torna al menù

Armando Aste – (1926 -     ) - CAAI

 

 

Armando Aste nasce a Reviano di Isera il 6 gennaio 1926. È il primogenito di Giuseppe, che fa il contadino, e di Maria, che lavora alla Manifattura Tabacchi di Rovereto.

I genitori sono occupati al lavoro, così il nonno materno, mugnaio nella valle di Cavazzino sopra Nogaredo, prende con sé il piccolo Armando. I primi anni di vita, vissuti con il nonno nel mulino di montagna, incidono tracce profonde e indelebili ricordi nello spirito e nel cuore del bambino. Tornato in famiglia per frequentare le elementari, Armando si distingue come scolaro sensibile e intelligente; ma è il primo di sei fratelli e il padre Giuseppe è nel frattempo partito per l'Africa, richiamato per la guerra. Armando deve terminare in fretta le tre classi avviamento, per dare una mano all'economia familiare.

Due fratellini, Antonio e Anna, muoiono ancora in fasce; poi c'è Franco, nato nel 1930. Un altro fratello, sempre Antonio, muore a undici anni. L'ultimo nato, che pure viene chiamato Antonio, è colpito da una gravissima malattia che lo costringe a vivere in uno stato vegetativo.

A quindici anni Armando inizia a lavorare come fattorino in un' azienda di spedizioni, poi passa a fare il portiere d'albergo; successivamente lavora alle dipendenze della ditta Mayer, che si occupa di lavori stradali, costruzioni di argini e ponti. Dopo il 1943 viene precettato dalla Wehrmacht che lo trasferisce a Merano, a lavorare alle ex caserme di cavalleria.

Nel 1944 Armando viene assunto come «operaio comune» alla Manifattura Tabacchi che, a Rovereto, impiegava allora mille e cinquecento persone. Passerà poi operaio specializzato, prenderà la patente di fuochista e più tardi diventerà capo operaio della centrale termica.

«Per produrre il vapore necessario alla lavorazione del tabacco e per tutti i servizi, si dovevano bruciare centoventi quintali di carbone ogni giorno. Quello era il mio allenamento durante la settimana, perché mi ero abituato a spalare usando alternativamente la destra e la sinistra. »

La famiglia Aste abita a Borgo Sacco, alla periferia occidentale di Rovereto.

Sopra Borgo Sacco, sulle pendici del Monte Biaena, c'è la guglia di Castelcorno, una palestra di roccia ideale. Armando, di nascosto, si mette a imitare alcuni giovani di Rovereto che sul Castelcorno vanno ad arrampicare. La travolgente passione per la roccia lo afferra così, da autodidatta. Conosce quei giovani che, nel 1948, fondano il Gruppo Roccia e Alta Montagna «Ezio Polo» della SAT (Società Alpinisti Tridentini) di Rovereto.

La sua prima salita, ancora nel 1947, è sul Baffelan, per la via del Pilastro, nelle Piccole Dolomiti vicentine. Nel 1949, dopo la normale al Campanile Basso, in Brenta, Armando prende il volo: la sua straordinaria sensibilità a interpretare la roccia e 1'arrampicata lo portano in breve tempo a confrontarsi con le vie classiche più famose di allora.

«Ero tutto nervi, di un'agilità naturale e mi sentivo tagliato per la roccia. »

Il Brenta, facilmente raggiungibile in bicicletta da casa, diventa il suo territorio d'elezione.

Nel 1950 sale la Steger al Croz dell'Altissimo e nel 1951 fa la seconda ripetizione della via che sulla Cima d'Ambiez hanno tracciato i suoi maestri ideali, Pino Fox e Marino Stenico.

Nel 1952, con Franco Salice, apre una via nuova ancora sull'Ambiez.

Nel 1952 incontra Fausto Susatti: è un sodalizio che li porta lontano, a ripetere le vie più difficili delle Dolomiti come la Costantini-Apollonio al Pilastro della Tofana, la Livanos-Gabriel alla Cima Su Alto, in Civetta, la Vinatzer-Castiglioni alla Marmolada e, in Occidentali, la Bonatti-Ghigo al Grand Capucin.

Iniziano anche gli anni della ricerca delle vie nuove.

Nel 1953, in Brenta, sempre con Susatti, Aste traccia una nuova via sulla Est della Cima Sud di Pratofiorito, nel 1954 un'altra via nuova sulla parete Nord-Ovest della Punta Civetta. A determinare le sue scelte è un suo singolare intuito per la «via naturale », la linea più estetica, suggerita dalla logica e dalla struttura stessa della roccia dove si possa esplicare la sua arrampicata, elegante, mai aggressiva, possibilmente libera. Nel 1955 è la nuova via della Concordia ancora sulla muraglia dell'Ambiez, con Angelo Miorandi e la cordata degli amici Andrea Oggioni e Josve Aiazzi.

