sulla verticale della cima principale la parete presenta delle placche ghiacciate e pericolose, con canaloni soggetti a scariche di pietre e costole molto difficili. Fu su questa parete che negli anni 1879, 1883 e 1889 ebbero luogo tre ascensioni importanti. La prima fu quella di George Augustus Passingham con Ferdinand Imseng e Ludwig (Luis) Zurbrücken (chiamato Aloys Zurbriggen nelle guide SAC), una scalata molto pericolosa a causa delle scariche di sassi («ronzavano e urlavano nell’aria in modo davvero sgradevole»).

Nel 1883 John Percy Farrar e la guida bavarese Johann Kederbacher di Ramsau aprirono un percorso diverso che evitava le scariche di sassi, ma furono rallentati dalle difficili placche sotto la cima e costretti a un bivacco imprevisto.

Infine nel 1889 Theodore Cornish con Ulrich Almer e Hans Almer, non conoscendo il percorso delle ascensioni precedenti, scelse la parete Ovest e rimase impressionato dalla pericolosità della sezione inferiore e dalla difficoltà delle placche scalate nel 1883. Il grado di difficoltà della parete è TD.

L’unica correzione al percorso è rappresentata dall’ascensione molto più diretta (anch’essa TD) del 1945 compiuta dagli svizzeri, alpinisti himalayani, René Dittert e Léon Flory con Francis Marullaz.

Ma di nuovo, come sul Breithorn, tutte queste imprese saranno eclissate da un’altra Younggrat (AD+), che segue un percorso più facile, più sicuro, più solido, sulla costola Ovest del Gran Gendarme (quota 4331 m.) della cresta Nord.

Geoffrey Winthrop Young e le guide di Zinal, Louis Theytaz e Benoit Theytaz, scalarono la costola nel 1900; questa fu in seguito attrezzata, dalle guide, con staffe di ferro e corde fisse. La maggior parte di questo armamentario fu rimosso nel 1965, restano soltanto alcune staffe di ferro, graditi punti di ancoraggio sia in salita che in discesa.

 

La cresta Nord

 

La costola della cresta Young era già stata notata come possibile via di discesa nel 1898 da A. G. Cooke e dalle sue guide, durante la prima ascensione del Gran Gendarme lungo il tratto inferiore della cresta Nord.

Un mese più tardi, il 21 settembre, Hans Biehly e Heinzich Burgener trassero profitto da questa impresa pionieristica, attraversarono il Bishorn e il Gran Gendarme e realizzarono la prima ascensione completa della cresta Nord – una delle vie attualmente più apprezzate della montagna. Creste nevose e rocciose si alternano lungo il suo percorso. In mezzo ad essa si innalza il «Gran Gendarme» a quota 4331 m., imponente da ogni lato. Qua e là vi sono infissi chiodi arrugginiti e alcuni anelli di calata che sono disponibili per coloro che scendono lungo la cresta.

 

Il corno bianco

 

«Un vento infuriato spalancò una finestra tra le nuvole, un ovale splendente nel buio, orlato di frange d’argento annerito, dalla luna nascosta. E inaspettatamente, attraverso l’ovale, vidi il Weisshorn, la sua bianca cima era un sogno, inaccessibile, soprannaturale nella sua misteriosa luminosità, irreale nella sua glaciale bellezza». Così Geoffrey Winthrop Young mostrò il suo entusiasmo prima di scalare la parete Nordest, nel 1909.

Questa parete fu scalata per la prima volta nel 1871 dall’ingegnere e progettatore di locomotive John Hawthorn Kitson con Christian Almer e suo figlio Ulrich Almer e ripetuta poco tempo dopo da William August Brevoort Coolidge e Miss Meta Claudia Brevoort con le stesse due guide Christian Almer e suo figlio Ulrich Almer

La prima ascensione fu un’impresa davvero rapida. Ulrich Almer tagliò ottocento gradini a gran velocità nel tentativo di raggiungere la cima a un ora stabilita perché la moglie di John Hawthorn Kitson potesse osservarli dal Gornergrat: «…mentre [Almer] stava chiaramente lavorando ai limiti delle umane possibilità, si girò e chiese: “Riuscite ad andare un po’ più veloci, se io taglio i gradini più in fretta? Vorrei mantenere la parola data ed essere in cima per le nove”. Io, comunque, trovavo lo sforzo impiegato per andare al suo passo del tutto sufficiente …». Ma più in alto le difficoltà aumentarono e raggiunsero la cima a mezzogiorno. In seguito fu accertato che sia la comitiva di John Hawthorn Kitson sia quella di William August Brevoort Coolidge avevano scalato la parete sotto il Gran Gendarme e quindi avevano seguito una combinazione tra la cresta Nord e la parete Nord fino alla cima.

