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K2 o K² o CHOGORI (La montagna grande). 8611 m.

Karakorum

(Himalaya)

 

Il K2, conosciuto anche come Monte Godwin-Austen, ChogoRi (lingua balti) o Dapsang, si trova nel gruppo del Karakorum che appartiene alla catena dell'Himalaya ed è, con i suoi 8611 metri, la seconda montagna più alta della Terra dopo l'Everest.

K 2

 
Si trova al confine tra la parte del Kashmir controllata dal Pakistan e la Provincia Autonoma Tagica di Tashkurgan di Xinjiang, Cina.

Chogori significa Grande montagna, ma per la sua difficoltà alpinistica e per il fatto che in media per ogni 4 alpinisti che tentano la scalata, uno muore, il K2 è conosciuto anche come la Montagna Selvaggia. Fra gli Ottomila, il K2 ha il terzo più alto tasso di mortalità di scalata dopo l'Annapurna e il Nanga Parbat. Reinhold Messner indica che si tratta dell'Ottomila più difficile da scalare; la sua opinione è condivisa anche da altre fonti. La sua difficoltà è la somma di diversi fattori: l'estrema ripidezza di tutti i suoi versanti, la presenza di tratti di arrampicata impegnativi in prossimità della vetta, e l'assenza quasi totale di posti adatti ad un campo.

La cima fu raggiunta per la prima volta da una spedizione italiana il 31 luglio 1954.

 

Il K2 (8611 m.) più che un nome è una sigla: K significa Karakorum e 2 è un numero che fu adottato per indicare, in progressione, una serie di rilievi topografici. (Chogori).

E’ la seconda vetta del globo e fa parte della grandiosa catena che sorge tra Cina, India e Pakistan.

La spedizione vittoriosa di cui fece parte Achille Compagnoni era composta di 12 fortissimi scalatori guidati da Ardito Desio.

L’assedio è durato 72 giorni: il 31 luglio 1954 Achille Compagnoni e Lino Lacedelli furono in vetta.

 

Il K2 con i suoi 8611 m. è la seconda montagna della Terra, nonché la più irraggiungibile. Quattro volte più mortale, dell’Everest, il K2 ha reclamato il sacrificio di più di ottanta vite umane dal 1954, quando fu “conquistata” per la prima volta.

 

 

 


LA CONQUISTA

Tratto dall’edizione originale di Reinhold Messner: Die schonsten Gipfel der Welt..

Nel 1902 gli alpinisti Oscar Eckenstein, Aleister Crowley, G. Knowles, Hainrich Pfannl, V. Wessely, Jules Jacot-Guillarmod, compiono il primo tentativo al K2; i risultati si limitano ad una ricognizione del Ghiacciaio Godwin Austen.

La spedizione del 1909 di Luigi Amedeo di Savoia, Duca degli Abruzzi, esplora i versanti da Nord-ovest a Sud a Nord-est ed individua nel costone poi chiamato Abruzzi, la via di salita. Di essa fanno parte Federico Negrotto topografo, Filippo De Filippi geografo, Vittorio Sella fotografo, Erminio Botta, le guide di Courmayeur Giuseppe Petigax con il figlio Petigax Lorenzo, Alessio Brocherel con Brocherel Enrico, i portatori Alberto Savoye, Ernesto Bareux, Emilio Brocherel. Il Ghiacciaio Savoia viene risalito sino alla Sella omonima (m. 6666) all’inizio della Cresta Nord-est; l’alto Ghiacciaio Godwin Austen viene risalito sino alla Sella dei Venti o Skyang La (m. 6233); si tenta la scalata dello Skyang Kangri, allora chiamato Staircasa e si esplora il costone Abruzzi che porta alla Cresta Sud-est del K2, sino a quota 6000. Scesi al Circo Concordia si compie una ricognizione nel ramo superiore del ghiacciaio del Baltoro, e si tenta il Chogolisa, allora chiamato Bride Peakla sposa”, che viene scalato sino a 7500 metri stabilendo il primato d’altezza che solo nel 1922 verrà battuto sull’Everest. I risultati scientifici sono la prima carta della zona, al centomila, disegnata da Federico Negrotto; una documentazione fotografica di Vittorio Sella, oggi ancora non superata; le ricerche geografiche di Filippo De Filippi. Fondamentali osservazioni scientifiche sui bacini Panmah, Baltoro, Baltoro, Shaksgam raccoglierà il geografo e geologo Ardito Desio, nella spedizione di Aimone di Savoia-Aosta del 1929.

Le spedizioni al K2 riprendono nel 1938 con quella di Charles Houston, che supera il difficile “Camino House” sulla Cresta Sud-est, lo Sperone Abruzzi, e raggiunge quota 7925 m.; con quella di Fritz Wiessner, che attrezza lo sperone, tocca quota 8380 m. Poi subentra la tragedia e periscono Dudley Wolfe ed i valorosi sherpa Pasang Kikuli, Pasang Kitar, Pintso, fedeli sino al sacrificio. Nel 1953 una nuova spedizione di Charles Houston sarà funestata dalla morte del geologo Arthur K. Gilkey, travolto da una valanga.

Anche la spedizione del 1954, diretta da Ardito Desio, vedrà la morte di un suo componente, la guida valdostana Mario Puchoz. Gli sforzi collettivi di tutti i componenti proseguirono finché il 13 luglio Achille Compagnoni e Lino Lacedelli raggiunsero la vetta.

 

Orografia

Le creste principali hanno direzione Sud-sud-ovest (Sella Negrotto, 6337 m.), Nord-ovest (Sella Savoia, 6626 m.) e Nord-est. La cresta Sud-est (Sperone Abruzzi) presenta una spalla 7750 m. in cui s’innesta una diramazione Sud; altre creste hanno direzione Nord-nord-ovest e Ovest-sud-ovest.

 

 

 


Cresta Sud-est

1954 - 31 luglio. Achille Compagnoni e Lino Lacedelli (spedizione Ardito Desio) con i diretti protagonisti dell’impresa: Erich Abram, Ugo Angelino, Walter Bonatti, Achille Compagnoni, Cirillo Floreanini, Pino Gallotti Lino Lacedelli, Guido Pagani (medico) Ubaldo Rey, Gino Soldà, Sergio Viotto, e in fine ma non ultimo Mario Puchoz morto per edema polmonare il 21 giugno al secondo campo (quota 6095). *

 

Cresta Nord-est

1978 – 6 settembre. Louis Reichardt, Jim Wickwire, Rick Ridgeway e John Roskelley (spedizione James Jim Whittaker), (fino alla spalla 7850 m., poi in vetta per la Cresta Sud-est).*

 

Cresta Ovest-sud-ovest

1981 - 7 agosto. Eiho Ohtani e Nazir Sabir (spedizione Teruoh Matsuura).*

 

Parete Nord

1982 - 14 agosto. Naoe Sakashita, Yukihiro Yanagisawa e Hiroshi Yoshino (spedizione Isao Shinkai), (dapprima a Ovest poi a Est dello Sperone Nord-nord-ovest). *

 

Parete Sud

1986 - 8 luglio. Jerzy Kukuczka e Tadeusz Piotrowski (spedizione Karl Herrligkoffer).*

 

Cresta Sud-sud-ovest

1986 - 3 agosto. Wojciech Wroz, Przemyslaw Piasecki e Peter Bozikiem (spedizione Janusz Majer), (the magic line).*

 

Sperone Sud alla spalla della cresta Sud-est 7750 m.

1986 – 2/3 agosto. Tomo Cesen (spedizione Viki Groielj) *

 

Cresta Nord-ovest

1991 - 15 agosto. Pierre Béghin e Christophe Profit.*

 

Parete Ovest

1992 - p. m. tentativo Wojek Kurtika, Erhard Loretan.*

 

Cresta Sud-Est

1994 - 24 giugno. Alberto Inurrategi e Felis Inurrategi con Juanito Oiarzabal, Kike De Pablo e Juan Tomás (dallo Sperone Sud, poi in vetta per la Cresta Sud-est).

 

 

 

 


1856 - I topografi britannici del Survey of India (Agenzia di ingegneria centrale incaricata di mappatura e di rilevamento) capitanata da Thomas G. Montgomerie nominano le cime più elevate del Karakorum con una sigla progressiva: K1, K2... - Himalaya.

 

1861 – Viene realizzata la prima carta sinottica 1:500.000 del Karakorum e Henry Haversham Godwin Auster come capo spedizione è il primo che arriva al cospetto del K2. - Himalaya.

 

1887 – Ancora da una spedizione inglese guidata da Francis Youghusband attravesa la catena del Karakorum dalla Cina e passa vicino al ChogoRi ormai catalogato come K2. - Himalaya.

 

1890 – L'esploratore-alpinista valdostano originario di Gressoney, Roberto Lerco si spingeva per la prima volta fino alle pendici del K2. - Karakorum - Himalaya.

 

1892 – Spedizione inglese con intenti alpinistici, guidati da William Martin Conway esplorano la zona del K2, con modello la fortunata spedizione organizzata nel 1879 da Albert Frederick Mummery. In tale occasione compì un prezioso lavoro topografico, grazie alla collaborazione di A. D. Mc-Cormick, J. H. Roudebush, Oskar Eckenstein, C. G. Bruce, Lloyd-Dickin e Mathias Zurbriggen, oltre all’accompagnamento di quattro Gurkha. - Karakorum - Himalaya.

 

1902 - Gli alpinisti Oscar Eckenstein, Aleister Crowley, G. Knowles, Hainrich Pfannl, V. Wessely, Jules Jacot-Guillarmod, compiono il primo tentativo al K2; fino a 6600 m. considerando il K2 invincibile. I risultati si limitano ad una ricognizione del Ghiacciaio Godwin Austen, - Karakorum - Himalaya.

 

1909 - La spedizione di Luigi Amedeo di Savoia, Duca degli Abruzzi, si reca in Karakorum - Himalaya ed esplora i versanti da Nord-ovest a Sud a Nord-est del K2 ed individua nel costone poi chiamato Abruzzi, la via di salita. Di essa fanno parte Federico Negrotto topografo, Filippo De Filippi geografo, Vittorio Sella fotografo, Erminio Botta, le guide di Courmayeur Giuseppe Petigax con il figlio Petigax Lorenzo, Alessio Brocherel con Brocherel Enrico, i portatori Alberto Savoye, Ernesto Bareux, Emilio Brocherel. Il Ghiacciaio Savoia viene risalito sino alla Sella omonima (m. 6666) all’inizio della Cresta Nord-est; l’alto Ghiacciaio Godwin Austen viene risalito sino alla Sella dei Venti o Skyang La (m. 6233); si tenta la scalata dello Skyang Kangri, allora chiamato Staircasa e si esplora il costone Abruzzi che porta alla Cresta Sud-est del K2, sino a quota 6000. Scesi al Circo Concordia si compie una ricognizione nel ramo superiore del ghiacciaio del Baltoro, e si tenta il Chogolisa, allora chiamato Bride Peakla sposa”, che viene scalato sino a 7500 metri stabilendo il primato d’altezza che solo nel 1922 verrà battuto sull’Everest. I risultati scientifici sono la prima carta della zona, al centomila, disegnata da Federico Negrotto; una documentazione fotografica di Vittorio Sella, oggi ancora non superata; le ricerche geografiche di Filippo De Filippi. - Luigi Amedeo di Savoia, Duca degli Abruzzi ha portato un decisivo tentativo al K2, uno degli ottomila più belli e difficili, salendo per un buon tratto lungo lo sperone che poi sarà scelto dalla spedizione italiana molti anni più tardi durante la sua salita vittoriosa. - Karakorum - Himalaya.

 

1929 – Verso il K2 si recò la spedizione scientifica esplorativa italiana guidata dal Principe Aimone di Savoia e Aosta, Duca di Spoleto a cui partecipò anche il professore Ardito Desio. - Karakorum - Himalaya.

 

193821 luglio. Le spedizioni al K2 riprendono con quella statunitense capeggiata da Charles Houston con Bob Bates, Bill House, Paul Petzoldt, Norman Streatfeild e Dik Burdsall con otto portatori capitanati dallo sherpa Pasang Kikuli. Charles Houston con Paul Petzoldt superano il difficile “Camino House o Camino Bill” sulla Cresta Sud-est, dello Sperone Abruzzi, e raggiungono quota 7925 m. ma furono costretti a ritirarsi per la mancanza di fiammiferi per accendere le stufe e la minaccia di maltempo. - Karakorum - Himalaya.