Ancora nuove vie nel 1957 al Piz Serauta (Marmolada di Ombretta) con Toni Gross e sulla Torre del Focobon (Pale di San Martino) 1959 con Josve Aiazzi.

L'incontro con Franco Solina, nel 1957, lo porterà ad aprire ancora itinerari di grande difficoltà, mai prima affrontati in Dolomiti: alla Punta Chiggiato, ancora sul Focobon (1958); alla direttissima, via della Madonna Assunta sulla Sud del monolitico Piz Serauta (1959), alla via dell'Ideale sulla Sud della Marmolada (1964), giudicata da Messner come una delle più difficili scalate delle Alpi; e ancora, sulla Sud della Marmolada la via della Canna d'Organo (1965).

Nuove vie di Aste sono ancora le due sullo Spiz d'Agner Nord (Spigolo Nord-Ovest, dedicata a Fausto Susatti, con Solina e Aiazzi, nel 1960, e lo Spigolo Nord-Est dedicato ad Andrea Oggioni, con Solina e Miorandi, nel 1961). Sempre nel 1961 traccia con Miorandi la via Rovereto sullo Spallone del Campanile Basso. Con Marino Stenico, ancora nel 1961, compie la prima ascensione dello Spigolo Sud-Est della Cima dei Mugoni, in Catinaccio. Con Milo Navasa, la prima ascensione del Gran Diedro Nord del Crozzon di Brenta e una variante sulla via Aste all'anticima del Serauta.

Nel 1968, ancora una grande prima sull'Anticima Nord della Busazza con l'amico Aiazzi.

Ma Aste aveva da subito avvertito anche un'irrefrenabile attrazione per le solitarie. Spinto da una giusta dose di ambizione, ma soprattutto da un « sentire» intenso con la montagna, un rapporto «vissuto» con intima personale spiritualità: «Il bisogno di trovarmi solo con me stesso e di cercare l'Infinito ».

Ancora nel 1949, dopo Preuss e Comici, fa la terza solitaria della Preuss al Campanile Basso e nel 1950 la prima alla Steger al Croz dell' Altissimo. Seguiranno la Aste-Salice alla Cima d'Ambiez 1952 e, ancora in Brenta, la Graffer-Miotto allo Spallone del Campanile Basso spigolo Sud-Ovest,1953. E la via della Concordia alla Cima d'Ambiez, 1955. In Civetta è la Tissi-Andrich-Bortoli alla Sud della Torre Venezia, 1954. In Catinaccio è la Buhl alla Roda di Vael, fino alla incredibile (siamo nel 1960) prima solitaria della via Couzy alla Nord della Cima Ovest di Lavaredo. Nel 1978, a cinquantadue anni, fa la prima solitaria sullo Spigolo della Torre della Vallaccia.

Sarebbe troppo lungo menzionare le sette spedizioni in Patagonia con la prima assoluta della Torre Sud del Paine (Cile).

Uno dei massimi esponenti dell' alpinismo europeo del dopoguerra, Aste è anche stato il primo a portare il grande alpinismo invernale in Civetta e nelle Dolomiti con la prima invernale della via Carlesso-Sandri alla Torre Trieste, compiuta con Angelo Miorandi.

Fautore di un alpinismo ascetico, vissuto come cammino etico-morale volto a migliorare se stesso, Aste ha sempre apertamente professato la sua forte fede cristiana.

Famosi i ripetuti bivacchi delle sue ascensioni, spesso voluti e attesi, una volta raggiunta la cima, e che costituiscono un ulteriore aspetto della sua originale concezione dell' alpinismo, vissuti come comunione con la montagna e come prolungamento del piacere della salita.

«Il bivacco, una cosa fantastica, anche con il brutto tempo è una lunga meditazione.»

Al suo attivo oltre duecento bivacchi in parete: un alpinismo, il suo, praticato in antitesi alla frenesia, al consumo e alla velocità fine a se stessa.

Nella sua trentennale attività ai massimi livelli, Aste non ha mai avuto incidenti d'arrampicata.

Autore di libri di montagna, Cuore di roccia (Manfrini, 1988) e Pilastri del cielo (Nordpress, 2000), Aste ha anche realizzato film a soggetto alpinistico e tenuto centinaia di incontri e conferenze per illustrare il suo alpinismo. Accademico e socio onorario del CAI, membro del GISM (Gruppo Italiano Scrittori di Montagna), già socio del Bergland di Vienna, Armando Aste è sposato con Nedda e insieme abitano nella loro bella casa di Borgo Sacco.

