torna al menù

 

Henriette D’Angeville - (1794 -

 

 

Henriette d’Angeville, facoltosa nobildonna francese di 44 anni, decide di scalare il Monte Bianco, impresa allora rara e rischiosa. Scrive un diario dell’ascensione, il primo di una donna e riemerso solo pochi anni fa.

 

Due cosciotti di montone, due lombate di vitello, ventiquattro polli arrosti…” così inizia la lista che la contessa Henriette d'Angeville, nel “lontanissimo” 4 settembre del 1838, preparò per la sua spedizione al Monte Bianco. Nata tra i boschi dello Giura francese, viaggiatrice romantica sull'onda di quel turismo d'élite che occupava, all'epoca, gli interessi di nobili e borghesi, la contessa, a 44 anni, fu colpita dall'inconsueto “bisogno” di scalare la montagna più alta d'Europa. Un vero colpo di fulmine e un'impresa, se si considera che nei 62 anni trascorsi dalla prima salita di Jacques Balmat e Michel-Gabriel Paccard solo 25 spedizioni (e una sola donna, la valligiana Marie Paradis), avevano raggiunto la cima del Monte Bianco. Nel 1838 non si parlava ancora di alpinisti ed alpinismo, chi si avventurava, con le guide di Chamonix, verso la vetta del Monte Bianco era semplicemente un viaggiatore con una meta ambita ed ancora in buona parte incognita. Anche la nostra canonichessa Henriette d'Angeville era una viaggiatrice, ma era, ed è da sottolineare, una viaggiatrice solitaria che, nonostante gli unanimi pareri contrari, dette ascolto ad un impulso con una volontà e frenesia caratteristiche delle grandi avventure e delle grandi scalate. Sarà per questo forse che la lettura del resoconto della sua spedizione, pubblicato per la prima volta in Francia soltanto nel 1986 ed ora ripreso nella traduzione italiana dalla Vivalda Editori, risveglia degli interessi e riserva dei piaceri inaspettati. Basta, infatti, superare la supponenza da lettori abituati alle “imprese impossibili” dei nostri giorni, per lasciarsi conquistare dall'assoluto candore e tenacia di questa viaggiatrice solitaria che, senza remore, andò dritta verso il suo scopo. Con verve e una vena a tratti anche autoironica, Henriette D'Angeville racconta di un mondo lontano, di una natura che ancora stupisce e del fascino di una montagna vicina ma “irraggiungibile”.

 

La facoltosa nobildonna Henriette d'Angeville canonichessa ma non per questo aliena dal bel mondo aristocratico, organizzò ben due spedizioni per raggiungere la vetta del Monte Bianco. E vi riuscì il 4 settembre del 1838. A proposito di questo fatto, la specialista di storia e di letteratura alpina, Claire-Eleane Engel nella sua “Storia dell’Alpinismo” (Einaudi, 1965), si abbandona a qualche commento abbastanza pungente. Ci offre della canonichessa Henriette d'Angeville un ritratto di donna un po’ isterica e nevrotica che forse «amava il Monte Bianco perché non aveva null’altro da amare…». E poi pare che Henriette d'Angeville fosse in aperta rivalità con un’altra prima donna dell’epoca e del bel mondo parigino, la Baronessa Dudevant, tipo assai stravagante che si faceva chiamare George Sand e che amava parecchio presentarsi in abiti mascolini…

La salita alla vetta del Monte Bianco di Henriette d'Angeville, prova di virilità, era dunque una buona carta da giocare nei salotti di Parigi…!

 

 


1838 - 4 settembre. La nobildonna Henriette d’Angeville raggiunge la vetta del Monte Bianco accompagnata da 6 guide e 2 portatori. (vedi scheda) - Bacino dei Bossons - Gruppo Mont Maudit - Massiccio del Monte Bianco.