 

1939 – 30 luglio. Un'altra spedizione statunitense tenta di salire il K2 sotto le direttive di Fritz Wiessner un immigrato tedesco conosciuto come uno dei più forti alpinisti americani del tempo. La spedizione è composta Eaton (Tony) Cromwell, Dudley Wolfe, Chappel Cranmer, George Sheldon, Jack Durrance, l’ufficiale addetto ai trasporti Trench, e nove sherpa. La spedizione a quanto risulta ha proseguito abbastanza bene fino al campo VII. Poi il leader Fritz Wiessner con lo sherpa Pasang Dawa attrezzano lo sperone e toccano quota 8380 m. portando con loro il finanziatore della spedizione, il milionario Dudley Wolfe, lasciando al campo VII responsabile della spedizione Jack Durrance. Il quasi milionario di Boston Dudley Wolfe ha un congelamento ai piedi quando mancano meno di 800 metri alla vetta. Fritz Wiessner e Pasang Dawa con Dudley Wolfe decidono di tornare al campo VII per ottenere aiuto nel fare un altro tentativo di raggiungere la cima, ma nella discesa furono sorpresi da una tempesta di neve che li bloccò. Al campo VII non trovarono nessuno perché Jack Durrance si era sentito male ed era tornato con tutta la spedizione al campo base. Il miliardario americano Dudley Wolfe, già provato dalla salita, non riusciva a proseguire e fu lasciato a 7600 metri d’altezza. Fritz Wiessner e Pasang Dawa Lama scesero per ottenere aiuto fino a raggiungere il campo base, migliaia di metri più in basso. Fritz Wiessner invia i valorosi sherpa Pasang Kikuli, Pasang Kitar, e Pintso, fedeli sino al sacrificio in aiuto a Dudley Wolfe ma non furono mai più visti. Queste furono le prime quattro vittime accertate del K2, bloccati da una tempesta a 7600 m. I loro resti, portati a valle da una valanga, furono ritrovati solo nel 2002. - Karakorum - Himalaya. Spunti di narrazione tratti da: K2 la montagna più pericolosa della terra di ED VIESTURS.

 

19533 giugno. Charles Houston con la sua ultima spedizione statunitense tenta ancora una volta il K2, la squadra è composta da Bob Bates, Pete Schoening, Arthur Gilkey, George Bell, Tony Streather, Dee Molenaar, Bob Craig, Otto alpinisti molto preparati, ma anche questa spedizione si concluse in tragedia. La squadra stava cercando di far scendere a valle il compagno geologo Arthur K. Gilkey, colpito da tromboflebite e da un probabile edema polmonare a quota 7800 m. dello Sperone Abruzzi. Mentre i compagni stavano cercando un posto tranquillo per fare una sosta, Arthur Gilkey, bloccato su una barella il 10 agosto fu spazzato via da una valanga. - Karakorum - Himalaya.

 

1953 – 10 agosto. Pete Schoening e altri sette americani arrivarono sotto la vetta del K2, che in quella data era ancora solo un tentativo, ma anche con un grande desiderio di conquistare la vetta. Rinunciarono a salirla per tentare di portare in salvo Arthur Karr Gilkey il loro compagno colpito da tromboflebite. Durante la discesa si scatenò una tempesta. Pete Schoening stava assicurando dall’alto il ferito messo su una barella, mentre gli altri cinque alpinisti, legati alla stessa corda, scendevano lentamente. George Bell, che aveva le mani congelate, perse l’equilibrio e scivolo lungo il pendio ghiacciato. La corda cui era legato si tese con uno strattone, facendo perdere l’equilibrio anche a Tony Streather che tentò freneticamente di effettuare la manovra di auto arresto, senza però riuscire a conficcare la piccozza nel terreno. Mentre i due uomini precipitavano a valle senza nessun controllo, la loro corda incrociò quella di Charles Houston e Bob Bates, che per l’impatto si tese. Non avendo avuto il tempo di prepararsi, prima Charles Houston e poi Bob Bates scivolarono. Quattro uomini stavano precipitando verso quella che sembrava una morte certa. Ma qualcosa doveva ancora accadere. La corda che legava George Bell e Tony Streather s’impigliò in quella di Arthur Gilkey e Dee Molenaar, strattonando quest’ultimo e facendogli perdere l’equilibrio. Pete Schoening, una ventina di metri sopra Arthur Gilkey, vide quello che stava accadendo. Si gettò sulla piccozza da ghiaccio incastrandola tra dei massi facendo sicurezza a spalla. Lo trattone arrivò quando la caduta di Dee Molenaar cominciò a trascinare l’impotente Arthur Gilkey giù per il pendio, ma Pete Schoening riuscì fermare la barella e la breve lunghezza di corda interruppe la caduta di Dee Molenaar. Se i sette uomini non furono spazzati via dalla cresta contemporaneamente fu solo per il fatto che gli strattoni arrivarono uno dopo l’altro, in successione. I suoi compagni si fermarono appesi alla corda, scaglionati lungo i cinquanta metri sotto di lui. Fu un salvataggio da manuale, uno dei soccorsi in alta montagna più notevoli di tutti i tempi. Gran parte dell’attrezzatura era andata persa in seguito alla caduta. Bob Craig, che non aveva assistito all’incidente udii la voce di Pete Schoening che gli urlava di prendere una piccozza da ghiaccio per ancorare Arthur Gilkey. Allora aveva affrontato il traverso in solitaria e conficcando la piccozza appena sopra il corpo supino di Arthur Gilkey legandola all’intreccio di corde che servivano a trasportare la barella improvvisata. Bob Craig disse a Arthur Gilkey che sarebbero tornati a prenderlo appena avessero finito di piazzare le tende. Quando Bob Bates, Bob Craig e Tony Streather tornarono per prendere il compagno Arthur Gilkey era scomparso. Una valanga aveva trascinato via il margine della cresta, portando con sé quella vittima impotente. Anche se non scambiarono nemmeno una parola durante la discesa, ciascuno di loro si rendeva conto che molto probabilmente la scomparsa di Arthur Gilkey aveva salvato loro la vita. Il team impiegò cinque giorni per raggiungere il campo base. Riuscirono a portare a termine la discesa senza altri incidenti ma il merito fu non solo della forza di questi sette uomini ma anche della sollecitudine con cui si preoccuparono l’uno dell’altro. Il 15 agosto, quando arrivarono al campo, erano tutti demoralizzati, schiacciati dal peso della sconfitta e soprattutto, dal dolore per la perdita del loro compagno. Su una piccola cengia sopra il campo base, gli hunza costruirono un tumulo di pietre in memoria di Arthur Gilkey. Nel corso degli anni, dal 1953 altre targhe dedicate ad alpinisti scomparsi sul K2 sono state aggiunte al memoriale, che è diventato un altare solenne per tutti gli scalatori che piazzano il campo base sul ghiacciaio Godwin-Austen. - Karakorum - Himalaya.

Spunti di narrazione tratti da: K2 la montagna più pericolosa della terra di ED VIESTURS.

 

1953 – 18 agosto - 17 ottobre. Ardito Desio con Riccardo Cassin compiono una ricognizione preliminare nella regione del K2 per osservare da vicino lo Sperone Abruzzi (Cresta Sud-est.) in preparazione alla futura spedizione italiana. - Karakorum - Himalaya.

 

1954 - 31 luglio. Prima ascensione al K2 con la salita in vetta di Achille Compagnoni e Lino Lacedelli (spedizione Ardito Desio), per la Cresta Sud-est. E’ doveroso elencare i diretti protagonisti dell’impresa: Erich Abram, Ugo Angelino, Walter Bonatti, Achille Compagnoni, Cirillo Floreanini, Pino Gallotti Lino Lacedelli, Guido Pagani (medico) Ubaldo Rey, Gino Soldà, Sergio Viotto, e in fine ma non ultimo Mario Puchoz morto per edema polmonare il 21 giugno al secondo campo (quota 6095). - L’assedio è durato 72 giorni: il 31 luglio 1954 Achille Compagnoni e Lino Lacedelli furono in vetta. - Karakorum - Himalaya.

 

1954 - 3 agosto. Leggendo e rileggendo la scarna versione qui riportata della Prima ascensione al K2 (La montagna degli italiani) Karakorum - Himalaya. Mi sembra doveroso riportare da fonti più ufficiali e giornali autorevoli, e non da meno da libri “Montagne di una vita” – “K2 storia di un caso” e Il caso K2 – 40 anni dopo. di Walter Bonatti e molti altri, compreso spunti da Internet, una breve sintesi della verità dei fatti.

Caso K2. – La prima salita alla vetta del K2.

31 luglio 1954 la spedizione italiana guidata dal professore Ardito Desio raggiunge la vetta del K2. La notizia giunge in Italia a mezzogiorno del 3 agosto ed accolta con grande entusiasmo e simbolo della rinascita del paese nel dopoguerra. Ovviamente da quel momento il K2 divenne per tutti la “Montagna degli Italiani”. I due alpinisti che raggiunsero effettivamente la vetta furono Achille Compagnoni e Lino Lacedelli, con il determinante aiuto di Walter Bonatti, anche se il merito va sicuramente all’intero gruppo. La spedizione fu inizialmente segnata dalla morte della guida alpina di Courmayeur Mario Puchoz colpito da edema polmonare. Erich Abram, Walter Bonatti e Ubaldo Rey, fecero il grosso del lavoro di messa in opera delle corde fisse sulla cosiddetta Piramide Nera, la difficile zona rocciosa poco sotto i 7000 metri. Il 30 luglio, il giorno prima della salita finale con un carico di bombole sulle spalle recuperate appena sopra il settimo campo, Walter Bonatti forse meno provato degli altri avanza in testa alla fila, seguito da Pino Gallotti e Erich Abram con i due hunza Amir Mahdi e Isakhan. Arrivati al campo otto, Pino Gallotti non si regge più in piedi, Erich Abram non si pronuncia, ma dall’espressione del suo volto c’è poco da sperare. Lo hunza Isakhan febbricitante, geme come un bambino. Invece Amir Mahdi è ancora in ottime condizioni. Con uno strattagemma Walter Bonatti convince Amir Mahdi ad aiutarlo a portare i due trespoli dell’ossigeno al campo nove dove erano attesi da Achille Compagnoni e Lino Lacedelli, designati per conquistare la cima, ma non riuscirono a raggiungere la tenda del campo. Al sopraggiungere dell’oscurità Walter Bonatti e Amir Mahdi si trovarono così impossibilitati sia a salire sia a scendere. Non ricevendo assistenza dalla ormai vicina tenda di Achille Compagnoni e Lino Lacedelli (non si trova dietro il masso come accordato ma a cinquanta metri  più in alto nascosta dietro la grande fascia rossa). Ed ecco, incredibile, nel profondo silenzio, sulla dorsale che finisce sotto la fascia rocciosa e poco più in quota si accende una luce. Con voce ben distinta e cruda Lino Lacedelli si giustifica, con queste precise parole: “Non vorrai che stiamo fuori tutta la notte a gelare per te!”. – “Avete l’ossigeno? - bene lasciatelo lì e scendete subito”. Walter Bonatti e Amir Mahdi dovettero quindi bivaccare all’aperto in condizioni climatiche proibitive, su un gradino di ghiaccio in mezzo a un ripido canalone che il vento notturno riempiva di neve, senza tenda e senza sacchi a pelo, e sopravvissero solo grazie alla loro eccezionale forza fisica. Amir Mahdi riportò gravi congelamenti che portarono all’amputazione di tutte le dita dei piedi. Questo episodio è all’origine di tutta serie di polemiche, calunnie, accuse, perfino di fronte a tribunali, che coinvolsero i protagonisti della vicenda e si trascinarono per 54 anni, dando origine al cosiddetto Caso K2.

Secondo la relazione pubblicata all’epoca da Ardito Desio, la mattina successiva al trasporto dei basti con le bombole di ossigeno da parte di Walter Bonatti e Amir Mahdi, Achille Compagnoni e Lino Lacedelli, sarebbero scesi a prendere le bombole (che garantivano una pressurizzazione pari a 6000 metri anche alla quota di 8100 metri), dove Walter Bonatti e Amir Mahdi le avevano lasciate ( a poca distanza dal campo nove) e con esse avrebbero fatto la salita finale; l’ossigeno tuttavia, secondo il loro racconto, si sarebbe esaurito due ore prima (a quota 8400) e quindi i due alpinisti avrebbero raggiunto la vetta del K2 senza respirare ossigeno supplementare, portando comunque con sé i bastini con le bombole ( dal peso complessivo di 19 chilogrammi per alpinista) per lasciarli in vetta come segno della loro conquista. Al ritorno entrambi sarebbero stati in condizioni psicofisiche difficili e Achille Compagnoni, che in un primo tempo disse di avere ceduto in vetta i suoi guanti a Lino Lacedelli ma che poi sarebbero volati nel vento mentre scattava le foto (la versione venne poi modificata), riportò gravi congelamenti alle mani, per i quali fu necessario l’amputazione di due dita.