Circondato da una schiera di amici e di alpinisti, compagni di Armando nella sua lunga carriera di scalatore, lo scorso gennaio 2006 Aste ha felicemente celebrato il suo ottantesimo compleanno.

 

Armando Aste. E’ stato un protagonista dell’alpinismo dolomitico negli anni Sessanta. Si dedicò con particolare passione, soprattutto agli inizi, alle solitarie: fu il terzo, dopo Paul Preuss e Emilio Comici, a percorrere in solitaria la via Preuss alla parete Est del Campanile Basso (1949). Altre importanti prime solitarie sono la via Couzy alla Cima Ovest di Lavaredo (1960), la Brandler-Hasse alla parete Ovest della Roda di Vael, la Graffer al Campanile Basso di Brenta.

Fu anche tra i protagonisti dell’alpinismo invernale (con la ripetizione della via Carleso-Sandri alla Torre Trieste nel 1957, insieme a Angelo Miorandi, ebbe inizio il periodo delle grandi invernali nel gruppo della Civetta). Aprì vie nuove di estrema difficoltà e di grande eleganza, con uno stile che privilegiava l’arrampicata libera: via Concordia alla Cima d’Ambièz (1955) con Angelo Miorandi, Josve Aiazzi e Andrea Oggioni, Gran Diedro del Crozzon di Brenta con Milo Navasa, spigolo Nordest dello Spiz d’Agner Nord, via dell’Ideale alla Marmolada d’Ombretta (1964, in cinque giorni con Franco Solina), via della Canna d’organo alla parete Sud della Marmolada di Rocca (1965, con Franco Solina).

Lo stesso Aste considerò la via sulla Marmolada d’Ombretta come «la più grande e bella salita di pura roccia delle Alpi»: con l’uso di 154 chiodi, fra cui alcuni ad espansione, ma anche con un’arrampicata libera di altissimo livello, vennero superate per la prima volta le lisce placche che caratterizzano l’aperta parete.

Nel 1962 Aste fece parte della cordata che realizzò la prima scalata italiana della parete Nord dell’Eiger e l’anno successivo, nelle Ande Patagoniche, aprì un’importante via sulla Torre Sud del Paine.

Ha scritto due libri nei quali il suo alpinismo emerge fortemente ispirato a sincera religiosità e umanità: I pilastri del cielo, 1975; Cuore di roccia, 1988.

 

Armando Aste, di Rovereto, è certamente uno dei massimi esponenti dell’alpinismo italiano del dopoguerra. Arrampicatore di straordinaria eleganza, sulle Dolomiti ha aperto moltissime vie di estrema difficoltà, veri e propri capolavori di intuito e di intelligenza alpinistica.

Aste comunque è soprattutto un uomo della libera, anche se il ricorso all’artificiale nei suoi itinerari è ingente ed assai frequente.

Famose le sue vie aperte sulla parete Sud della Marmolada, soprattutto quella detta dell’Ideale giudicata da Messner come una delle più difficili scalate delle Alpi.

Aste è un personaggio singolare, un uomo assolutamente convinto del cammino che egli segue lungo l’alpinismo.

Dotato di una fede religiosa incrollabile, Aste avvicina le montagne con animo mistico e proprio forte di questa fede riesce a superare difficoltà che potrebbero anche apparire insuperabili.

Non per nulla si è cimentato in alcune prime solitarie di un’audacia incredibile.

Egli è anche stato il primo a portare il grande alpinismo invernale nel Gruppo del Civetta, realizzando la prima salita invernale della via Carlesso alla Torre Trieste (1957).

Famosa anche una sua via aperta sulla parete della Punta Civetta (1954), lungo la fessura di destra, parallela a quella percorsa dalla via Andrich.

La via Aste conserva gli stessi caratteri di purezza e di eleganza della via del grande agordino, anzi in alcuni tratti si rivela più difficile (ma bisogna sempre tener conto del fattore proporzionale dato dalla storia!).

Va detto ancora che queste imprese sono caratterizzate da una scrupolosa ricerca dell’arrampicata libera. E se qualche volta è ricorso all’artificiale, lo sa fare magistralmente, con grande eleganza e con purezza di stile.

