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Casimiro Ferrari

 

Casimiro Ferrari – (1940 – 2001) - CAAI

 

“Miro” per gli amici, è scomparso il 3 settembre 2001 dopo lunga e tormentata malattia.

I primi sintomi già apparsi nel lontano 1983 durante uno dei vari tentativi al Cerro Murallon nel cuore della Patagonia, non ne aveva mai fiaccato lo spirito.

Il fisico ha incominciato a risentirne solo dopo l’ultima delle tre operazioni subite.

Nato il 16 giugno del 1940 in località Paradiso a Rancio di Lecco, già da bambino la sua grande passione era inerpicarsi sui sentieri della Corna di Medale, proprio sopra casa sua.

Alla domenica invece, seguiva gli scalatori fino al vecchio rifugio Medale, per ascoltare i loro discorsi e seguire le loro scalate.

Giovanissimo, per l’epoca con l’inseparabile amico Guerrino, incomincia a percorrere tutte le vie del Medale e della Grignetta e a 16 anni è già più di una promessa dell’alpinismo lecchese.

Seguono dopo l’apertura di nuove vie sui monti della zona.

Arrivano nel frattempo anche i primi riconoscimenti (Ragni, CAAI, GHM Francese) per ottenere i quali dovrà aspettare di raggiungere l’età canonica per essere ammesso ufficialmente.

 

 

1957 - Pierlorenzo Acquistapace e Casimiro Ferrari fanno la prima invernale della via “Boga” al Medale.

 

1958 - Pierlorenzo Acquistapace e Casimiro Ferrari vanno a tentare la “Bonatti” al Dru.

 

1958 - Romano Perego con Angelo Galbusera e Casimiro Ferrari, ripetono la via Bonatti al Grand Capucin, per la parete Est. - E’ la scalata che gli fa conoscere Andrea Mellano. - Satelliti del Mont Blanc du Tacul - Gruppo Mont Blanc du Tacul - Massiccio del Monte Bianco.

 

1958 - Pierlorenzo Acquistapace e Casimiro Ferrari in Grigna fanno la terza ripetizione della “Cassin” al Sasso Cavallo.

 

1959 - Pierlorenzo Acquistapace e Casimiro Ferrari tentano la “Cassin” alla Nord-Est del Pizzo Badile.

 

1959 - Pierlorenzo Acquistapace e Casimiro Ferrari tornano al Dru.

 

1959 - Romano Perego con Casimiro Ferrari ripetono la via “Oggioni-Aiazzi” al Gran Diedro della Brenta Alta, parete Nord Est. - Catena degli SfulminiGruppo di BrentaDolomiti di Brenta.

 

1961 – Mentre Casimiro Ferrari e Giuseppe Conti sono in ospedale per un grave incidente in Grigna, Pierlorenzo Acquistapace, con Giuseppe Alippi e Giuseppe Lanfranconi portano a termine la prima invernale della via dei Francesi (la via Couzy) alla Nord della Cima Ovest di Lavaredo.

 

1961 – giugno. Casimiro Ferrari, con Pierlorenzo Acquistapace, ripetono la via Maestri alla Roda di Vael. (Catinaccio).

 

1964 - La Nord-est del Pizzo Badile via Cassin in invernale. Devono desistere anche i fortissimi Ragni di Lecco, Casimiro “Miro” Ferrari, Aldino Anghileri e Pino Negri.

 

1965 – 21/22 Febbraio. Dopo aver compreso l’impossibilità di salire in invernale la Nord-est del Pizzo Badile via Cassin, i Ragni di Lecco, Casimiro “Miro” Ferrari, Aldino Anghileri e Pino Negri, si spostano alla base dello Spigolo Nord e riescono a compiere la 1° invernale. Ormai si è fatta strada in tutti l’idea che l’unico modo di vincere la Nord-est può passare solo attraverso un sistematico assedio con l’uso del sistema himalayano delle corde fisse.

 

1966 – Una spedizione italiana guidata da Carlo Mauri opera nella Terra del Fuoco e conquista il Monte Buckland (1600 m.): a fianco di Mauri troviamo Giuseppe Pirovano, Guido Machetto; Casimiro Ferrari, Cesare Giudici, Luigi Alippi. (Non bisogna lasciarsi ingannare dalle basse quote di queste montagne. A parte le condizioni meteorologiche ed ambientali che rendono la salita dura tanto quanto un’impresa himalayana, non si dimentichi che i dislivelli sono notevoli, in quanto le pareti si alzano da quote bassissime, quasi al livello del mare, come accade anche per le montagne dell’Antartide.

 

1966 - Con la spedizione al Buckland, in Terra del Fuoco, Casimiro “Miro” Ferrari inizia la sua straordinaria attività extra Europea.

 

1968 – 29/30 giugno e 1° luglio. Aldo Anghileri, Pino Negri, Guerrino Cariboni, Casimiro Ferrari e Carlo Mauri, componenti del famoso gruppo dei Ragni di Lecco tracciano e vincono sulla direttissima della parete Sudest del Grand Capucin una nuova via, dedicandola alla loro città: via Lecco.

In tentativi precedenti (1962 - 1966) Christian  Dalphin e compagni misero tutti i chiodi ad espansione e giunsero a 100 m. dalla cima. - Satelliti del Mont Blanc du Tacul - Gruppo Mont Blanc du Tacul - Massiccio del Monte Bianco.