“Il caso K2 – 40 anni dopo”. di Walter Bonatti - Revisione della versione ufficiale.

La versione secondo cui l’ossigeno sarebbe terminato prima di raggiungere la vetta è stata ufficialmente smentita dal CAI a seguito delle risultanze della commissione dei tre saggi, che ha pubblicato la propria relazione nel 2008. Secondo la versione rivista, l’ossigeno sarebbe stato utilizzato fino alla cima. La prova è costituita da 2 foto scattate sulla cima dai due alpinisti: in una si vede Achille Compagnoni ancora con la maschera dell’ossigeno; nell’altra Lino Lacedelli con tracce di brina intorno alla bocca, come se si fosse tolto da poco la sua maschera di ossigeno. A sottolineare questo fatto si deve il merito al dottor Robert Marshall di Melboure, un medico chirurgo che dopo un’analisi approfondita e puntigliosa fornendo una documentazione singolare, tanto più inattesa in quanto era già da sempre a disposizione degli osservatori. Achille Compagnoni e Lino Lacedelli avrebbero respirato l’ossigeno delle bombole per circa 10 ore, vale a dire che era completamente cariche. I due avrebbero cominciato la salita finale non prima delle 8,30 partendo dal luogo del forzato bivacco notturno di Walter Bonatti e Amir Mahdi dove avrebbero recuperato le bombole lasciate in bella vista e scoperte dalla neve da Walter Bonatti. Risulta pertanto completamente valida la versione di Walter Bonatti.

 

1955 - La fama di Walter Bonatti è ormai consolidata ancor prima della convocazione per la spedizione italiana al K2 - Karakorum - Himalaya, nel corso della quale ha ancora una volta la ventura di dimostrare l’eccezionalità della sua resistenza fisica con un terribile e discusso bivacco a 8.000 metri di quota.

La spedizione al K2 per Walter Bonatti è una parentesi triste. In seguito a circostanze non ancora del tutto chiare, egli deve abbandonare a poche centinaia di metri dalla vetta e si trova costretto a bivaccare con attrezzatura leggerissima a quasi 8000 metri di quota.

A dispetto di ogni teoria che voleva il contrario, anche da quest’esperienza uscirà indenne, dimostrando che le possibilità dell’uomo non hanno certamente un limite definito.

 

1960 – Una spedizione tedesco-americana guidata da Bill Hackett sale per la Cresta Sud-est del K2 (Sperone Abruzzi) ma il continuo maltempo impedì di superare la Piramide Nera. La spedizione era composta da 6 alpinisti. - Karakorum - Himalaya.  

 

1975 – Una spedizione inglese tenta di salire dalla parete Ovest del K2. Fra i vari componenti troviamo Chris Bonington, Doug Scott e Dougal Haston senza riuscirci. - Karakorum - Himalaya.

 

1975 – I gemelli James Jim Whittaker e Lou Whittaker guidarono un team di alpinisti americani per la Cresta Nord-Est del K2, la seconda vetta più alta della Terra, in Pakistan. A questa spedizione fece parte anche Jim Wickwire, ma il tentativo fallisce perché affitti da continue tempeste e da incomprensioni interne che gli alpinisti finirono per litigare così male uno con l'altro che la coesione della squadra è crollato e non hanno mai fatto molta strada per raggiungere la vetta. La squadra profondamente divisa aveva tentato un percorso per la Sella Savoia, fino a 6700 m, che fino ad oggi rimane inviolato. - Karakorum - Himalaya.

 

1976 – 14/15 agosto. Una spedizione polacca guidata da Janusz Kurczab e composta da: Eugeniusz Chrobak, Leszek Cichy, Andrzej Czok, Ryszard Dmoch, Janusz Ferenski, Kazimierz Glazek, Marek Grochowski, Andrzej Heinrich, Jan Holnicki-Szule, Piotr Jasinski, Piotr Kintopf (medico), Jan Koisar (medico), Marek Kowalczyk, Wojciech Kurtyka, Andrzej Lapinski, Tadeusz Laukajtys (vice capogruppo), Janusz Onyszkiewicz e Wojciech Wroz tentano per la Cresta Nord-est di raggiungere la vetta del K2 e due componenti della spedizione Eugeniusz Chrobak e Wojciech Wroz raggiungono l’onorevole quota di 8400 metri, ma poi si fermarono. La riserva di ossigeno stava terminando. Avevano bisogno di mantenere il resto dell’ossigeno per la loro discesa sicura e circostanze impreviste. Questo versante era già stato tentato nel 1902 dalla spedizione di Oscar Eckenstein. - Karakorum - Himalaya.

 

1977 - 8 agosto. La seconda ascensione del K2 fu effettuata solo 23 anni dopo, per la stessa via di salita della Spedizione italiana. (Cresta Sud-est.). Da una spedizione mista Giapponese-Pakistana, composta da non meno di cinquantatré membri, e si avvalse di millecinquecento portatori! Salirono per la Via normale dello Sperone Abruzzi guidata da Ichiro Yoshizawa. In vetta: 6 giapponesi Shoji Nakamura, Tsuneo Shigehiro, Takeyoshi Takatsuka, Mitsuo Hiroshima, Masahide Onodera, Hideo Yamamoto. Un aspetto positivo fu che per la prima volta arrivò in cima anche un nativo pakistano l’hunza Ashraf Aman, tutti con ossigeno. Tuttavia il mondo dell’alpinismo considerò la spedizione un passo indietro, un ritorno al passato, decisamente antiquata, per nulla al passo con il pensiero corrente di quegli anni. Realizzarono un film35 mm. - Karakorum - Himalaya.

 

1978 – 12 giugno. Un team britannico guidato da Chris Bonington con Peter Boardman, Paul Braithwaite, Nick Escourt, Doug Scott, Joe Tasker, Jim Duff (medico) e Tony Riley (cameraman) tentano la Cresta Ovest del K2. A quel tempo, il K2 era stato scalato con successo solo due volte ma la Cresta Ovest non ancora. Peter Boardman e Joe Tasker raggiunsero l'altezza di circa 6700 m, ma la salita venne interrotta per la caduta di una valanga che uccise il forte Nick Escourt a una quota di circa 6500 m. Con la sua morte la Gran Bretagna ha perso uno dei suoi più importanti alpinisti della spedizione. - Karakorum - Himalaya.

 

1978 –luglio. La spedizione americana capeggiata da Jim Wickwire fissano il capo base al K2 a 4950 m. e poi il campo base avanzato a 5334 m. ben oltre lo Sperone Abruzzi I componenti sono: Craig Anderson, Terry Bech, Chris Chandles, Skip Edmunds, Diana Jagersky, Louis Reichardt, Rick Ridgeway, John Roskelley, Robert Schller, William Sumner, James Wickwire, Cherie Bech (australiana) e Dianne Robertes, che si trovava sulla montagna semplicemente perché era la moglie del leader della spedizione Jim Wickwire creando dei dissapori nell’interno del team perché ancora nessuna donna nel 1978 aveva salito il K2. Ponendo le tre figure femminili in rivalità. Poi gli scalatori si portano alla base della Cresta Nord-est il 12 luglio, sulle orme del tentativo polacco del agosto 1976 e quattro componenti vanno a compiere La terza ascensione al K2. - Karakorum - Himalaya.

 

 

1978 – 6/7 settembre. La terza ascensione al K2 venne effettuata da una spedizione statunitense capitanata da James Jim Whittaker. Anche questo team fu lacerato da divisioni interne ma alla fine riuscì a portare quattro alpinisti stupendi in vetta. La montagna venne scalata e comprovata per la prima volta senza ossigeno dagli americani John Roskelley, Rick Ridgeway e Louis Reichardt (Jim Wickwire usò un pò d’ossigeno, ma in vetta rimase senza e sopravvisse ad un bivacco in solitaria, all’aperto a 8460 m.). Gli americani completarono il tratto superiore dello Sperone Abruzzi dopo aver traversato sulla Spalla, provenienti dalla lunga e difficile Cresta Nord-est, già tentata in passato ma mai fino in cima. Il team era composto da 12 alpinisti di cui 2 donne per la prima volta al K2 - Karakorum - Himalaya.

 

1979 – 10 giugno – 04 novembre. Una gigantesca spedizione francese con 30 tonnellate di materiale tenta per la cresta Sud-Sudovest, una delle vie più ripide del K2 di raggiungere la vetta, raggiungendo comunque la considerevole altezza di 8400 metri con 5 tentativi. Capitanati da Bernard Mellet e composta da 14 alpinisti: Dominique Chaix (medico) Daniele Monaci, Yannick Seigneur, Jean Coudray, Jean-Claude Mosca, Maurice Barrard, Pierre Beghin, Patrick Cordier, Xavier Fargeas, Yvan Ghirardini, Marc Galy, Thierry Leroy e Jean-Marc Boivin. Questo tentativo al K2 segna la fine di pesanti spedizioni Himalayane. - Karakorum - Himalaya.

 

1979 – 10 giugno – 04 novembre. La colossale spedizione francese diretta da Bernard Mellet con un grande impegno nazionale (1400 portatori, con 30 tonnellate di materiale). Obiettivo: la “Magic Line”. Membri: Yannick Seigneur, Maurice Barrard, Pierre Beghin, Jean-Marc Boivin, Dominique Chaix (medico), Patrick Cordier, Jean Coudray, Xavier Fargeas, Marc Galy, Yvan Ghirardini, Thierry Leroy, Daniele Monaci, Jean-Claude Mosca e Dominique Marchal.

Fissano campi a 5600 m, 6300 m. (Sella Negrotto), 6950 m, 7500 m, 8000 m. e 8350 m. (campo 6). Verso i 7000 metri c’è una sezione rocciosa con difficoltà fino al V+. Il portatore hunza Laskhar Khan muore per un attacco di cuore portando il carico al campo 4 . Tra i portatori Baltì si distingue il non ancora noto “Little“ Karim. Jean-Marc Boivin si lancia con il deltaplano dal campo 4. Il tentativo si ferma il 9 settembre a 8380 m. Daniele Monaci e a 8450 m. Thierry Leroy, con l’inverno alle porte. - Karakorum - Himalaya.

 

1979 – 12 luglio. La spedizione internazionale diretta da Reinhold Messner progetta la cosiddetta “Magic Line”, una nuova via lungo il Pilastro Sud del K2 sulla base di foto aeree. Arrivati sul posto, però i componenti della spedizione constatano l'impossibilità di salire il pilastro e decidono di salire per la Via normale dello Sperone Abruzzi. Reinhold Messner divide quindi la spedizione in tre gruppi che si muoveranno autonomamente. Reinhold Messner insieme Michael Dacher raggiunge la vetta il 12 luglio. (Quarta ascensione). Si tratta della prima ascensione della montagna in stile alpino (il K2 era già stato salito senza l'uso di ossigeno nel 1978, ma da parte di una spedizione pesante). Gli altri due gruppi, formati da Alessandro Gogna, Friedl Mutschlechner, Robert Schauer e Joachim Hoelzgen, non riescono a raggiungere la vetta a causa del sopravvenuto maltempo. Della spedizione faceva parte anche Renato Casarotto, che tuttavia non partecipa ai tentativi finali. - Karakorum - Himalaya.

 

1979 – 12 luglio. Reinhold Messner Organizza una spedizione internazionale con un ambizioso obiettivo, quello di salire l’elegante Cresta Sud-Sudovest del K2, battezzata poi durante i preparativi “Magic Line”, che sale diritta alla vetta dalla Sella Negrotto. Fanno parte della spedizione l’austriaco Robert Schauer, i tedeschi occidentali Joachim Hoelzgen (reporter), Michael Dacher e Ursula Grether (medico) e gli italiani Renato Casarotto, Friedl Mutschlechner e Alessandro Gogna. Per un infortunio Ursula Grether deve abbandonare già durante la marcia d’avvicinamento; il portatore Alì figlio di Kazim, cade in un crepaccio vicino al campo base e muore. Dopo alcune ricognizioni (una perfino sulla nervatura centrale del versante Sud, futura via Kukuczka), la squadra accantona il progetto della “Magic Line” per affrontare invece la salita dello Sperone Abruzzi senza portatori e senza ossigeno (lasciato al campo base solo per eventuale uso medico). Vengono quindi stabiliti tre campi, sulle orme degli italiani di Ardito Desio e dei giapponesi: date le caratteristiche di leggerezza della spedizione, i campi corrispondono rispettivamente al campo due quotato 6095 m, campo cinque 6678 m. e campo sette 7345 metri della spedizione di Ardito Desio; questo assetto di campi sarà poi quello normale cui si atterranno tutte le successive spedizioni. I due portatori hunza portano carichi non oltre il campo uno. Reinhold Messner e Michael Dacher, dopo aver posto una tendina a 7950 metri (campo 4) giungono in vetta il 12 luglio (Quarta ascensione). - Karakorum - Himalaya.