 

Armando Aste è nato a Isera, in provincia di Trento, il 6 gennaio 1926 è uno dei massimi alpinisti italiani del dopoguerra. Ha svolto la sua attività alpinistica soprattutto nelle Dolomiti, dove ha risolto numerosi problemi di estrema difficoltà: prime ascensioni assolute, prime invernali e prime solitarie di livello internazionale sono il curriculum di questo alpinista che per umiltà e modestia non è mai giunto alla ribalta ed è poco noto al pubblico non alpinistico. Forte di una Fede religiosa che non conosce incertezze, Aste si è avvicinato alla montagna con infinito rispetto e per trarre da questa esperienze valide alla propria vita spirituale. Tra le sue imprese più significative vanno citate la prima salita solitaria della via Couzy sulla parete Nord della Cima Ovest di Lavaredo, la prima solitaria della via Brandler-Hasse sulla parete Rossa della Roda di Vael nel Catinaccio, la prima soliaria della via Graffer-Miotto sullo Spallone del Campanil Basso di Brenta con la variante Pooli-Trenti e discesa per la via Preuss, la via Dell’Ideale sulla parete Sud della Marmolada, giudicata da molti come una delle vie più difficili delle Dolomiti. Particolarmente importante la prima ascensione invernale della via Carlesso-Sandri sulla parete Sud della Torre Trieste, in quanto segnò l’inizio del grande alpinismo invernale nel gruppo della Civetta e nelle Dolomiti. Altre imprese di grandissimo rilievo sono: la parete Nord-Ovest della Punta Civetta, il Gran Diedro sulla parete Nord del Crozzon di Brenta, la via della Canna d’Organo sulla Marmolada di Rocca e due vie aperte sulla parete Sud del Piz Serauta, la direttissima Nord della Punta Chiggiato al Focobon, la via Concordia e “Aste-Salice” sulla Cima d’Ambièz, l’Aste-Susatti sulla Cima di Pratofiorito, la via Sullo Spallone del Campanil Basso e lo spigolo Nord-Est dello Spiz d’Agner nord nelle Pale di S. Martino. Aste ha coronato la propria attività alpinistica con la prima ascensione italiana della parete Nord dell’Eiger.

L’attività di Aste non si è limitata alle Dolomiti, ma si è estesa anche alle montagne extraeuropee. Nelle Ande Patagoniche ha vinto la Torre Sud del Paine lungo un itinerario di difficoltà eccezionale ed è stato protagonista di uno sfortunato tentativo di nuova salita sul Fitz Roy.

 Autore di due libri di montagna: “Cuore di roccia” e “Pilastri del cielo”, ha pure realizzato diversi films a soggetto alpinistico ed ha tenuto molte conferenze in Italia per illustrare le sue imprese. Armando Aste che risiede, con la moglie Nedda, a Rovereto (Trento) è Accademico del C.A.I., Socio Onorario del C.A.I., membro del G.I.S.M. e socio del H.G. “Bergland” di Vienna.

Aste per propria scelta non ha mai voluto fare dell’alpinismo una professione, anteponendo all’attività in montagna gli impegni che richiedono il vivere civile e sociale.

1947 - Armando Aste realizza la sua prima salita, sul Baffelan, per la via del Pilastro, nelle Piccole Dolomiti Vicentine.

 

1948 – estate. Con gli amici del “Gruppo Ezio Polo”, Armando Aste riuscì a spingersi finalmente fino in Brenta per la normale al Campanile Basso, la guglia mitica, simbolo dell’intero Gruppo di Brenta, meta obbligata di ogni scalatore di rispetto «Eravamo in otto divisi in tre cordate. Mi pareva di aver toccato il cielo con un dito.» Andare in roccia gli riusciva facile e liberava in lui l’ansia di libertà, il desiderio di creatività, la ricerca dell’eleganza dei movimenti; Armando Aste, soprattutto aspirava al piacere, tutto estetico, di trovare la via ideale. - Catena degli SfulminiDolomiti di Brenta.

 

1949Armando Aste “entra in scena” ripetendo la via normale del Campanile Basso di Brenta. Fu il terzo, dopo Paul Preuss e Emilio Comici, a percorrere in solitaria la via Preuss alla parete Est.

Armando Manfredi, un calzolaio di Rovereto, che aveva fatto il soldato negli alpini e aveva conosciuto Vittorio Ratti, il famoso compagno di Riccardo Cassin, intuisce la passione di Armando Aste, e gli regala una corda di canapa di 30 metri portata via dalla naja. Ad Armando Aste confeziona per questa occasione anche il suo primo paio di pedule di pezza, con la suola di feltro. E’ così che inizia la carriera Armando Aste. Carriera che lo vede salire innumerevoli cime, dove da ciascuna porta alla sua bella un piccolo fiore. Sarà con enorme sorpresa che il giorno del matrimonio riceverà dalla futura moglie un album contenente tutti i fiori, con data e luogo di raccolta.