Nel 1909 Geoffrey Winthrop Young e Josef Knubel, accompagnati dal rocciatore americano Oliver Perry Smith, che avevano conosciuto sul Grépon, scalarono la parete per la principale costola centrale.

Il lungo e appassionante racconto di Geoffrey Winthrop Young in On High Hills ci riporta indietro ad una splendida scalata. Durante una notte calda, la comitiva iniziò un sopralluogo sul crepacciato Bishorngletscher dove «di tanto in tanto, l’eco debole e smorzato della neve che, da alcune cenge, slittava nell’oscurità più profonda, tradiva la sua infida attività …Josef si lamentò con ragione “il fohn è nel ghiacciaio”». Nonostante questo cattivo presagio Geoffrey Winthrop Young spinse la comitiva a continuare e a salire la parete.

«Scalare con un uomo intrattabile in un mattino umido velato di nebbia è come accendere un fiammifero svedese umido. Se si insiste in maniera troppo energica o troppo in fretta perde la testa e può mandare faville. Egli deve essere spronato gentilmente e con cautela finché, ad un certo punto, s’infiamma…. Josef Knubel a questo punto partiva all’attacco, assumeva un atteggiamento, ed esclamava: “Chi mi segue oggi raggiungerà la cima!”. Successe infatti in un’altra occasione perché ci fu ricordato che stavamo soltanto facendo un sopralluogo

Il loro percorso non presentò pericoli oggettivi. Con una pendenza media di 48 gradi, la neve in ottime condizioni, fu un’escursione splendida, una delle meno frequentate ma tra le più belle, nel suo genere, delle Alpi. Con questa Geoffrey Winthrop Young realizzò la sua terza scalata importante su parete, su una montagna alla quale sarà per sempre associato.

Una montagna fatale

 

Il 22 agosto 1888 si diffuse a Zermatt la notizia che il giovanissimo Georg Winkler era morto nella parete Ovest del Weisshorn, durante un tentativo in solitaria.

Il mondo alpino rimase sconvolto, poiché Winkler era conosciuto come uno dei più abili rocciatori del suo tempo.

Il suo corpo intatto fu ritrovato soltanto nel 1956 nel ghiacciaio dalle guide di Zinal, che lo seppellirono nel cimitero di Ayer, all’inizio della Zinaltal.

Un altro scalatore famoso trovò la morte sul Weisshorn: l’avvocato di Halifax John Garforth Cockin che, durante l’estate in cui morì Georg Winkler, compì la sua straordinaria serie di prime ascensioni nel Caucaso (in compagnia di Ulrich Almer). Dodici anni più tardi John Garforth Cockin, durante una scalata in solitaria, fu costretto, dalle cattive condizioni della cresta Est, a discendere un canalone e cadde ai piedi della parete Est, alla fine di una lunga e difficile scalata.

Frau Eleonore Noll-Hasenclever, la popolare e prolifica alpinista di Duisberg, morì sui pericolosi pendii del Weisshorn nel 1925. Eleonore Hasenclever e i suoi compagni Hans Pfann e Herr Trier si stavano avvicinando a un basso colle sulla cresta Est, diretti alla Weisshornhütte, dopo essere stati costretti dal maltempo a lasciare la cresta Nord. Proprio sotto il colle (alle 16) il pendio, che Hans Pfann giudicò sicuro, anche se aveva qualche sospetto, precipitò a valanga e li trascinò dentro la crepaccia terminale. Hans Pfann e Herr Trier sopravvissero, ma la signora Eleonore Noll-Hasenclever soffocò seppellita dalla neve. L’incidente ebbe conseguenze commoventi. Frau Eleonore Noll-Hasenclever stava soggiornando a Zermatt con il marito e i due figli, i quali decisero che dovesse essere seppellita tra le sue amate montagne. Essendo protestante, la funzione religiosa non poteva essere officiata nella chiesa locale, ma gli alpinisti inglesi misero a disposizione la loro cappella per la triste cerimonia.

Il 7 agosto 1933, nella discesa del tratto più ripido della cresta Est del Weisshorn, la guida Franz Lochmatter precipitò con il suo cliente.