 

1979settembre. Pierre Béghin chiamato a partecipare alla spedizione nazionale francese si è messo in luce nel tentativo allo Sperone Sudovest del K2 e ha trovato la definitiva conferma delle proprie eccezionali possibilità. Inizia così una serie impressionante di realizzazioni sulle montagne più alte del mondo, tutte all’insegna delle grandi difficoltà tecniche e psicologiche.

Pierre Béghin infatti non è interessato alla “corsa agli Ottomila” per le vie normali, che considera un obiettivo alla moda ma non un’impresa eccezionale. - Karakorum - Himalaya.

 

1979 – 6 settembre. Jean Marc Boivin partecipa al tentativo nazionale francese allo Sperone Sudovest del K2. Il nuovo amore per il deltaplano gli consente exploit sempre più originali e strabilianti come lo spettacolare salto dalla Cresta Sud-Ovest del K2 realizzando il record del mondo di altitudine nel lancio con deltaplano (campo IV a 7600 m.). Ogni tabù è spazzato per sempre, non ci sono più limiti alla fantasia. - Karakorum - Himalaya.

 

1980 – maggio. Peter Boardman capo spedizione inglese e Joe Tasker con Doug Scott tornano sulla Cresta Ovest del K2 già tentata da loro tre nel 1978. A questa spedizione fa parte anche Dick Renshaw. Nel loro percorso cercano di evitare il pendio della valanga del 1978 ma anche questa volta si rivela troppo difficile e la squadra rivolge la propria attenzione allo Sperone Abruzzi. Sul loro secondo tentativo su questa via raggiunsero l’altezza di 8077 m, ma la loro tenda fu travolta da una valanga nel bel mezzo della notte. Un terzo e ultimo tentativo è stato abbandonato a causa di tempeste sulla montagna. - Karakorum - Himalaya.

 

1981 – Una spedizione franco–tedesca guidata da Yannick Seigneur tentano una nuova via per la Parete Sud del K2 e arrivano fino a 7400 m. con quattro alpinisti. - Karakorum - Himalaya.

 

1981 7 agosto. Fu salita la Cresta Ovest, versante Sudovest, del K2 da parte di una spedizione giapponese guidata da Teruoh Matsuura; si trattò di una salita di particolare importanza anche a livello locale: in cima, oltre al giapponese Eiho Ohtani, giunse il primo pakistano, Nazir Sabir. Con ossigeno. Quinta ascensione e prima per la Cresta Ovest - Karakorum - Himalaya.

 

1982Kurt Diemberger. Esplorazione del K2 (8616 m.) dal versante cinese, dei Gasherbrum, del Shaksgam. - Karakorum - Himalaya.

 

1982 – Una grande spedizione Polacca guidati da Janusz Kurczab composta da 21 alpinisti tentano l’inviolata Cresta Nord-Ovest la Via per la Sella Savoia al K2 senza permesso, ma gli viene imposto di scendere perché osservati dalla parte cinese. Raggiunsero gli 8200 m. e stesero 3500 m. di corde fisse. - Karakorum - Himalaya.

 

1982 – 15 luglio. La spedizione austriaca composta di 5 alpinisti e guidata da Hanns Schell e Alois Furtner con Georg Bachler, Walter Losch e Werner Sucher. Questi tre austriaci hanno raggiunto la vetta del Broad Peak il 23 luglio e si affrettarono a sfruttare il bel tempo per la salita del K2. Il 27 luglio, tutti i cinque austriaci erano nel campo avanzato del K2, dove i membri di una spedizione polacca erano da poco arrivati. Gli austriaci salirono sulla parete Sud-Est del K2 arrivano a quota 7350 m. poi interrompono la salita per aiutare nel trasporto la salma della polacca Halina Kruger morta al Campo 2. Gli austriaci hanno portato il corpo verso il basso sopra la parte più pericolosa e difficile tra il Campo due e il Campo uno il 31 luglio. - Karakorum - Himalaya.

 

1982 – 18 luglio. Spedizione polacca al K2, per lo Sperone Abruzzi, esclusivamente composta da 11 donne capitanate da Wanda Rutkiewicz arrivata al campo base con le stampelle per un incidente occorsole sul Monte Elbrus (Caucaso) l'anno precedente, e quindi il comando della spedizione passa al vice leader, Halina Kruger-Syrokomska, uno dei più esperti alpinisti polacchi donna. I componenti erano: Marianna Stolarek, Danuta Wach, Anna Czerwinska, Krystyna Palmowska, Jolanta Maciuch, Ewa Panejko-Pankiewicz, Aniela Lukaszewska, Christina De Colombel, Anna Okopinska e Alicja Bednarz. Il 30 luglio 12° giorno dell’arrivo della spedizione, morì al campo 2, a 6700 metri Halina Krüger per un improvviso arresto cardiaco. Grazie alla spedizione austriaca Halina Kruger-Syrokomska fu portata ai piedi del K2 in un luogo di sepoltura che ha già una storia “Il Memorial Gilkey”. La spedizione polacca ricominciò l'ascesa il 4 agosto. Christine De Colombel, Krystyna Palmowska e Anna Czerwinska raggiunto l'altezza di 7100 metri, il 7 agosto Nonostante il maltempo la spedizione ha fatto ripetuti tentativi di salire più in alto non riusciti a causa di cattive condizioni atmosferiche. - Karakorum - Himalaya.

 

1982 – 14/15 agosto. Una spedizione enorme giapponese è riuscita a raggiungere la vetta del K2 dalla Cresta Nord versante cinese. Senza ossigeno, guidata da Isao Shinkai e Masatsugu Konish. I primi salitori di questa spedizione erano Naoe Sakashita, Yukihiro Yanagisawa e Hiroshi Yoshino bivaccarono in piena tormenta senza riparo a oltre 8300 m. sulla via del ritorno: sopravvissero, ma il giorno seguente Yukihiro Yanagisawa precipitò nella discesa. Il giorno dopo Hironobu Kamuro, Haruichi Kawamura, Tatsuji Shigeno, Kazushige Takami tutti raggiunsero la vetta ma forse furono troppi 7 alpinisti per quel periodo per una spedizione senza ossigeno. - Lo Spigolo Nord, dal versante cinese è un grandioso ed elegante sperone di oltre 4000 metri di sviluppo è forse la più accattivante via della catena himalayana. (Sesta ascensione.) - Karakorum - Himalaya.

 

1983 Antonio Trabado capo spedizione spagnolo tenta di raggiungere per la Parete Ovest la vetta del K2 con il suo gruppo, ma dopo due settimane di maltempo la maggior parte della squadra decidono di lasciare il K2. Il leader Antonio Trabado trovandosi senza un partner chiede aiuto al portatore di alta quota Little Karim di tentare con lui la salita. Raggiungono gli 8200 metri poi Antonio Trabado subisce una sindrome psicotica e non riesce più a proseguire. Little Karim con molta pazienza e tempo riesce a portarlo al campo base salvo. - Karakorum - Himalaya.

 

1983 – Spedizione italiana al K2 dal versante Shaksgam: Kurt Diemberger e Julie Tullis fondano “l’équipe cinematografica più alta del mondo”, lavorando e arrampicando insieme fino a 8000 metri di quota. - Karakorum - Himalaya.

 

1983 - La spedizione inglese di Doug Scott tenta il Pilastro Sud del K2, in stile alpino con Andy Parkin, Roger Baxter-Jones e Jean Afanassieff ma si ritirarono quando Jean Afanassieff accusò un forte malore sintomi di edema celebrale a quota 7500 metri, praticamente alla spalla della Cresta Sud-est. - Karakorum - Himalaya.

 

1983 - 30 giugno Una spedizione composta da nove Navarra guidati da Gregory Arizona, il gruppo (che ha completato Mari Abrego, Josema Casimiro, Jose Maria Donazar, Juan Mari "Pitxi" Eguillor, Garaioa Javier, Javier Muru, Agostino Setuain e Jesus Moreno tentano per ben due volte di salire per lo Sperone Abruzzi al K2 raggiungendo la quota di 7500 metri ma il maltempo li ha privati di salire oltre. Il 24 luglio, il gruppo ha rinunciato alla cima. " E' stato molto frustrante perché abbiamo avuto grandi speranze, ma abbiamo fatto del nostro meglio", disse Gregory Arizona. - Karakorum - Himalaya.

 

1983 – 30 luglio. Mari Abrego della spedizione navarra (spagnola) non smette di provarci e ha cercato un'ultima possibilità per salire dallo Sperone Abruzzi del K2. Forma una cordata con il britannico Roger Baxter Jones e con lui raggiungono gli 8450 metri, in un tentativo posteriore all’abbandono delle loro spedizioni, ma anche loro devono rinunciare alla vetta. - Karakorum - Himalaya.

 

1983 – 31 luglio - 4 agosto. La spedizione italiana di Francesco Santon affronta l’elegante Spigolo Nord del K2 già superato dai giapponesi di Isao Shinkai nel 1982. - Agostino Da Polenza con il compagno cecoslovacco Joseph Rakoncaj toccarono il cielo del K2 il 31 luglio del 1983 seguiti da Sergio Martini e Fausto De Stefani il 4 agosto 1983. Si trattò della prima scalata italiana della Parete Nord. Ovviamente in puro stile alpino, cioè senza ossigeno. - La spedizione italiana di Francesco Santon era composta da 22 componenti. - Settima ascensione. - Oltre ai già citati Agostino Da Polenza con il cecoslovacco Joseph (Joska) Rakoncaj, Sergio Martini e Fausto De Stefani facevano parte: Soro Dorotei, Giuliano De Marchi, Giorgio Peretti, Adalberto Soncini, Luigi (Gigio) Visentin, Almo Argentero, Marco Cortecolo, Pierangelo Zanga, Luca Gianbisi, Mario Lacedelli, Rolando Menardi, Marco Preti, Rodolfo Cappelletti, Giuseppe Simini (medico) Cristina Smiderle (medico) con Kurt Diemberger per le riprese cinematografiche e ascensione, con Julie Tullis, fino a quota 7350, realizzando il filmato “K2, the elusive summit”. - Karakorum - Himalaya.

 

1984 – Primavera - Una spedizione internazionale guidata dallo svizzero Stefan Worner tentano di salire per lo Sperone Abruzzi al K2. Con lui c’era Markus Itten raggiungendo la quota di 7500 metri. Della spedizione per via dei permessi fecero parte anche Kurt Diemberger e Julie Tullis che a 7300 metri, una delle ben note bufere del K2 li costringe per la quinta volta a ripercorrere, in discesa, lo Sperone Abruzzi. - Karakorum - Himalaya.

 

1984 – 18 luglio. Kurt Diemberger e Julie Tullis essendo stati autonomi alla salita del K2, non riuscendo però a raggiungerne la vetta; essendo in zona, decisero di salire il Broad Peak, di cui raggiunsero la vetta in quattro giorni. Dopo altri lavori cinematografici, i due organizzeranno una spedizione al K2 per il 1986. - Karakorum - Himalaya.

 

1985 – 19 giugno. Gli svizzeri Norbert Joos e Marcel Ruedi facenti parte della spedizione guidata da Erhard Loretan raggiungono la vetta del K2 salendo per la Via normale dello Sperone Abruzzi.

 - Ottava ascensione. - Nella discesa Norbert Joos ha subito gravi congelamenti ai piedi che lo costringeranno ad un esperienza dolorosa, all’amputazione delle dita dei piedi. - Karakorum - Himalaya.

 

1985 - 4-6 luglio. Erhard Loretan leader della spedizione svizzera dopo due tentativi sulla Parete Sud del K2 (8611 m), con Pierre Morand e Jean Troillet raggiungono la vetta del K2 per lo Sperone Abruzzi. Con loro giunge in vetta il francese Eric Escoffier della spedizione francese guidata da Daniel Lacroix anche loro impegnati a salire il K2 per Sperone Abruzzi. Nona  ascensione. - Karakorum - Himalaya.

 

1985 - 5-7 luglio. Correndo giù per il Baltoro, Eric Escoffier tenta di ripetere un altro exploit spostatosi sul K2 con lo svizzero Stéphane Schaffter e Daniel Lacroix. Giunge in vetta dopo due giorni, ma con lo svizzero Erhard Loretan a sua volta impegnato sullo Sperone degli Abruzzi. Diviene il primo francese a salire sul K2 realizzando il suo Terzo 8000. In discesa incrocia a passo di corsa il privatissimo compagno Daniel Lacroix, detto Javel, che morirà nella discesa dopo poche ore in circostanze misteriose. - Decima ascensione. - KarakorumHimalaya.