Dopo la normale al Campanile Basso, Armando Aste prende il volo: la sua straordinaria sensibilità a interpretare la roccia e l'arrampicata lo portano in breve tempo a confrontarsi con le vie classiche più famose di allora. - Catena degli SfulminiGruppo di BrentaDolomiti di Brenta.

 

1949 - Armando Aste con Mario Moser salgono la via “Videsott” alla Cima Margherita. – Massiccio della TosaGruppo di BrentaDolomiti di Brenta.

 

1950 - Armando Aste con Mario Moser realizzano la prima alla via “Steger” al Croz dell'Altissimo, una parete di mille metri con un nome importante e una fessura difficile, di sessanta metri. – Sottogruppo della Gaiarda e dell’Altissimo - Gruppo di Brenta - Dolomiti di Brenta.

 

1951 - 29 luglio. Armando Aste e Mario Moser compiono la 2° ripetizione della via Fox-Stenico per la parete Sud-est alla Cima d’Ambiez. - Catena d’AmbiezGruppo di BrentaDolomiti di Brenta.

 

1952 - 29 luglio Armando Aste e Franco Salice tracciano per la parete Sud-est alla Cima d’Ambiez la via Aste-Salice, con una bella arrampicata su buona roccia; usando 6 chiodi., lasciati. Altezza circa. 350 m. Difficoltà: VI°-. - Catena d’AmbiezGruppo di BrentaDolomiti di Brenta.

 

1952 - Armando Aste incontra Fausto Susatti: è un sodalizio che li porta lontano, a ripetere le vie più difficili delle Dolomiti come la Costantini-Apollonio al Pilastro della Tofana, la Livanos-Gabriel alla Cima Su Alto, in Civetta, la Vinatzer-Castiglioni alla Marmolada e, in Occidentali, la Bonatti-Ghigo al Grand Capucin. Iniziano anche gli anni della ricerca delle vie nuove.

 

1953 - Armando Aste effettua la prima solitaria della via Graffer-Miotto dello Spallone del Campanile Basso Spigolo Sud-Ovest con la Variante Pooli-Trenti e discesa per la via Preuss. - Catena degli SfulminiGruppo di BrentaDolomiti di Brenta.

 

1953 - 25 aprile. Armando Aste realizza la prima solitaria alla Variante Steger per il Pilastro Sud-Ovest, al Croz dell'Altissimo. Si era accostato alla roccia da solo, e subito si era sentito incredibilmente attratto dall’arrampicata in solitaria. Si trattava di un’attività che contava allora pochissimi praticanti; il rischio era elevatissimo, non consentiva il minimo errore, la concentrazione e la sicurezza psicologica dovevano essere cristalline.

Le tecniche di autosicurezza di allora erano elementari, affidate all’empirismo dello scalatore e al margine di rischio che lo stesso era disposto ad assumersi. - Sottogruppo Gaiarda e Altissimo - Gruppo di Brenta - Dolomiti di Brenta.

 

1953 - 28 agosto. Armando Aste sale per lo Spigolo Sud-ovest dello Spallone (via Graffer) al Campanile Basso in 1° solitaria. - Catena degli SfulminiGruppo di BrentaDolomiti di Brenta.

 

1953 - 31 luglio - l agosto. Armando Aste e Fausto Susatti tracciano una via prevalentemente molto sostenuta salendo dalla Cima Sud di Pratofiorito, per la parete Est (via Aste-Susatti). Arrampicata, a tratti assai bella, con alcuni passaggi in artificiale, hanno usato circa 70 chiodi; attualmente ce ne sono circa 40. Altezza circa 300 m. Difficoltà sostenute di V°+ e A2. - Catena d’AmbiezGruppo di BrentaDolomiti di Brenta.

 

1953 – 20/22 agosto. Armando Aste e Fausto Susatti realizzano la 1° ripetizione del Gran Diedro Nord Est della Brenta Alta via “Oggioni-Aiazzi” Questa via, in seguito molto ripetuta perché molto attraente dal punto di vista estetico, non lo è invece per la bellezza dell'arrampicata: questa è mista (libera e artificiale) e si svolge in parte in camini e fessure con roccia friabile. – Catena degli SfulminiGruppo di BrentaDolomiti di Brenta.

 

1953 - 28 agosto. Armando Aste sale per lo Spigolo Sud-ovest dello Spallone (via Graffer) al Campanile Basso in 1° solitaria.

