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Dom dei Mischabel – (4545 m.) Alpi Pennine

 

 

Il Dom dei Mischabel è il monte più alto che si trova interamente in territorio svizzero. Il suo nome non è tanto da ricondurre alla posizione dominante o al fatto che dal Nadelhorn esso appare come un gigantesco duomo (dom = duomo) di neve, quanto (secondo la tradizione) al canonico (Domherr) Berchtold, che per primo fece dei rilievi in quest’area.

Si tratta di un «Quattromila» facile, accessibile anche agli sciatori. La via normale per il Festijoch e lungo il fianco Nord coperto di neve appare piuttosto uniforme. Gli alpinisti abbastanza esperti dal Festijoch optano per la cresta Nordest, il Festigrat, che venne percorsa dai primi scalatori (l’ecclesiastico e letterato gallese Reverendo John Llewelly Davies con le sue tre guide, Johann Zumtaugwald, Johann Kronig e Hyeronymus Brantschen) l’11 settembre 1858.

Adatta per i rocciatori sarebbe la ripida cresta Nordest dal Lenzjoch, ma purtroppo è friabile e ingombra di ghiaccio nella parte centrale. Lo stesso vale per la cresta Sud, che ha inizio al Domjoch. Questa viene talvolta percorsa in occasione di traversate dal Täschhorn (raramente in direzione opposta): 3-5 ore fino al Dom, se le condizioni sono favorevoli.

La cresta Ovest, che si eleva sopra la Festi-Kin-Lücke fu affrontata per la prima volta nel 1879 da due cordate: quella di Mrs E. P. Jackson con Aloys Pollinger, Peter Joseph Truffer e Franz Joseph Biner, e quella di Percy Thomas con Joseph Imboden e J. Langen. Queste evitarono la sezione superiore attraversando la parte alta della parete Ovest per raggiungere il tratto finale del Festigrat.

La cresta fu completata nel 1882 da Paul Güssfeldt con Alexander Burgener e Benedict Venetz.

La diretta della parete Ovest è stata scalata solo nel 1962 da Fons Driessen e Peter von Lookeren Campaque ed è considerata una bella via su ghiaccio, non esposta a pericoli oggettivi (50°, TD-).

L’ascensione della parete Sud del Dom dei Mischabel è stata realizzata nell’agosto 1906 da Geoffrey Winthrop Young e R. G. Major con Josef Knubel e Gabriel Lochmatter, due settimane dopo aver scalato la simile parete rocciosa del Täschhorn. Young riportò che, quando furono sulla parete, riscontrarono che era assai più solida di quella del Täschhorn, ma nel seguito del suo racconto osserva: «Ci sono pareti buone e cattive, e quasi tutte, qualunque sia la loro reputazione, si riscontrerà che, se opportunamente ispezionate, hanno i loro punti solidi… Più marcata sarà la caduta di sassi, più facile sarà per l’occhio allenato rintracciare le rughe sporgenti…Prendemmo fiato e affrontammo la zona pericolosa a tutta velocità».

La parete Est della montagna, che domina Saas, è assai meno scoraggiante. La via diretta alla cima fu scalata nel 1875 – un’ascensione ispirata e condotta da Johann Petrus con i suoi clienti Alfred e Walter Puckle e con Lorenz Noti, un cacciatore di camosci del luogo.

La scalata fu fatta a grande velocità e per lo più durante la notte poiché «le masse di ghiaccio sulla cresta sommitale…causavano una certa apprensione e una grande valanga passò a cinquanta metri da noi».

Il tratto più difficile della parete Est, sotto quota 4168, fu scalato nell’agosto 1942 da Mme Margherite Deferr con Hans Tischhauser e Johann Joseph Imseng; la difficoltà di questa sezione è valutata D+, ma la via è considerata molto pericolosa.

 

La via normale: Festigrat o fianco Nord?

 

Il percorso lungo il fianco Nord è piuttosto monotono: si procede per due ore con lo sguardo fisso sulle impronte lasciate sulla traccia. Bisogna però fare anche attenzione al crollo di seracchi.

Il punto d’appoggio è la Domhütte, singolare nella sua forma ottagonale. Fu realizzata nel 1978 in base al progetto dell’architetto del Club Alpino Svizzero Jakob Eschenmooser.