 

1985 7-24 luglio. Una spedizione giapponese guidata da Kazuoh Tobita sale per lo Sperone degli Abruzzi al K2, tre di essi raggiunsero la vetta: Murakami Kazunari con ossigeno, Kenji Yoshida con ossigeno e Noboru Yamada senza ossigeno. In un primo momento fu contestata oggi è omologata. – Undicesima ascensione - KarakorumHimalaya.

 

1985 – La spedizione internazionale guidata da Wojciech Kurtyka fallisce il tentativo di salita del K2 per Sperone degli Abruzzi raggiungendo solo 7000 metri. - KarakorumHimalaya.

 

1986 – E’ l’anno delle tragedie. Sul K2 – montagna solitaria, mitizzata e temuta fino al 1980 – si consuma all’insegna dell’affollamento la più spaventosa odissea del decennio. - Il 1986 entrò nella storia del K2. - Nell’estate ben 11 spedizioni tentano il K2 con innumerevoli exploit, infatti, a fronte di 27 tentativi di salita vi sono stati 13 tragiche morti, di cui 5 nel periodo tra il 6 agosto ed il 10 agosto.

Sull’ambitissimo Sperone Sud-ovest (la “Magic line”) di Reinhold Messner) operano contemporaneamente Renato Casarotto, l’équipe di “Quota 8000” e un gruppo americano; il (21 giugno) una valanga travolge e uccide due giovani alpinisti dell’Oregon: Alan Pennington e John Smolich. Due giorni più tardi (23 giugno) l’équipe franco-polacca composta da Liliane Barrard e Maurice Barrard, Michel Parmentier e Wanda Rutkiewicz tocca la cima dalla Via Normale del K2, e fu la prima donna ad arrivare in vetta seguita dalla francese Liliane Barrad, ma in discesa vennero sorpresi dalla bufera e Liliane Barrad e Maurice Barrad non fecero più ritorno. Il (16 luglio) Renato Casarotto precipita in un crepaccio vicino al campo base, ma ai primi di agosto le varie cordate riprendono la strada della vetta. Altri sette alpinisti la raggiungono, ma il tempo cambia di nuovo e Julie Tullis, Alan Rouse, Alfred Imitzer, Hannes Wieser e Dobroslawa Wolf-Miodiowicz muoiono di sfinimento.

Alla lunga lista vanno aggiunti i due fortissimi polacchi Tadeusz Piotrowski e Wojchiech Wroz, caduti al ritorno da due eccezionali exploit: Tadeusz Piotrowski ha aperto con Jerzy Kukuczka una complessa e interminabile via nuova sulla Parete Sud, in stile alpino, raggiungendo esausto la cima; Wojchiech Wroz ha finalmente risolto con Przemyslaw Piasecki e Peter Bozikiem il rebus dello Sperone Sud-ovest, ma è precipitato dopo la vetta.

Gli alpinisti di “Quota 8000”, infine, salgono e scendono in velocità lo Sperone degli Abruzzi, ma meglio di tutti fece lo specialista francese Benoit Chamoux che raggiunge la cima quasi di corsa, in giornata. Proprio lui che aveva già realizzato la solitaria al Broad Peak in 16 ore nella stessa stagione. - Non per stendere una sterile lista di nomi ma sembra doveroso ricordare quelle persone che nel nome del K2 hanno perso la vita: John Smolich, Alan Pennington, Maurice Barrard, Liliane Barrard, Tadeusz Piotrowski, Renato Casarotto, Wojchiech Wroz, Mohammed Ali, Julie Tullis, Alan Rouse, Hannes Wieser, Alfred Imitzer, Dobrosława Miodowicz-Wolf. - Karakorum - Himalaya.

 

1986 - 21 giugno. Il primo incidente di quell’anno funesto sul K2 con un bilancio di 13 tragiche morti, ha luogo quella la mattina alle 5,30. Una cordata statunitense, impegnata sulla “Magic Line”, viene investita da una valanga mentre sta salendo alla Sella Negrotto: i due componenti, Alan Pennington e John Smolich, vengono travolti in pieno. Il corpo di Alan Pennington viene ritrovato più tardi in giornata, e tumulato presso il Memorial Gilkey, mentre il corpo di John Smolich non viene ritrovato. La spedizione americana decide di conseguenza di abbandonare l'attività, mentre la spedizione di “Quota 8000” decide di concentrarsi sulla sola ascensione per la Via Normale. - Karakorum - Himalaya.

 

1986 - 23 giugno. L’équipe franco-polacca guidata da Maurice Barrard con Liliane Barrard, Michel Parmentier e Wanda Rutkiewicz toccano la cima del K2 dalla Via normale dello Sperone Abruzzi. La polacca Wanda Rutkiewicz è stata la prima donna ha raggiungere la vetta del K2, precedendo di mezz'ora la francese Liliane Barrard; ma in discesa vennero sorpresi dalla bufera: Maurice Barrard con Liliane Barrard non fecero più ritorno. Entrambe le due donne erano salite come gli altri senza ossigeno. – Dodicesima ascensione - La montagna non è ancora stata scalata in periodo invernale. - Karakorum - Himalaya.

 

1986 - 23 giugno. I due alpinisti baschi, Mari Abrego e Josema Casimiro che condividevano il permesso con l'italiano Renato Casarotto per problemi burocratici, raggiungono per lo Sperone degli Abruzzi (via "normale") la vetta del K2. - Tredicesima ascensione - Divenendo i primi due spagnoli a salire la seconda vetta più alta del mondo. - Karakorum - Himalaya.

 

1986 – luglio. In quel periodo le condizioni della montagna apparivano proibitive, con troppa neve accumulata che rendeva impossibile sul K2 per lo Sperone Sud Sud-Ovest superare difficoltà su roccia valutate attorno al quinto grado della “Magic Line”. Dopo aver effettuato un tentativo anche i forti alpinisti della spedizione italiana di “Quota 8000” diretta da Agostino Da Polenza, che contava nomi come quelli di Gianni Calcagno, Tullio Vidoni, Soro Dorotei, Martino Moretti, Benoit Chamoux, rinunciano, decidendo di concentrarsi su una sola ascensione per la Cresta Sud-est, dello Sperone Abruzzi, Via Normale. - Karakorum - Himalaya.

 

1986 - 5 luglio. Gli alpinisti di “Quota 8000”, composta da Agostino Da Polenza, Gianni Calcagno, Tullio Vidoni, Soro Dorotei, Martino Moretti, Benoit Chamoux, infine, salgono e scendono in velocità dal K2 per la Cresta Sud-est, dello Sperone Abruzzi, Via Normale. – Quattordicesima ascensione - Ma meglio di tutti fece lo specialista francese Benoit Chamoux che raggiunge la cima quasi di corsa, in giornata, esattamente in 23 ore salì dai 5300 metri della base dello Sperone Abruzzi agli 8611 m. della vetta. Stabilendo un record ancor oggi inviolato. Proprio lui che aveva già realizzato la solitaria al Broad Peak in 16 ore nella stessa stagione. Della spedizione di “Quota 8000” guidata da Agostino Da Polenza faceva parte anche Josef Rakoncaj della Repubblica Ceca unica persona in vetta al K2 per due volte. La prima volta per lo Sperone Nord il 4 agosto del 1983 - Karakorum - Himalaya.

 

1986 - 5 luglio. La spedizione internazionale guidata da Karl Herrligkoffer e composta dagli svizzeri Beda Fuster e Rolf Zemp salgono in vetta al K2 per lo Sperone Abruzzi, Via Normale. - Quindicesima ascensione - Mentre gli altri due componenti polacchi Jerzy Kukuczka e Tadeusz Piotrowski apriranno una via nuova sulla Parete Sud, nervatura centrale, via Kukuczka-Piotrowski del K2 in stile alpino, raggiungendo la vetta 8 luglio senza ossigeno, e scendono poi per la Via normale. - Karakorum - Himalaya.

 

1986 - 8 luglio. Nell’estate ben 11 spedizioni tentano il K2.

I polacchi Jerzy Kukuczka e Tadeusz Piotrowski (spedizione Karl Herrligkoffer), aprono una complessa e interminabile via nuova sulla Parete Sud, nervatura centrale, via Kukuczka-Piotrowski del K2 in stile alpino, raggiungono la vetta, senza ossigeno, e scendono poi per la Via normale. Bivaccano a 8300 m, dove aveva bivaccato la spedizione dei Liliane Barrard e Maurice Barrard, ed il 9 luglio scendono al campo 4, dove trascorrono la giornata, per riprendere la discesa la mattina del 10 luglio. Poco sotto la spalla del K2, Tadeusz Piotrowski perde un rampone; nel tentativo di mantenersi in equilibrio, perde anche il secondo, e precipita. Il suo corpo non fu mai ritrovato. - Sedicesima ascensione - Karakorum - Himalaya.

 

1986 - 16 luglio. Renato Casarotto il grande alpinista vicentino tenta di risolvere per la terza volta l’ambito problema himalaiano al K2: la “Magic Line”, lungo lo Sperone Sud-sud-ovest. Ma a soli 300 metri dalla vetta preferisce prudentemente rinunciare a causa di un cambiamento delle condizioni atmosferiche. In discesa, ormai al sicuro dalle maggiori difficoltà tecniche, per il cedimento di un ponte di neve cade in un crepaccio profondo 40 m. a soli 20 minuti dal campo base.

Riesce a dare l’allarme via radio e viene raggiunto dagli italiani del gruppo di “Quota 8000” che ne seguivano la discesa da lontano col binocolo e lo avevano visto scomparire nel crepaccio. È ancora vivo ma ferito gravemente. La notte trascorre febbrilmente, con l’equipe di soccorso che riesce a riportarlo in superficie. Renato Casarotto tenta qualche passo, ma quasi subito si accascia sul suo zaino, morendo poco dopo per le numerose emorragie interne, tra le braccia di Gianni Calcagno. È il 16 luglio 1986. Viene tumulato in un crepaccio, per restituirlo alla montagna. - Karakorum - Himalaya.

 

1986 – 1/2 agosto. Una seconda spedizione statunitense “First American Mountaineering Expedition” guidata da Lance Owens mira a salire per la Parete Nord, dal versante cinese del K2. Gli alpinisti sono, George Lowe, Alex Lowe, David Cheesmond, Gregg Cron, Steven Swenson, Catherine Freer e Choc Quuin. Il 3 agosto George Lowe, Alex Lowe e Steven Swenson proseguono per il campo avanzato ma Steven Swenson è bloccato da un edema che lo costringe a scendere in basso dove trova l’ossigeno. La spedizione raggiunge solo la quota di 8100 m. - Karakorum - Himalaya.

 

1986 – 2/3 agosto. Tomo Česen che fa parte di una spedizione jugoslava guidata da Viki Groielj apre una nuova via, senza compagni, in solitaria, salendo dallo Sperone Sud alla spalla della Cresta Sud-est a 7750 m. o "Via Cesen" al K2 - variazione dello Sperone degli Abruzzi, a cui si ricongiunge in appena 17 ore di arrampicata. Senza ossigeno. La linea era già stata tentata dalla spedizione inglese di Doug Scott nel 1983. È forse la via più sicura in quanto evita il primo grande ostacolo dello Sperone Abruzzi, la “Piramide Nera” (per di più è uno dei fortunati alpinisti che tornano indietro dalla montagna, nella tragica estate del 1986). Si comincia a parlare di lui a livello internazionale. - Karakorum - Himalaya.

 

1986 - 3 agosto. L’enorme spedizione della Corea del Sud (diciannove membri) guidata da Kim Byung-Joon raggiungono la vetta del K2 salendo per lo Sperone degli Abruzzi con tre dei suoi alpinisti: Jang Bong-Wan, Kim Chang-Sun e Chang Byong-Ho utilizzando l’ossigeno. Vi sono ancora pareri contrastanti circa la partenza dal campo 4 dal momento che raggiunsero la cima alle 16,15, se fossero partiti alle 6 avrebbero impiegato dieci ore e un quarto, sarebbero cioè stati più lenti di chi saliva senza ossigeno. - Diciassettesima ascensione - Karakorum - Himalaya.