 

1954 - Armando Aste ancora con Fausto Susatti decidono di andare in Civetta e fare qualcosa di nuovo. Sa che c’è ancora da salire la Nord-Ovest della Punta Civetta lungo i diedri di destra, perché gliene ha parlato Mariano De Toni, dicendogli: “Se fate quella via ve la ripetono in mille”. Passando per Feltre, per incontrare Gabriele Franceschi, vengono a sapere da lui che la bella Cima di Terranova, sempre sul Civetta, attende ancora una prima realizzazione. Quindi ben decisi salgono al rifugio Vazzoler, dove il gestore li informa che Georges Livanos (Il Greco) con Robert Gabriel e Armando Da Roit sono già a buon punto proprio su quella cima. “Ripiegano” così sul bellissimo diedro della Punta Civetta che salgono in totale libera. A determinare le sue scelte è un suo singolare intuito per la «via naturale », la linea più estetica, suggerita dalla logica e dalla struttura stessa della roccia dove si possa esplicare la sua arrampicata, elegante, mai aggressiva, possibilmente libera.

1954 - Armando Aste apre una sua via sulla parete della Punta Civetta, lungo la fessura di destra, parallela a quella percorsa dalla via Andrich.

 

1955 – 30 giugno - 1 luglio. Al rifugio sotto la Cima d’Ambiez, si incontrano due cordate che hanno gli occhi sulla stessa via, sono Andrea Oggioni con Josve Aiazzi, ed Armando Aste con Angelo Miorandi. Inizialmente si guardano un po’ di traverso, ma poi dopo aver legato, decidono di salire assieme, in due cordate, aprendo in 1° ascensione la via “Concordia” sulla parete Est della Cima d’Ambiez di grado superiore. Usano in totale 80 chiodi e 4 cunei. - Catena d’AmbiezGruppo di BrentaDolomiti di Brenta.

 

1956 - 26 agosto. Armando Aste in solitaria, realizza la 2° ripetizione e la 1° solitaria della via “Concordia” sulla parete Est della Cima d’Ambiez. - Catena d’AmbiezGruppo di BrentaDolomiti di Brenta.

 

1957 - Armando Aste insieme a Angelo Miorandi è stato il primo a portare il grande alpinismo invernale nel Gruppo del Civetta, realizzando la prima salita invernale della via Carleso-Sandri alla Torre Trieste

 

1957 – estate. Determinante è incontro di Franco Solina con Armando Aste, che apprezza all'istante la modestia, la determinazione, la forza morale e la preparazione fisica di Franco Solina e, i due formano una cordata che in Dolomiti compirà straordinarie imprese.

 

1958 – Una via dedicata ad Enzo Polo viene aperta da Armando Aste e Toni Gross sull’Anticima del Piz Serauta (Marmolada): 500 metri con 200 chiodi e 20 cunei di legno, con l’aggiunta di manici di scopa tagliati su misura per essere inseriti all’interno di un’ampia fessura e facenti la funzione di scala a pioli.

 

1958 - Armando Aste con Franco Solina aprono un bellissimo itinerario alla Punta Chiggiato (3163 m.).

 

1958 - Armando Aste con Franco Solina aprono un bellissimo itinerario sul Focobon, nelle Pale di San Martino: un ardito itinerario che non verrà ripetuto per quasi vent'anni.

 

1959 - Armando Aste e Franco Solina aprono una via diretta sulla parete Sud del monolitico Piz Serauta (Marmolada), sono 700 metri attrezzati con 200 chiodi e 15 cunei. Il maltempo li inchioda per tre giorni, ma dopo cinque bivacchi in parete aprono la via della Madonna Assunta.

 

1959 - Armando Aste con Josve Aiazzi in una bellissima arrampicata libera aprono una via alla Torre del Focobòn (3054 m.).

 

1959 – 25/27 agosto. Armando Aste e Milo Navasa, effettuano la 1° ascensione per il Diedro Nord-nord-est - (Gran Diedro Nord) del Crozzon di Brenta. - Massiccio della TosaGruppo di BrentaDolomiti di Brenta.

 

