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Mario Panzeri - (Lecco 10-05-1964)

 

 

Guida Alpina dal 1987, la sua passione: gli 8000 metri e le spedizioni extraeuropee.

Principalmente, l'attività che svolge sono lavori di grande esposizione con esperienza pluriennale in lavori di consolidamento e messa in sicurezza di qualsiasi tipo di pareti rocciose: disgaggi, stesure di reti di protezione, posizionamento di barriere paramassi, perforazioni con sonda, micropali, montaggio tiranti a trefolo nelle condizioni più estreme, messa in opera di paravalanghe, rilievi di paresti instabili, controlli di movimenti franosi, carotaggi e controlli sullo stato di deterioramento delle strutture in cemento armato. Specializzato nell’apertura, ripristino, pulizia e chiodatura di nuove e vecchie vie alpinistiche e di falesie, seguendo le più severe normative in materia di sicurezza nella realizzazione dei progetti commissionati. Dal punto di vista professionale ritiene indispensabile il ripristino e la messa in sicurezza dei percorsi montani e alpini, dando modo a turisti ed escursionisti che soggiornano e frequentano nella nostra provincia di effettuare escursioni ed arrampicate in maggior sicurezza, trasmettendo loro un’immagine più forte del turismo montano lecchese.

 

Le spedizioni extraeuropee effettuate di recente sono:

Il Perù –

La Patagonia –

L’Himalaya –

Spedizioni alpinistiche con all'attivo 9 vette sopra gli 8.000 m. s.l.m., in alcune di queste ha collaborato con i ricercatori del C.N.R. nella misurazione delle cime.

ESPERIENZE EUROPEE Ha realizzato salite nei principali gruppi alpini ripetendo le grandi classiche (con prime salite in solitaria, invernali e concatenamenti) e dedicandosi all’apertura di nuovi itinerari.

 

ESPERIENZE EXTRAEUROPEE

1985 - Amadablam spigolo nord-ovest

1986 - Patagonia: Auguille Poincenoit via nuova

1987 - Perù: Huascaran via normale

1988 - Himalaya: Cho Oyu (8.201 m)

1989 - Tentativo nord Everest (8.856 m) Horbein coluar

1990 - Tentativo nord Everest (8.856 m) Horbein coluar

1991 - Tentativo ovest Makalù (8.463 m)

1992 - Everest (8.856 m) versante sud, con la spedizione scientifico-alpinistica "Everest 92" organizzata dal Comitato Ev-K2-CNR per la rimisurazione dell'Everest.

1996 - K2 (8.611 m): con la spedizione scientifico-alpinistica "K2 geoexpedition" per la misurazione del K2 nell'ambito del progetto Ev-K2-CNR e in occasione del 50° del gruppo Ragni della Grignetta.

1997 - Lhotse (8.516 m): con la spedizione scientifico-alpinistica "E.A.S.T. - Lhotse 97" organizzata dal comitato Ev-K2-CNR.

1998 - Annapurna (8.091 m): tentativo alla sud.

 

2008 – 22 giugno. Bel successo per gli alpinisti italiani Mario Panzeri e Daniele Nardi sul colosso pakistano del Nanga Parbat (8125 metri daltezza). I due sono arrivati in vetta sabato 21 giugno nel pomeriggio e questa mattina, finalmente, sono rientrati sani e salvi al campo base dopo una lunga e faticosa discesa.

 

 

 

 

 

 

2007 - 29 aprile. La cima del Dhaulagiri è costata la vita a Sergio Dalla Longa (nella foto con la moglie Rosa Morotti). L'alpinista bergamasco, 49 anni, impegnato nella difficile spedizione sulla vetta himalayana (8.167 metri) con una pattuglia di bergamaschi (la moglie Rosa Morotti, Mario Merelli, Domenico Belingheri, Stefano Magri), un lecchese (Mario Panzeri) e una spagnola (Lina Quesada) è scivolato a poca distanza dalla cima, cadendo per pochi metri. Sergio Dalla Longa ha urtato la nuca sul ghiaccio ed è morto sul colpo.

La tragedia è avvenuta quando la spedizione bergamasca (erano partiti lo scorso 21 marzo dall'Italia), divisa in due gruppi, stava facendo una puntata verso la vetta, dopo giorni passati al campo in attesa di un miglioramento delle condizioni meteorologiche. Sergio Dalla Longa faceva parte di un primo gruppo, con la moglie Rosa Morotti e con Stefano Magri. A poca distanza dalla vetta lo scalatore è scivolato, forse perché un rampone ha ceduto, e nella caduta è morto. Sergio Dalla Longa è stato subito soccorso da un medico di un'altra spedizione, ma purtroppo non c'è stato niente da fare.

 

2008 – 22 giugno. Bel successo per gli alpinisti italiani Mario Panzeri e Daniele Nardi sul colosso pakistano del Nanga Parbat (8125 metri daltezza). I due sono arrivati in vetta sabato 21 giugno nel pomeriggio e questa mattina, finalmente, sono rientrati sani e salvi al campo base dopo una lunga e faticosa discesa.