Un piccolo sentiero conduce alla cresta destra della morena laterale del Festigletscher, che viene raggiunta in un’ora.

Nonostante il suo glaciale fianco Ovest il Dom non sembra avere un aspetto appariscente; la prospettiva da cui lo osserviamo ci inganna riguardo all’effettivo dislivello che è di 1000 metri.

Si procede lungo il margine settentrionale del ghiacciaio, al di sotto delle rocce, sulle quali successivamente un sentiero detritico con ometti conduce al Festijoch nell’estremità Nordovest della montagna. Esso separa il Festigletscher dall’Hohberggletscher.

Mentre la via normale scende all’ Hohberggletscher, il Festigrat si innalza dal passo, inizialmente come cresta rocciosa e 200 metri più in alto si muta in neve e ghiaccio e talvolta in ghiaccio vivo. Sul lato sinistro della cresta, evitando le seraccate, procedendo sul firn si sale su un’anticima simile ad una torre. Passando questa a sinistra si giunge alla «Forchetta» come le guide chiamano la sella che precede il risalto della vetta. Qui giunge la via normale che proviene dal fianco Nord. La cima dista ancora un quarto d’ora.

 

L’ascensione con gli sci di Arnold Lunn

 

Il Dom non presenta certo alcun problema per gli scialpinisti. Tuttavia non offre la possibilità di effettuare la discesa a valle, in quanto sotto il rifugio è articolato in gradini rocciosi. La montagna fu scalata con gli sci già nel 1917, il 18 giugno, dall’inglese Sir Arnold Lunn, un pioniere dello scialpinismo, con Joseph Knubel.

Joseph Knubel era famoso per le sue numerose grandi scalate, particolarmente per aver salito nel 1911 la fessura (V+) che porta il suo nome sul Grépon (ancora oggi valutabile 5a o 5.8).

In quel giorno di giugno del 1917 Joseph Knubel e Arnold Lunn salirono alla vetta del Dom attraverso l’Hohberggletscher. La parte finale dell’ascensione è stata descritta da Lunn nel suo libro The Mountains of Youth: «Dalla sella il pendio diventa improvvisamente più ripido. Ha probabilmente una inclinazione media di 40 gradi, 45 in certi tratti, e l’inclinazione resta la stessa anche quando la neve la nasconde. Su qualsiasi altra montagna ci saremmo tolti gli sci e avremmo proseguito a piedi, ma eravamo ansiosi di aprire un itinerario che giungesse al tetto della Svizzera e con impazienza discutemmo le possibilità di farlo in sicurezza. Sulla neve dura il pendio sarebbe stato troppo ripido. Se la neve fosse stata farinosa il pericolo di valanghe sarebbe stato molto alto. Fortunatamente era l’ideale per il nostro scopo. Era neve farinosa indurita, cioè aveva raggiunto una certa consistenza ad opera del vento..

Alle indici e trenta eravamo in cima, avevamo tracciato la prima pista da sci sul più alto pendio innevato della Svizzera. Noi…iniziammo a scendere con trepidazione. Dovevamo sciare…nelle nostre tracce ed evitare oscillazioni improvvise per non correre il rischio che la neve slittasse. Fu una discesa prudente, ma sensazionale. Dalla sella in poi fu solo puro piacere». Discesero i 1600 metri che li separavano dalla Domhütte in soli 40 minuti.

 

 

 

 

 

 

1875 - I primi salitori della Cima Nord 3761 m. della Punta Isabella dal Col de Triolet per il versante Nord furono Miss Mary Isabella Straton con Jean-Estéril Charlet e Pierre Charlet. Seguirono il dorso nevoso della Cresta Nord-est senza avvicinarsi troppo al suo bordo sinistro (dove sporgono cornici sopra un’alta bastionata rocciosa). Giunsero in vetta superando una breve crestina rocciosa abbastanza ripida. La punta prende il nome dalla prima salitrice (che divenne poi moglie della guida Jean-Estéril Charlet), alla quale si deve la prima salita femminile del Dom dei Michabel, del Monviso e dell’Aiguille du Moine, e la prima invernale del Monte Bianco. - Gruppo Triolet-Dolent - Settore dell'Aiguille Verte - Alpi Francesi - Massiccio del Monte Bianco.