1960 - Armando Aste in prima solitaria ripete la via Couzy sulla Nord della Cima Ovest di Lavaredo,.ed in un’intervista racconta: «Avevo dentro una carica spirituale molto forte e ci sono andato tranquillo. Ne avevo parlato a Marino Stenico, che consideravo, con Pino Fox, mio maestro ideale (…). “Se te vai Armando, te ghe la fai”. La “Couzy” lui l’aveva fatta con due compagni. All’uscita dell’ultimo strapiombo, detto la grondaia, proprio sull’orlo, per tutta la notte era stato bloccato da un temporale, tanto da temere per la propria vita. Tutte queste cose mi erano rimaste impresse e ho cominciato a pensarci. Marino, al quale avevo chiesto consiglio, mi rispose che se proprio avevo deciso lui mi avrebbe accompagnato all’attacco… Con lui anche due amici di Rovereto, Camillo Gaifas e Venturelli. All’attacco, mi ha battuto una mano sulla spalla. Ho cominciato a salire. Davanti a me, 150 metri, c’era una cordata austriaci, i quali avevano delle assicelle a mo’ di panchetto per sostare o bivaccare sugli strapiombi. Io avevo solo il mio zainetto, la corda con cui mi facevo le autoassicurazione, i moschettoni, le staffe, i chiodi, il martello e il sacco da bivacco. Arrivato più su, circa 150-200 metri, dove dopo c’è un traverso, mi sono fermato e vedevo gli austriaci che recuperavano lo zaino con un cordino. Lo zaino oscillante nel vuoto mi dava tutta l’idea dello strapiombo, ma ciò non mi spaventava, mi incantava… Verso sera il secondo degli austriaci, Helmut, mi chiamò perché andassi da loro. Rifiutai. La mia era una solitaria e non potevo certo andare dietro le scarpe degli altri. Loro hanno capito. Arrivato al tratto giallo, dove c’è l’unico terrazzo, lungo un metro e mezzo e largo tanto così, mi sono fermato per passare un’altra notte. Dicevo le mie preghiere le sera, la mattina, sempre tranquillo. In tutto ho fatto 3 bivacchi. Giù mi aspettavano i miei due compagni. Il Marino se n’era invece andato quando avevo superato il punto più difficile: un diedro a metà dei gialli, friabile e pericoloso».

 

1960Armando Aste con Josve Aiazzi e Franco Solina nelle Dolomiti bellunesi aprono un nuovo itinerario sullo Spigolo Nord-Ovest dello Spiz d'Agner Nord, nelle Pale di San Martino e lo dedicano a Fausto Susatti

 

1961 - Armando Aste con Franco Solina e Angelo Miorandi tracciano una nuova via sullo Spiz d’Agner Nord per lo Spigolo Nord-Est, dedicandola ad Andrea Oggioni.

 

1961 - Armando Aste con Marino Stenico, compie la prima ascensione dello Spigolo Sud-Est della Cima dei Mugoni, in Catinaccio.

 

1961 - Armando Aste con Milo Navasa, effettuano la prima ascensione del Gran Diedro Nord del Crozzon di Brenta e una variante sulla via Aste all'Anticima del Piz Serauta nel Gruppo della Marmolada. - Massiccio della TosaGruppo di BrentaDolomiti di Brenta.

 

196110/11 settembre. Armando Aste e Angelo Miorandi aprono sulla Parete Ovest dello Spallone al Campanile Basso, una nuova via che chiameranno (via Rovereto). La via si svolge al centro della parete, fra i due spigoli dello Spallone. Dislivello circa 380 m; chiodi usati 40 e l cuneo; roccia solida, anche dove è gialla. Difficoltà: VI°, sostenute; Al, A2 nella giallastra fascia centrale. - Catena degli SfulminiGruppo di BrentaDolomiti di Brenta.

 

1962 - 24 luglio. Armando Aste e Petrilli realizzano la 1° ripetizione della Graffer-Miotto per la Parete Est del Crozzon di Brenta nel Massiccio della Tosa. L'itinerario supera la complessa parete sovrastante il Canalone della Tosa e porta sulla prima cima a Sud, quella cioè più vicina alla Cima Tosa. Altezza 550 m. Difficoltà: IV°. - Gruppo di BrentaDolomiti di Brenta.

 

1962 - agosto. Armando Aste, Pierlorenzo Acquistapace, Gildo Airoldi, Andrea Mellano, Romano Perego, Franco Solina salgono la terribile Parete Nord dell’Eiger e compiono la prima salita italiana.

 

1962 - 6 settembre. Armando Aste e Franco Solina al ritorno dall'Eiger, sfruttano lo stato di grazia in cui si trovano e in Brenta tracciano una via nuova; la via Città di Brescia, sulla parete Sud-Ovest della Cima Tosa. – Massiccio della TosaGruppo di BrentaDolomiti di Brenta.

 

Armando Aste guidò una spedizione al Fitz Roy del formidabile Pilastro Est certamente la più bella parete rocciosa del globo. Alto 1600 metri, tutto di granito rosso e compatto, è caratterizzato da un immenso diedro verticale che praticamente si innalza dalla base alla vetta. Al pilastro vi sono stati tentativi da parte di spedizioni di ogni nazionalità. Anche due spedizioni italiane, una monzese ed un’altra guidata da Aste, non ebbero fortuna migliore.