Panzeri e Nardi avevano raggiunto campo 4, 7150 metri di quota, venerdì scorso sotto un lieve nevischio. Non era certa l'intenzione di tentare la vetta. Ma sabato notte, il meteo stabile e le buone condizioni fisiche di entrambi hanno spinto i due alpinisti a provarci.

E' andata bene: alle 14, ora italiana, di sabato 21 giugno, è arrivata in Italia la telefonata che annunciava la vetta. Con loro, lassù, altri 4 alpinisti che facevano parte di altre spedizioni.

"Daniele è riuscito a superare anche questa prova - è stato il commento a caldo della mamma di Nardi.- Siamo orgogliosi. Certo, ora siamo un po' in ansia perché in Pakistan erano le 18 quando sono arrivati in cima".

Le condizioni climatiche, infatti, non erano delle migliori: cielo coperto e nevischio. Tanto che, durante la salita, a soli 150 metri dalla vetta, Nardi è stato in dubbio se gettare la spugna o proseguire. Poi però, insieme a Panzeri ha proseguito ed è riuscito a compiere l'impresa.

Per fortuna, anche la discesa è andata nel migliore dei modi. Sabato sera, Panzeri e Nardi sono arrivati al campo 4, dove hanno pernottato. Domenica hanno smontato la tenda e sono scesi a campo 2, con il tempo in netto miglioramento. Nonostante la dura prova appena compiuta, non si sono fermati: hanno smontato anche questa tenda e si sono diretti al base, dove sono arrivati ieri sera alle 21.

Dopo aver raggiunto la vetta, Nardi ha voluto dedicarla al ternano Stefano Zavka, tragicamente scomparso lo scorso anno durante una scalata al K2 insieme all'alpinista 32 enne setino. immagine

ISLAMABAD, Pakistan -- Mario Panzeri si trovava al campo base del Broad Peak quando è iniziata la drammatica catena di eventi del K2. Non appena venuto a conoscenza di quello che stava accadendo sulla montagna vicina si è precipitato a dare un mano e ha aiutato Marco Confortola nella discesa. Ora che tutto è finito ha lasciato il K2, che racconta, è ancora molto popolato: altre spedizioni si preparano infatti, nonostante tutto, a tentare la cima.

 

Mario Panzeri, il fortissimo alpinista lecchese che negli ultimi due mesi ha portato a casa altre due ottomila arrivando così a quota 9, era appena sceso dalla vetta del Broad Peak l'1 agosto e si trovava al suo campo base, quando si è scatenato "l'inferno-K2". Dalla vicina montagna le notizie gli arrivavano in fretta e sempre più allarmanti. Così Panzeri aveva deciso si spostarsi e andare al campo base del K2 per dare una mano, soprattutto all'amico Marco Confortola, l'italiano nella lista degli alpinisti in cima.

 "Dal campo base del K2 sono salito al campo base avanzato - ha raccontato Panzeri -, perché i coreani ci avevano detto che forse Marco Confortola era a campo 2 e allora ho cercato di andargli incontro per aspettarlo in tenda. Invece Marco Confortola non era riuscito ad arrivare a campo 2 si era fermato a campo 3 ed era rimasto indietro di un giorno. Poi ieri mattina ci si è messo il cattivo tempo, e i piloti non hanno potuto volare. Per la verità nel pomeriggio c'è stata una giornata splendida - ha aggiunto Panzeri -, al punto che pensavo che venisse l'elicottero e invece non è arrivato, neanche la mattina dopo. Alla fine Marco Confortola è sceso a piedi".

Dopo ore in attesa di veder comparire all'orizzonte la figura di Marco Confortola che si avvicinava al campo base avanzato, finalmente Panzeri ha potuto abbracciare l'amico. "Mi aspettavo di veder scendere un cadavere e invece fortunatamente non è andata così... - ha raccontato il lecchese - Marco Confortola sta bene, non l'ho visto male. Certo ha problemi ai piedi, ha qualche cerotto in testa, ma non ha bernoccoli o ferite evidenti. Per fortuna c'era il dottore americano con lui che l'ha curato e seguito durante la discesa. Più in buone mani di così non poteva essere. Insomma Marco Confortola è stato molto fortunato, soprattutto se si pensa che il seracco sopra il colle di bottiglia ha scaricato 3 volte".

E così, con il lieto fine della vicenda di Marco Confortola, ieri Panzeri ha potuto far ritorno alla sua tenda ai piedi del Broad Peak, che a breve lascerà per far rientro a casa. Al campo base del K2 tuttavia sono ancora molte le persone accampate. "Ci sono ancora un sacco di spedizioni - ha detto l'alpinista -, anzi ci sono una spedizione rumena, un americano e degli austriaci che sono arrivati da 2 settimane e che devono ancora salire in vetta. E poi c'è altra gente che non è riuscita a raggiungere la cima questa volta e ci riproverà alla prossima finestra di bel tempo".  

"Certo dopo quello che è successo ci vuole del coraggio... - ha aggiunto Panzeri -, ma qui c'è anche gente che non sa cosa vuol dire andare in montagna".