 

19863/4 agosto. La cordata polacco-ceca Wojchiech Wroz, Przemyslaw Piasecki, Peter Bozikiem (spedizione Janusz Majer) – (il quale riesce a raggiungere un’altezza di 8200 m.) “Magic Line” realizzò la Prima Ascensione completa della Cresta Sud-Sudovest del K2 e la prima traversata della montagna senza ossigeno, - Diciottesima ascensione - ma Wojchiech Wroz durante la discesa dalla vetta probabilmente è scivolato alla fine della corda fissa sulle pendici dello Sperone Abruzzi ad un altitudine di 8100 m. Probabilmente a causa della mancanza di un nodo di sicurezza al fondo della corda, e scompare. I suoi due compagni di cordata, sotto shock, arrivano al campo verso le due del mattino. La spedizione era composta al completo da: Anna Czerwinka, Krystyna Palmowska, Dobroslawa Miodowicz-Wolf, Petr Bozik o Peter Bozikiem (slovacco), Krzyztof Lang, Przemyslaw Piasecki e Wojchiech Wroz. - Al campo vi sono undici persone: i tre austriaci e i due coreani rientrati nella tenda coreana, Kurt Diemberger e Julie Tullis nella loro tenda, Wojchiech Wroz nella sua tenda con Przemyslaw Piasecki e Peter Bozikiem, ospitati da Alan Rouse, che preferisce passare la notte in una nicchia nella neve. Wojchiech Wroz è stato la settima vittima della tragica stagione 1986 sul K2. - Karakorum - Himalaya.

 

1986 – 4 agosto. Il pakistano Mohammed Ali, sirdar (capo guida) di una spedizione sudcoreana al K2 completa la lista dei tredici morti, colpito da una caduta di pietre sullo Sperone Abruzzi. Le pessime condizioni del tempo causarono molti altri incidenti con feriti, di cui alcuni quasi mortali, per tutta l'estate. - Karakorum - Himalaya.

 

1986 – 6/7 agosto – Kurt Diemberger e la sua compagna Julie Tullis, tornano per la terza spedizione, insieme, alla montagna dei loro sogni il K2. Partirono dal campo IV per raggiungere la vetta. Riuscirono a raggiungere la sommità, ma a un'ora già avanzata. Julie Tullis diventò così la prima donna britannica a raggiungere la vetta del K2. Poco dopo l'inizio della discesa Julie Tullis scivolò trascinando con sé Kurt Diemberger Fortunatamente riuscirono a fermarsi, ma dopo questo incidente preferirono non continuare a scendere al buio e bivaccarono in quota, in una buca nella neve ma furono costretti a trascorrere la notte in un bivacco ad oltre 8000 metri. Il giorno seguente Julie Tullis mostrava segni di congelamento al naso e alle dita delle mani, ed evidenziava problemi di vista: un comune sintomo di edema cerebrale. Riuscirono comunque a raggiungere il campo IV verso mezzogiorno, dove, però furono costretti a rifugiarsi in una tenda con altri cinque alpinisti fermi a causa dello scatenarsi di una tempesta che sarebbe durata per giorni. La tenda di Kurt Diemberger e Julie Tullis collassò a causa della neve e i due dovettero dividersi e trovare rifugio nelle tende dei compagni. Il bivacco forzato si rivelò fatale per Julie Tullis che morì nella notte tra il 6 e il 7 agosto 1986 e il suo corpo venne adagiato nella tenda precedentemente abbandonata. Dopo alcuni giorni, i superstiti tentarono la discesa, ma furono costretti a lasciare al campo IV il compagno Alan Rouse: l'alpinista britannico infatti non era in grado di muoversi da solo, ed i compagni erano a loro volta troppo deboli per poterlo aiutare. Dei cinque alpinisti partiti dal campo IV, solo Kurt Diemberger ed un altro alpinista, Willi Bauer, riuscirono ad arrivare al campo base, in pessime condizioni di salute e con numerosi congelamenti A causa dei congelamenti, Kurt Diemberger subì l'amputazione di alcune falangi della mano destra e dei piedi.

Dopo il suo ritorno, Kurt Diemberger venne criticato dalla stampa inglese per aver lasciato Alan Rouse al campo IV durante la discesa; il comportamento suo e dei suoi compagni fu però difeso dall'alpinista e documentarista Jim Curran, presente in luogo, come l'unico comportamento possibile in quella situazione. Il corpo di Julie Tullis non è mai stato ritrovato. Il suo nome è stato aggiunto al Memorial Gilkey ai piedi della montagna. Nel 2005, fu ritrovata sul ghiacciaio sottostante il K2 un'audiocassetta contenente un diario di Julie Tullis registrato nel 1982 - Karakorum - Himalaya.

 

1986 - 10 agosto la tempesta si placa sul K2, anche se la parete sottostante il campo continua ad essere avvolta dalle nubi. Gli alpinisti, stremati, decidono di tentare la discesa. L'alpinista britannico Alan Rouse è però ormai incosciente ed assolutamente non in grado di muoversi, ed i compagni sono costretti a lasciarlo indietro. L'alpinista morirà probabilmente nella giornata stessa. Anche gli austriaci Alfred Imitzer e Hannes Wieser sono molto stremati, e non vorrebbero lasciare la tenda, ma Willi Bauer riesce a smuoverli. Circa cento metri sotto il campo, però, i due crollano, incapaci ormai di muoversi oltre; Alfred Imitzer muore immediatamente, mentre Hannes Wieser, in preda al delirio, morirà probabilmente più tardi in giornata. Willi Bauer, Kurt Diemberger e la polacca Dobrosława Miodowicz-Wolf che si era aggregata agli austriaci riescono a proseguire la discesa, tra nuvole e raffiche di vento; raggiungono in giornata il campo 3, che è però devastato, e proseguono per il campo 2, con Willi Bauer in testa, seguito dalla Mrówka Wolf e da Kurt Diemberger. Sulle corde fisse tra i due campi, Kurt Diemberger supera la Dobrosława Miodowicz-Wolf, attardata dalla tecnica di discesa utilizzata, e raggiunge Willi Bauer al campo 2. I due attendono fino al mezzogiorno dell'11 agosto la Dobrosława Miodowicz-Wolf, che però non raggiungerà mai il campo. La salma di Mrówka Wolf viene ritrovata nel 1987 sulle corde fisse da una spedizione giapponese, in piedi ed appoggiata alla parete; le cause precise della morte non saranno mai chiarite. Willi Bauer decide di scendere il più velocemente possibile al campo base, per organizzare una squadra di soccorso alla ricerca della Dobrosława Miodowicz-Wolf; Kurt Diemberger scende invece più lentamente. Willi Bauer raggiunge il campo base nella giornata dell'11 agosto; la squadra di soccorso raggiunge Kurt Diemberger alla base della parete, verso la mezzanotte. La ricerca della Dobrosława Miodowicz-Wolf, come già detto in precedenza, sarà infruttuosa. I due alpinisti superstiti riportano comunque gravi congelamenti, e sono evacuati dal campo base in elicottero il 16 agosto. - Julie Tullis e quattro alpinisti persero la vita. Kurt Diemberger sopravisse alla tragedia sul K2, ma perse per sempre Julie Tullis, la sua compagna. - Diciannovesima ascensione - Il racconto della vicenda si trova nel libro “K2 – Il nodo infinito. Sogno e destino”. - Karakorum - Himalaya.

 

1987 – Una spedizione internazionale guidata da Doug Scott con Phil Ershler e Steve Swenson, (americani), Michael Scott, (inglese), Tim Macartney-Snape e Greg Child, (australiani) tentano di salire sul K2, scartando quasi subito di salire per la Parete Est. - Phil Ershler, Steve Swenson e Greg Child tentano lo Sperone Abruzzi, quindi la via Kukuczka e infine, con un gruppo basco lo sperone Sud-sudest sulla sinistra del K2 fino a 7100 m. Il tentativo è fallito a causa della neve pesante - (6 alpinisti). - Doug Scott ha tentato quattro volte il K2 - 1978, 1980, 1983, 1987 senza mai salire in vetta. - Karakorum - Himalaya.

 

1987 – La spedizione francese capitanata dalla guida alpina Martine Rolland tenta di salire per lo Sperone Abruzzi al K2. Con lei il marito Jean-Jacques Rolland, Francis Chaud, Alain Hantz, Titou Sagot e Bernard Hostein (sei alpinisti). Tentativo fino a 7000 m. - Karakorum - Himalaya.

 

1987 – Il polacco Wojciech Kurtyka e lo svizzero Jean Troillet tentano di salire sulla parete Ovest del K2 ancora inviolata, riuscendo a salire solo fino a 6400 m. - Karakorum - Himalaya.

 

1987 – Una spedizione giapponese diretta da Haruyuki Endo sullo Sperone Abruzzi del K2 si ferma alla quota di 7400 m. - Karakorum - Himalaya.

 

1987 – 23 agosto. La spedizione giapponese – pakistana capitanata da Kenshiro Otaki e Sher Khan tentano di salire lungo lo Sperone Abruzzi del K2. Dieci sono giapponesi e quattro pakistani salendo ritrovano il corpo della Dobrosława Miodowicz-Wolf. La riportano in basso dandole una degna sepoltura. Akihiko Sugawara e Hiroshi Kawasaki a quota 8300 m. rinunciano. Akiro Suzuki, Fumihide Saito e Sher Khan il giorno seguente a 4350 m. per una bufera rinunciano anche loro. In discesa muore Akiro Suzuki, scivolando da 4200 m. - Karakorum - Himalaya.

 

1987 – 24 agosto. Juanjo San Sebastian responsabile della spedizione Basca sale sulla sinistra dello Sperone Abruzzi fino alla spalla poi sulla via normale del K2. I suoi compagni sono: Jaime Alonso, Txema Camara, Ramon Portilla, Alberto Posada, Koldo Tapja, Martin Zabeleta e il sirdar Abdul Karim. Il tentativo viene fatto insieme ai giapponesi e pakistani e si ferma a 8350 m, al Collo di Bottiglia. - Karakorum - Himalaya.

 

1988 - Tentativo invernale al K2 della Spedizione polacco – canadese – britannica, arrivata al campo base nel dicembre 1987 fermata poi  per il maltempo a 7350 metri.

Storicamente, spedizioni alle più alte vette sono tentate in estate o all'inizio dell'estate. Tuttavia, Andrzej Zawada, uno scalatore polacco è considerato uno dei pionieri della scalata invernale nelle regioni di alta montagna. Nell'inverno del 1987/88 ha organizzato e guidato la prima spedizione invernale al K2 internazionale con alpinisti provenienti da Polonia, Canada e Gran Bretagna.

Il team invernale comprendeva i seguenti alpinisti. Andrzej Zawada il leader, Maciej Berbeka, Eugeniusz Chrobak, Leszek Cichy, Miroslaw Dasal, Miroslaw Gardzielewski, Zygnmunt Heinrich, Bogdan Jankowski, Pawel Kubalski, Aleks Lwow, Maciej Pawlikowski, Michal Tokarzewski il medico, e Krzysztof Wielicji dalla Polonia; Jaques Olek vice leader, Pierre Bergeron, Jean-Pierre Danvoye, Jean-Francois Gagnon, Stuart Hutchison, Bernard Mailbot e Yvees Tessier dal Canada; John Barry, Roger Mear, Jon Tuinker e Mike Woolridge dalla Gran Bretagna. Il gruppo nonostante la presenza di alpinisti espertissimi trova venti fortissimi e temperature sotto i 50 gradi. L’assedio è durato più di tre mesi e mezzo senza riuscire a realizzare la “prima invernale” al K2 - Karakorum - Himalaya.

 

1988 – 13 luglio. Tentativo della spedizione jugoslava diretta da Tomaz Jamnik alla Cresta Sud-Sud-ovest fino a 8100 m. del K2 (incluso lo Sperone Abruzzi fino a 7350 m.) composta da: Stane Belak, Damjan Mesko, Milan Romih, Slavko Sveticic, Andrej Stremfelj, Filip Bence, Rado Fabjan, Pavle Kozjek e Dani Tic. Le condizioni avverse non permettono di continuare. - Karakorum - Himalaya.

 

1988 – 18 luglio. Altre spedizioni dirette al K2 per lo falliscono, come quella americana condotta da Peter Athans, con Adrian Burgess, Alan Burgess, Steve Matous e Andrew Lapkass che si fermano a quota 7400 m. (cinque alpinisti) - Karakorum - Himalaya.

 

1988 – 22 luglio. Robert Hall, con Gary Ball, Lydia Bradey e Bill Atkinson della spedizione neozelandese sempre sullo Sperone Abruzzi del K2 tentano senza successo e costretti a fermarsi a 7400 m. . (quattro alpinisti) - Karakorum - Himalaya.