 

Ma è con il primo tentativo tutto Lecchese alla parete Ovest del Cerro Torre, guidata da Carlo Mauri, che Miro scopre la sua vocazione Patagonica.

Da questo momento, pur non trascurando Ande Peruviane e Himalaya, il suo interesse sarà sempre più indirizzato alle selvagge e ventose vette e ai grandi spazzi della Patagonia Australe.

Non è certo possibile, in questo breve ricordo, segnalare nel dettaglio quanto fatto da Miro fuori dall’Europa.

Velocemente in ordine cronologico: Monte Buckland, Aconcagua, Jirishanca, Huantsan Ovest.

 

1973 - In stile differente e con mezzi del tutto tradizionali è stata invece la prima salita del versante Ovest del Torre realizzata nel gennaio ancora dai “Ragni di Lecco” guidati da Casimiro Ferrari.

Il gruppo lecchese ha ripreso ancora il tentativo di Bonatti e Mauri e dal Colle della Speranza si è alzato direttamente lungo la verticale e strapiombante parete Ovest, tutta incrostata di ghiaccio poroso, superando difficoltà di ordine veramente estremo.

La spedizione dei Ragni ha dunque dimostrato che il Torre può essere salito in stile elegante, senza ricorrere a chiodi ad espansione.

In questo senso l’impresa dei lecchesi è stata veramente magnifica ed è stata lodata da tutti gli ambienti alpinistici internazionali, che unanimemente ne hanno riconosciuto il grandissimo valore.

La via è stata ripetuta nel 1976 per la prima volta da John Bragg, Jay Wilson e Dave Carman.

 

1974 – gennaio. La grande salita al Cerro Torre per la parete Ovest, conquistata da Casimiro Ferrari, Daniele Chiappa, Mario Conti e Pino Negri. Il formidabile spirito di gruppo dei Ragni che anima i dodici alpinisti lecchesi della spedizione, riuscirà a portare questi quattro uomini sulla vetta del Torre. Della spedizione guidata da Casimiro Ferrari fece parte anche Pierlorenzo Acquistapace.

Questa impresa di Casimiro Ferrari che avrebbe soddisfatto vita natural durante più di un alpinista e che lo avrebbe consacrato nel ghota dell’alpinismo.

Per lui è invece è l’inizio di una serie di realizzazioni, che non esito a definire impressionante.

Andiamo a leggerle insieme: Nevado Alpamayo.

 

1976 – febbraio. – La spedizione italiana dei “Ragni di Lecco” guidata da Casimiro Ferrari raggiunge la vetta del Fitz Roy: anche se gli italiani hanno potuto usufruire del materiale lasciato in parete dalla spedizione precedente svizzera, che si era portata fin quasi in vetta, lasciando attrezzata tutta la via di salita. (Alla quale va attribuita una giusta parte di merito). L’impresa di Casimiro Ferrari e compagni si colloca comunque tra le maggiori realizzazioni alpinistiche di ogni tempo.

 

Sarapo Ovest.

 

Nel 1979. Nevado Sarapo

 

Nel 1981 iniziano i tentativi al Cerro Murallon.

 

Come già detto, nel 1983, la prima seria operazione.

 

Nel 1984 la conquista di detto Cerro Murallon, con i due giovanissimi Carlo Aldè e Paolo Vitali, dopo un assedio durato quasi tre mesi in una regione ancora più inospitale, se possibile, della zona del Torre e del Fitz Roy.

 

Seguono con una cadenza incredibile, l’Ama Dablan, il Cerro Norte, il S. Lorenzo, il Riso Patron, il San Valentin, la Bifida, lo Huemul, il Cerro Grande, la Mermoz.

Tutte ascensioni per vie nuove, o prime invernali, o prime assolute, o prime ripetizioni.

Tutto ciò senza ovviamente trascurare svariati e ripetuti tentativi ad altre cime tra i quali ricordo il Cerro Marconi, Don Bosco, Dos Cuernos, Campana, Shisha Panama e la parete Ovest del Makalù, con un bivacco solitario in tendina appesa nel vuoto a quota 7200 metri (1991).

Infine la sua grande passione e capacità per la fotografia e il cinema, con relativi riconoscimenti ai festival di Trento e Diablerets.

A metà degli anni Novanta, l’iniziativa di trasferirsi in Patagonia in pianta stabile, ribaltando quanto fatto fino ad allora, cioè passare da “lavoro in Italia, vacanze in Patagonia” a “lavoro in Patagonia , vacanze in Italia”.

Due parole sull’uomo: tanto brillante e coinvolgente quando di buon umore, quanto insopportabile se adirato (forse anche a causa del male).

Organizzatore preciso meticoloso, persino pignolo, in montagna non ha mai lasciato nulla al caso:

Alpinista completo, insuperabile su ghiaccio, quello patagonico in particolare.

Sempre attento ai problemi dei giovani, devo dire che molto a seminato: circa il raccolto, “ai posteri l’ardua sentenza”.

Sicuramente l’alpinismo, e non solo quello lecchese o italiano, ha perso con lui un grande.

Chiudo con una citazione, che ritengo appropriata, di Lord Byron: “Se si incontrassero per strada la fama e l’onestà di certi personaggi stenterebbero a riconoscersi”.

Non era il suo caso.