 

1963 - Armando Aste con alpinisti di notevole valore come Vasco Taldo, Josve Aiazzi, Nando Nusdeo vincono la Torre Centrale delle Torri delle Piane in Patagonia lungo un itinerario di difficoltà estrema, con grande ricorso all’impiego dei chiodi e dei cunei di legno.

Ma sulla parete si trovava già la spedizione inglese, guidata dai “soliti” Don Whillans e Chris Bonington. Inizialmente vi fu un po’ di dissapore tra i due gruppi, ma poi al termine dell’impresa le cordate agirono in amicizia, anche se i primi a giungere in vetta furono gli inglesi.

Durante tutta la spedizione il tempo fu pessimo, se si pensa che il gruppo inglese dovette restare per ben sei settimane bloccato nelle tende del campo base in attesa del bel tempo.

 

1963 – 15 settembre. A. Agnelli e A. Romani effettuano la 1° ripetizione della via “Città di Brescia” sulla parete Sud-Ovest della Cima Tosa aperta da Armando Aste e Franco Solina nel 1962. - Massiccio della TosaGruppo di BrentaDolomiti di Brenta.

 

1964 - Armando Aste e Franco Solina sulla Marmolada d’Ombretta in cinque giorni aprono un itinerario di 900 metri con 14 chiodi, 14 chiodi ad espansione e 5 cunei. Questa via indirizza con decisione l’arrampicata verso la scoperta e la salita di pareti aperte. I camini, le fessure, le traversate e poi  le brevi e sporadiche salite di lisce pareti sono ora abbandonate, o meglio surclassate, da questo itinerario che fa della placca la linea ideale. Ed è proprio questo il nome scelto dai primi salitori: la via “Dell’Ideale”. Sempre più di frequente le vie vengono battezzate con nomi che esulano dai cognomi dei primi salitori. Solo con l’avvento del free climbing prende piede questa pratica, che a noi non sembra null’altro che normale. Il battezzare la via con un nome ci aiuta a conoscere la personalità, il carattere, lo spirito del primo salitore, e ci aiuta ad identificare le vie, il cui numero diventa sempre maggiore.

Armando Aste così si racconta: «Il progresso nell’apertura di questa via è stato proprio quello di debellare la barriera psicologica, si è entrati nell’alpinismo moderno, in cui niente è più impossibile. Quando abbiamo salito l’Ideale, c’erano solo sette o otto vie importanti sull’intera parete e tutte percorrevano sistemi fessurati, di percorribilità evidente. Non si pensava di poter scalare le placche compatte. Dopo, tutto è stato possibile. Claudio Barbier, un antesignano dell’alpinismo attuale (…) era al rifugio Falier in quei giorni. Al mattino della partenza, mi ha chiesto dove andavo. Gli ho detto che tentavo la linea nera, quella colata che scende dalla cima dell’Ombretta. “Sei matto, ci vogliono un sacco di chiodi a pressione!” mi ha risposto. “Io ne ho dietro una ventina, ma vedremo insomma…”(…). Non accettavo i chiodi a pressione se non come strumento che mi permettesse di superare un breve tratto di via che sembrava impossibile. Più in là nel tempo, avrei voluto essere io l’apritore delle grandi vie a pressione, ma bisogna entrare in quell’epoca per giudicare».

 

1965 - Armando Aste e Franco Solina sulla parete Sud della Marmolada di Rocca tracciano la via Canna d’Organo. Via di concezione moderna che hanno anticipato di un paio di decenni l'evoluzione dell' arrampicata.

 

1968 - Armando Aste porta a termine ancora una grande prima sull'Anticima Nord della Busazza con l'amico Josve Aiazzi.

 

1978 - Armando Aste a cinquantadue anni, fa la prima solitaria sullo Spigolo della Torre della Vallaccia.

 

1983 - Armando Aste e Mario Manica giungono al rifugio Falier sotto la parete della Marmolada per realizzare un nuovo itinerario individuato giorni addietro. Itinerario che però Maurizio Giordani ha già da qualche tempo iniziato. La stessa sera al rifugio giunge proprio Maurizio Giordani con Franco Zenatti. Il mattino seguente, saputo dove Armando Aste e Mario Manica stanno andando, Giordani li informa che la via è loro. “Se uno attacca una via e poi torna a casa” gli risponde Aste, “non è mica come mettere un cartello di riserva di caccia!”. Giordani risponde che loro salgono per la via Conforto e poi traversano fino al punto massimo già raggiunto, e lasciano libero Aste di attaccare la parte già salita. A questo punto Aste ed il suo compagno rinunciano, lasciando a Maurizio Giordani la possibilità di creare la via Dell’Irreale».