* Inseriamo il racconto di Gabriele Boccalatte tratto dal suo libro “Piccole e Grandi ore Alpine”.

 

1933 - 24 luglio. - Partiamo alle 2 di notte diretti all’Aiguilles du Diable in due cordate. Con noi partono pure i 4 svizzeri per il Mont Maudit dalla cresta della Tour Ronde.

Alle 3,30 siamo alla crepaccia del canale del Col du Diable. Aspettiamo la luce. Dopo 20 minuti, attacchiamo il canale ghiacciato. Dopo 50 metri, prendiamo le rocce di sinistra fino al colle. Ore 5,30. Alle 6,20 siamo già alla forcella, tra il Corne du Diable e la Punta Chaubert. Spuntino. Alle 7 partono Giusto Gervasutti e Piero Zanetti, dopo essersi infilate le scarpette da roccia. Noi teniamo gli scarponi. Nella discesa, verso la forcella della Punta Mediana, inauguriamo il mio sottile cordino per le corde doppie. Taglia ed è davvero poco piacevole trovarsi sul vuoto con quel filo che non si può stringere con le mani, tanto è piccolo! Dopo un paio di discese, raggiungiamo la prima forcella e, dopo aver scavalcato un piccolo gendarme, la seconda, alla base della Punta Mediana. Mentre siamo fermi a metterci le pedule, Piero Zanetti fa cadere un sasso dall’altezza di 30 m. Il sasso batte su una spalla di Ninì e le provoca un dolore molto acuto che le durerà per tutta l'ascensione, arrecandole non poco fastidio nei movimenti delle braccia. Ci fermiamo un pò di tempo in questo luogo. Alle 8,30, inizio l’arrampicata, lentamente, poiché non sono allenato; ma difficoltà speciali non ve ne sono. Si sale prima un camino-diedro per 25 m. poi, con un’elegante traversatina, si raggiunge lo spigolo a destra. Ancora su per fessure verticali e faticose, un giro a destra, e una spaccata, per riportarsi in parete sotto la vetta, che raggiungiamo dopo un’ora dalla base. Ore 9,30-10,30. Rimettiamo le scarpe chiodate. Gli altri sono alla forcella della Punta Carmen. Attraverso un buco, si esce sulla parete opposta e si fa la corda doppia (30 m), direttamente sulla forcella. Bellissima questa corda doppia! Ma per quell’accidente di cordino, ho dovuto trafficare non poco per frenare la calata, divenuta, dopo pochi metri, troppo veloce. La Punta Carmen da questa parte (Nord-Est) ha molta neve. Sopravviene il freddo alle mani e bisogna fermarsi spesso a riscaldarle. Dopo un passaggio di 20 metri, si percorre un ballatoio e si attraversa per parete (un punto è delicato causa la neve) obliquamente sino alla piattaforma fra le due vette della Punta Carmen. Da questa, con due altre corde doppie, si giunge sull’aerea crestina di neve che forma la Brèche du Diable. Tale crestina è formata di neve inconsistente e di sottili cornici molto malsicure. Occorre procedere con grande cautela. Si può dire che questo è stato il tratto più pericoloso dell'ascensione. Impiegammo, infatti, durante la gita, forse più tempo a percorrere le forcelle fra le punte, che salire le punte stesse. Ci riposiamo alla base dell'Isolée. Nonostante il nostro vivo desiderio di salirla, poiché presenta un passaggio veramente interessante, dobbiamo rinunziare, sempre a causa della neve che copre i pianerottoli, e dei ghiaccioli lungo le fessure del passaggio rivolte a Nord.

Ma l'ostacolo più serio è forse rappresentato da una placca di ghiaccio, verso la fine del passaggio, nel suo punto, credo, più difficile. Dopo una lunga sosta contemplativa fino alle 16,30, proseguiamo verso il Mont Blanc du Tacul, dove arriviamo alle 18. Mezz'ora di fermata. La discesa è in principio abbastanza veloce. La neve tiene bene. Giriamo la grande crepaccia molto a sinistra.

Spettacolo magnifico verso la valle di Chamonix, colma di grossi nuvoloni indorati dal sole, calante dietro il profilo delle ultime montagne francesi! Sul pianoro del Col du Midi, abbiamo la neve crostosa che ci rallenta considerevolmente l'andatura. Ai crepacci è completamente scuro. Accendiamo la lanterna. È una vera fatica camminare su questo tipo di neve che terrà sì e no una volta ogni dieci passi e, anche allora, per dare solo la breve illusione di poter camminare così, rimanendo alla superficie della neve. Poi, giù di nuovo, fino al ginocchio. Abbiamo tutti molta sete. Io mi consolo masticando un «chewing gum», datomi in precedenza da Ninì. Girovaghiamo in tal modo per i crepacci, finché trovo una pista. Ciò risolleva un pò l'animo di tutti, poiché rischiavamo di dover attendere la luce del giorno, per proseguire, essendo l'unica nostra candela quasi finita, e noi ancora in mezzo al dedalo dei crepacci, senza riuscire a trovare una via d'uscita. Ninì aveva persino, cinque minuti prima, fatto sommessamente un voto a Sant Antonio, promettendogli 20 lire, se fossimo riusciti a trovare subito una pista che ci portasse fuori dalla seraccata! - Non so se poi le 20 lire le abbia portate o no; ma fatto sta che il voto deve essere stato esaudito, perché immediatamente abbiamo trovato la strada giusta. Lentamente rimontiamo la odiosamente nota salita al Colle des Flambeaux e di qui in breve al Rifugio Torino. Sono le 11 di sera.