 

1988 – 02 agosto. La spedizione Spagnola-Catalana condotta da Jordi Magrinya con Oscar Cadiach, Gabriel Gutierrez, Xavier Perez, Anton Ricard, Jaume Torm, Enric Hernandez, Jordi Canals, Carles Valles, Lluis Gomez, Toni Arbones e Joan Gelabert, (dodici alpinisti) salgono fino a 8100 metri per la parete Sud-est dello Sperone Abruzzi al K2, poi anche loro sono costretti alla ritirata. - Karakorum - Himalaya.

 

1988 – 14 agosto. Il francese Pierre Beghin tenta la salita del K2 con una leggera spedizione francese per la Cresta Nord, per la famosissima “Via Giapponese” aperta il 14 agosto 1982 da una mastodontica spedizione giapponese. I suoi compagni sono: la moglie Annie Gerard Bretin, Francois Martigny, Pierre Royer, Frederic Valet e Jacques Vallet (medico). Li aiutano quattro sherpa. Dopo diversi tentativi è il solo Pierre Beghin a proseguire fino a 8000 m. ma poi è costretto

dalle le condizioni meteorologiche precarie del tempo, preferì rinunciare alla vetta. - Karakorum - Himalaya.

 

1989 - Il polacco Wojciech Kurtyka e lo svizzero Jean Troillet ritentano una nuova via sulla parete Ovest del K2, con loro Erhard Loretan, con un risultato incredibile di non muoversi neppure dal campo base a causa del cattivo tempo continuo. - Karakorum - Himalaya.

 

1989 – 28 luglio. Viene effettuato un tentativo sulla parete Est sud-est ancora inviolata del K2 da una spedizione austriaca guidata da Eduard Koblmuller con Hans Barnthaler, Robert Strouhal, Gustav Ammerer, Herbert Hutar, Herbert Habersack e lo sherpa Maila Pemba. Raggiungono la quota di 7200 m. Mentre da una montagna secondaria prende delle fotografie, muore Hans Barnthaler. - Karakorum - Himalaya.

 

1989 – 20 agosto. La spedizione Basca diretta da Juanjo San Sebastian ritenta ancora la salita dallo Sperone Abruzzi del K2 ed ancora una volta sono costretti a fermarsi a 7400 m. Assieme ai baschi Inaki Carranza, Txema Camara, Ramon Portilla, Alberto Posada, Koldo Tapja, Matilde Otaduy, Antonio Trabado, Angel Selas, Martin Zabeleta ci sono anche il Baltì Little” Karim e l’americano Carlos Buhler. - Karakorum - Himalaya.

 

1990 – 27 luglio. Sul K2 per la parete Sud-est dello Sperone Abruzzi la spedizione americana di Doug Dalquist, con Greg Collins, Bob Hess, Dan Heilis e Philip Powers (cinque alpinisti) riescono a salire solo fino alla quota di 7600 m. - Karakorum - Himalaya.

 

1990 – agosto. Si svolse la prima campagna di pulizia sul K2la montagna degli italiani” è stata la pionieristica “FREE K2 ″ organizzata da Mountain Wilderness. La nota associazione ambientalista italiana-internazionale si è spinta sullo Sperone Abruzzi fino a quota sette mila metri e riuscì a raccogliere due tonnellate e mezzo di rifiuti solidi e a togliere oltre dieci chilometri di corde fisse abbandonate dalle precedenti spedizioni. Il regista Alessandro Ojetti partecipò alla spedizione internazionale, formata da: Fausto De Stefani, Giampiero Federico, Tobias Heymann, Olivier Paulin, Lutz Protze Valkir Krause, Jean-Claude Legros, Marcello Maria Marini, con il supporto di Stefano Ardito, Alessandro Gogna e Parvez Khan. Capitanati da Carlo Alberto Pinelli. (9 componenti effettivi) - Karakorum - Himalaya.

 

1990 – 9 agosto. La spedizione giapponese composta da dodici uomini e guidata da Tomaji Ueki aprì sul K2 una via nuova sulla parete Nordovest fino a 7000 m. che si collega al percorso polacco del 1982 per poi continuare lungo la “Via Giapponese” del 1982 dello Spigolo Nord, versante cinese. Raggiunsero la vetta, Hideki Nazuka e Hirotaka Imamura senza ossigeno. – Ventesima  ascensione - Karakorum - Himalaya.

 

1990 – 20 agosto. La spedizione americana-austaliana diretta da Steve Swenson salgono seguendo la “Via Giapponese” del 1982 dello Sperone Nord del K2. I componenti sono: Phil Ershler, Greg Child, Greg Mortimer, Lyle Closs, Peter Kuenstler e Margaret Werner. - Raggiungono la vetta (tre componenti) Greg Child, Greg Mortimer e Steve Swenson. Phil Ershler si ferma a 8500 m. - Karakorum - Himalaya.

 

1991 – 20 luglio. Il gruppo tedesco di Sigi Hupfauer sale lungo lo Sperone Abruzzi fino alla Spalla del K2. Raggiungendo la quota di 7000 m. I membri della squadra sono: Bernd Arnold, Roland Mattle, Thomas Mugge, Steffen Otto, Walter Treibel e Thomas Turpe. - Karakorum - Himalaya.

 

1991 - 05 agosto. Dal versante cinese una spedizione italiana coordinata da Fabio Agostinis con Romano Benet, Alberto Busattini, Filippo Sala, Osvaldo Stoffie e Luciano Vuerich tentano di percorrere la Cresta Nord integrale del K2 ma si fermano a quota 8200 m. per il maltempo e troppa neve. - Karakorum - Himalaya.

 

1991 - 15 agosto. I due neozelandesi Robert Hall e Gary Ball sopranominati Hall & Ball tentano di salire al K2 per lo Sperone Abruzzi ma giunti a 7600 m. per il maltempo e troppa neve sono costretti a scendere - Karakorum - Himalaya.

 

1991 - 15 agosto. I francesi Christophe Profit e Pierre Beghin realizzarono un nuovo exploit, arrivando in cima al K2 in completo stile alpino su percorso a spirale che unisce diverse vie, dopo aver aperto una via parzialmente nuova e senza campi fissi, partendo dal versante pakistano e continuando lungo la Cresta Nordovest e la Parete Nord. Risolvendo un problema molto corteggiato. La coppia Pierre Beghin e Christophe Profit nel 1990 avevano già tentato la Parete Sud del Lhotse. - Karakorum - Himalaya.

 

1992Il Polacco Wojek Kurtyka e lo svizzero Erhard Loretan tentano di salire la Parete Ovest la più difficile via del K2 senza riuscirci, ma dopo aver toccato quota 6400 m, rinunciando per il costante pericolo di valanghe . Karakorum - Himalaya.

 

1992 – Soltanto tre donne fino a quell’anno avevano scalato il K2, tutte e tre durante la disastrosa estate del 1986. Ma ormai erano morte tutte e tre. Liliane Barrard e Julie Tullis erano scomparse quello stesso anno, mentre scendevano dopo aver raggiunto la vetta. La polacca Wanda Rutkiewicz, la migliore scalatrice d’alta quota dei suoi tempi (e forse di tutti i tempi), era sopravissuta al K2 per morire nel 1992, sul Kangchenjunga, dove fu sorpresa da una tempesta poco prima di arrivare in cima. - Karakorum - Himalaya.

Spunti di narrazione tratti da: K2 la montagna più pericolosa della terra di ED VIESTURS.

 

1992 – Una grossa spedizione internazionale diretta dal russo Vladimir Balyberdin opera sullo Sperone Abruzzi al K2. Membri: Gennady Kopieka, Yelena Kulishova, Yuri Stefanki (medico), russi; Aleksei Nikiforov (ucraino); Neil Beidleman, Doug Colwell, Scott Fisher, Peter Green, Robert Green, Larry Hall, Thor Kieser, Charles Mace, Daniel Mazur, Gayle Olcott, Kelly Stover, Ed Viestus (americani) Jonathan Pratt (britannico). - Karakorum - Himalaya.

 

1992 – Il gruppo svizzeri-francesi tentano lo Sperone Abruzzi al K2 guidati da Peter Schwitter e sono Beat Ruppen, Norbert Huser, Rupert Ruckstuhl e Chantal Mauduit. (cinque componenti) ma anche questo tentativo termina a quota 7400 metri. - Dopo la rinuncia dei compagni, l’alpinista francese Chantal Mauduit, si aggrega alla spedizione russa di Vladimir Balyberdin. - Karakorum - Himalaya.

 

1992 – 1° agosto. Primo sucesso di una spedizione dal 1986 lungo lo Sperone Abruzzi al K2. Il capo spedizione russo Vladimir Balyberdin e Gennady Kopieka raggiunsero finalmente la vetta alle nove di sera, dopo diciotto ore di arrampicata. - Karakorum - Himalaya.

 

1992 – 3-agosto – Un altro componente della spedizione russa Aleksei Nikiforov (ucraino)e la francese Chantal Mauduit raggiunsero la cima del K2 per lo Sperone Abruzzi alle cinque del pomeriggio Chantal Mauduit e Aleksei Nikiforov alle sette di sera. Con loro c’era anche Thor Kieser che resosi conto che avrebbe raggiunto la cima troppo tardi, a poche decine di metri dal traguardo aveva prudentemente rinunciato, tornando verso valle. - Karakorum - Himalaya.

 

1992 – 3-agosto - L’alpinista francese Chantal Mauduit, con un originale prestazione, in estate raggiunge in solitaria la cima del K2 alle cinque del pomeriggio appoggiandosi parzialmente alle altre cordate presenti sullo Sperone degli Abruzzi. Ma nella discesa è stata fermata da una tempesta che gli procurò una temporanea cecità da neve e venne miracolosamente salvata dai famosi scalatori Scott Fischer e Ed Viesturs. Questo calvario straziante è spiegato in dettaglio nel libro di Ed ViestursK2 – La montagna più pericolosa della terra”. Alcuni alpinisti presenti ai vari campi alti ritennero Chantal Mauduit molto ingrata da non riconoscere l’assistenza che gli ha salvato la vita e accusata anche di aver approfitto delle corde fisse di altre spedizioni per raggiungere più velocemente la vetta approfittando quindi del lavoro degli altri. Chantal Mauduit candidamente precisa: «Gli alpinisti francesi non sono affatto più bravi degli altri; sanno solo far parlare molto più di sé». (Rivista della Montagna n. 151). - Karakorum - Himalaya.

 

1992 – 14 agosto. L’equipe internazionale del messicano Ricardo Torres e composta da Hector Ponce de Leon, Adrian Benitez, Berta Ramirez (messicani) Rob Hall, Gary Ball, Marty Schmidt (neozelandesi), Johan Lagne, Oscar Kihlborg e Mickael Reutersward (svedesi) sferrano un tentativo sullo del K2 fino a circa 8000 metri poi Adrian Benitez precipita mortalmente facendo un salto di oltre novecento metri - Karakorum - Himalaya.

 

1992 – 16 agosto. I tre americani: Scott Fisher, Charles Mace e Ed Viesturs raggiunsero la vetta del K2 salendo dallo Sperone Abruzzi da Sud-est esattamente a mezzogiorno e dopo soli trenta minuti cominciarono a scendere arrivando alle tende alle cinque del pomeriggio, sedici ore dopo la partenza. - Karakorum - Himalaya.

 

1992 – 18 agosto. I neozelandesi Rob Hall e Gary Ball sopranominati Hall & Ball raggiungono la quota di 8300 m, dello Sperone Abruzzi a Sud-est del K2 poi ripiegarono verso il basso. In discesa Gary Ball colpito da edema polmonare e solo a fatica i compagni lo portano in tre giorni al campo base. Poi l’indomani un elicottero prelevò Rob Hall e Gary Ball e li portò in un ospedale pakistano, prima di tornare i Nuova Zelanda. Solo per miracolo Gary Ball era sopravissuto al K2. - Karakorum - Himalaya.

 

1993 – giugno. Lo sloveno Tomaz Jamnik con un gruppo di diverse nazionalità hanno come obbiettivo di salire per lo Sperone Abruzzi a Sud-est del K2. Compongono la spedizione, gli sloveni Damijan Mesko, Viktor Groselj, Davo Karnicar, Bostjan Kekec, Rado Nadvenik, Zvonko Pozgaj e Boris Sedej, il croato Stipe Bozic, il messicano Carlos Carsolio, lo svedese Goran Kropp e il brittanico David Sharman. - Karakorum - Himalaya.

 

1993 – 13 giugno. Della spedizione di Tomaz Jamnik raggiungono la vetta del K2 salendo per lo Sperone Abruzzi Carlos Carsolio (messicano) Stipe Bozic (croazia) Viktor Groselj e Zvonko Pozgaj (sloveni). Poco dopo al campo 4 muore Bostjan Kekec. Riportano da questa esperienza gravi congelamenti Zvonko Pozgaj e Boris Sedej. - Karakorum - Himalaya.

 

1993 – 23 giugno. Lo svedese Goran Kropp supportato da diversi membri della spedizione internazionale di Tomaz Jamnik raggiunge la vetta del K2 salendo per lo Sperone Abruzzi. E’ stato il primo scandinavo a salire il K2, salendo senza l’ausilio di bombole d’ossigeno. - Karakorum - Himalaya.

 

1993 – 7 luglio. Tre partecipanti di una spedizione canadese-americana guidata da Stacy Allison raggiungono la cima del K2 lungo lo Sperone Abruzzi: Phil Powes (americano), Jim Haberl e Dan Culver (canadesi), ma Dan Culver muore durante la discesa. Faceva parte del gruppo anche John Petroske, Steve Steckmyer e John Haigh. - Karakorum - Himalaya.

 

1993 – 30 luglio. L’equipe internazionale diretta dal tedesco Reinmar Joswig con il kazako Anatoli Bukreev, il tedesco Peter Mezger e l’australiano Andrew Lock e la spedizione svedese capeggiata da Magnus Nilsson e composta da Rafael Jensen e Daniel Bidner, entrambe hanno come obiettivo lo Sperone Abruzzi a Sud-est del K2. – Raggiungono la vetta: Anatoli Bukreev, Peter Mezger, Andrew Lock, Rafael Jensen, Reinmar Joswig, Daniel Bidner. In discesa Peter Mezger e Reinmar Joswig cadono e muoiono. Anche Daniel Bidner, che accusa i sintomi dell’edema celebrale, perde l’equilibrio e precipita. Mentre Rafael Jensen, per gravi congelamenti viene aiutato a scendere dal gruppo inglese di Roger Payne, Julie-Ann Clyma, Alan Hinkes e Victor Saunders, che interrompono la loro ascensione lungo lo Sperone Abruzzi del K2 per prestare soccorso allo sventurato Rafael Jensen. - Karakorum - Himalaya.

 

1993 – 8 agosto Sul versante settentrionale (cinese) la spedizione basca diretta da Felix Inurrategi tenta il K2 per la Cresta Nord, con Alberto Inurrategi, Joseba Urkia, Fernando Uribesalgo, Jon Ander Loido e Xabier Zuniga, ma sono costretti alla ritirata dopo aver raggiunto gli 8000 metri. - Karakorum - Himalaya.

 

1993 – 11 agosto. Diretti dall’olandese Wim Van Harskamp il team internazionale composto da Tim Styles, Matt Comesky, Michael Whitehead, Bob Schelfont e Jeff Lakes, interrompono il loro tentativo al K2 dalla parete Sud-est dello Sperone Abruzzi a quota 7400 metri. - Karakorum - Himalaya.

 

1993 – 18 agosto. La spedizione internazionale diretta dal russo Vladimir Balyberdin con i russi Alexey Klimin, Elena Glushko, Nikolai Yurakovski, il messicano Ricardo Torres e i tedeschi Wolfgang Knohenhauer e Hans Stegmair tentano sulla Cresta Nord del K2 ma raggiungono solo quota 6800 metri. - Karakorum - Himalaya.

 

1993 – 22 agosto. Il canadese Peter Arbic con Troy Kirwan e Barry Blanchard, tentano di salire sul K2, dalla Cresta Sud-Sud-Ovest, ma interrompono il tentativo a 400 metri oltre la Sella Negrotto. Durante il successivo tentativo lungo la Via Kukuczka-Piotrowski, a 6000 metri gli alpinisti si spostano sullo Sperone Sud-Sudest. Dopo aver raggiunto la spalla, riescono ad arrivare a 8000 metri lungo la Via normale e quindi rientrano al campo base per lo Sperone Abruzzi. - Karakorum - Himalaya.

 

1993 – 28 agosto. Una spedizione spagnola diretta da Josep Aced tenta la prima ascensione dello Sperone Sud-sudest (via Cesen), con prosecuzione alla vetta del K2. La compongono: Jordi Angles, Jordi Badiella, Toni Bros, Jordi Canameras, Josep Canellas, Lluis Capdevila, Andria Font, Jordi Latorre, Jaume Matas, Francesc Zamora e Francesc Zapater. Ma si arrestano a 7200 metri di quota. - Karakorum - Himalaya.

 

1993 – 2 settembre. Seconda salita per la Cresta Sud-ovest del K2 realizzata da una spedizione anglo-americana guidata dal britannico Jonathan Pratt e dall’americano Dan Mazur. Sono aiutati da Greg Mortenson, Rob Allen, Scott Darsney (americani), Andrew Collins, Andrew Mayers, John Wakefield, Dean James (britannici), dal francese Etenne Fine, dal canadese John Arnod e dall’irlandese Mike O’Shea. - John Wakefield e John Arnod scampano a una valanga, Etenne Fine ha un edema polmonare e John Wakefield congelamenti gravi. Raggiungono la vetta: l'americano Dan Mazur e il britannico Jonathan Pratt, senza ossigeno, dopo 31 ore e mezza di salita continua. - Karakorum - Himalaya.

 

1994Kurt Diemberger. Cina, Shaksgam: prima traversata dal Ghiacciaio Gasherbrum al Ghiacciaio K2 e altre esplorazioni verso le pareti Nord dei Gasherbrum I e II. - Karakorum - Himalaya.

 

1994 - 1 giugno. La spedizione italiana guidata da don Arturo Bergamaschi intende aprire una nuova via per la Cresta Nord con prosecuzione integrale alla vetta del K2, già tentata dagli italiani di Fabio Agostinis tre anni prima. Membri della spedizione sono Romano Benet, Nives Meroi Benet, Filippo Sala, Gian Battista Galbiati, Fabio Agostinis, Manuel Lugli, Vittorio Cossettini, Giorgio Zavagli, medico, Leonardo Pagani, medico, Paolo Minisini, medico. Si è saliti fino a quota 8.500 tracciando una via nuova da 6.600 metri, poi la punta raggiunta non aveva collegamento con la cima principale, per cui abbiamo rinunciato alla vetta principale. Il tentativo successivo alla vetta per la via normale è stato interrotto per soccorrere alpinisti spagnoli in difficoltà: uno è morto poi a 6.600 metri e sepolto nella neve, un altro è stato fatto scendere al campo base con mani e piedi congelati. Il 30 agosto la spedizione ritorna in patria. - Karakorum - Himalaya.

 

1994 - 16 giugno. Una spedizione spagnola diretta da Angel Rifa tenta di salire al K2 per la parete Sud-est dello Sperone Abruzzi ma al di sopra del campo 2 rinuncia, mentre Juan Tomás Gutierrez si unisce alla spedizione basca guidata da Juan Oiarzabal. - Karakorum - Himalaya.

 

1994 - 18 giugno. Un team coreano di 14 membri diretti da Kim In Tae raggiunge al massimo il campo 3 salendo dallo Sperone Abruzzi del K2. - Karakorum - Himalaya.

 

1994 - 20 giugno. Un gruppo giapponese di quattro membri, guidato da Hirofumi Konishi, sullo Sperone Abruzzi del K2, abbandona il tentativo poco sotto il campo 2. - Karakorum - Himalaya.

 

1994 - 22 giugno. La spedizione giapponese diretta da Tadakiyo Sakahara composta di sette membri manda Masafumi Todaka, Toskiyuki Katamura e Tomiyuki Kato sullo Sperone Abruzzi del K2, che raggiungono quota 8350 metri interrompendo poi il tentativo nella zona della Spalla. - Karakorum - Himalaya.

 

1994 - 24 giugno. Al secondo tentativo la spedizione basca guidata da Juanito Oiarzabal percorre lo Sperone Sud-Sudest, proseguendo poi lungo la Via Normale fino in cima del K2, riuscendo finalmente a concludere un’annosa serie di tentativi. Il 24 giugno arrivano in vetta Juanito Oiarzabal, Alberto Inurrategi e Felis Inurrategi, Kike De Pablo, e Juan Tomás Gutierrez proveniente dal team catalano diretto da Angel Rifa. - Karakorum - Himalaya.

 

1994 – 9 luglio. Ralf Dujmovits capo di una spedizione commerciale tenta di raggiungere la vetta del K2 lungo lo Sperone Abruzzi con partecipanti di diverse nazionalità. Raggiunge la cima il 9 luglio il neozelandese Rob Hall (con ossigeno) accompagnato dal finlandese Veikka Gustafsson che si ferma a 20 metri dalla vetta per la neve profonda, assieme a Krzysztof Wielicki, Carlos Buhler provenienti da una spedizione polacco-americana guidata da Wojciech Kurtyka e dall’australiano Michael Groom proveniente dall’équipe internazionale diretta dall’americano David Bridges. La spedizione commerciale “Amical Alpin Expedition” guidata da Ralf Dujmovits era composta dal finlandese Veikka Gustafsson i francesi Philippe Arvis e Alain Roussey e i tedeschi Henning Pashke, Rodja Ratteit, Axel Schlonvogt e Michael Warthl. - Karakorum - Himalaya.

 

1994 – 9 luglio. L’equipe internazionale diretta dall’americano David Bridges con Steve Untch, l’australiano Michael Groom e il gallese Harry Taylor tentano lo Sperone Sud-sudest del K2. - E il 9 luglio riesce a mandare verso la vetta solo Michael Groom, che poi si fermerà a soli 20 metri dalla cima. - Karakorum - Himalaya.

 

1994 – 9 luglio. La spedizione polacco-americana composta da Wojciech Kurtyka, Krzysztof Wielicki e Carlos Buhler ripete assieme all’equipe internazionale diretta dall’americano David Bridges la Via Cesen per lo Sperone Sud-sudest del K2. - Il 9 luglio Wojciech Kurtyka si ferma in tenda a 7800 m; Krzysztof Wielicki e Carlos Buhler assieme a Michael Groom proseguono, ma per la neve profonda si arrestano a 20 metri dalla cima, l’evento più beffardo che possa capitare. - Karakorum - Himalaya.

 

1994 – 10 luglio. Una spedizione ukraina sotto la direzione di Vadin Sviridenko tenta la scalata del K2 salendo dallo Sperone Abruzzi. - Il 10 luglio partono dal campo 4 gli alpinisti: Alexsandr Parkhomenko, Juli Dmitry Iszagin-Zade (Ibragimzade), Alexei Khazaldin e Alexsandr Serpak. Quest’ultimo ben presto fa ritorno. Non si sa se gli altri tre hanno raggiunto la vetta: i loro corpi sono stati ritrovati, a circa 8400 m. - Karakorum - Himalaya.

 

1994 – 23 luglio. Due dei componenti della spedizione ukraina diretta da Vadin Sviridenko raggiungono la vetta del K2 salendo dallo Sperone Abruzzi. E precisamente Matislav Gozbenko (Benko) e Vladislav Terzyul (Mstislev) assieme al gruppo di Ralf Dujmovits. - Karakorum - Himalaya.

 

1994 – 23 luglio. Ralf Dujmovits, Veikka Gustafsson, (che il 9 luglio si era fermato a soli 20 metri dalla vetta). - (E che è come se avesse fatto due volte il K2), Axel Schlonvogt e Michael Warthl della spedizione commerciale “Amical Alpin Expedition” raggiungono la vetta del K2 lungo lo Sperone Abruzzi. - Karakorum - Himalaya.

 

1994 – 23 luglio. L’australiano Michael Groom dell’equipe internazionale diretta dall’americano David Bridges questa volta riesce a raggiungere la cima del K2 salendo per lo Sperone Abruzzi in compagnia degli uomini di Ralf Dujmovits. Poi in discesa si sloga un ginocchio. Nel soccorrerlo lo statunitense Steve Untch precipita per la rottura di una corda fissa. - Karakorum - Himalaya.

 

1994 – 28 luglio. Sul versante cinese, un gruppo anglo-americano composto dai fratelli Alan Burgess e Adrian Burgess con Brand Johnson, Alan Hinkes, Paul Moores e Mark Wilford tentano la salita della Cresta Nord del K2. - Alan Hinkes arriva a 8100 metri insieme alla spedizione basca diretta di José Carlos Tamayo. - Karakorum - Himalaya.

 

1994 –30 luglio. Una spedizione basca sotto la direzione di José Carlos Tamayo sale lungo la Cresta Nord del K2. La compongono Inaki Otzoa, Juan José Ruiz, Ramon Portilla, Juanjo San Sebastian, Juan Ignacio (Atxo) Apellaniz, Sebastian Alvaro e l’argentino Sebastian de la Cruz. Il 30 luglio raggiungono la vetta José Carlos Tamayo e Sebastian de la Cruz. Il 4 agosto anche Juanjo San Sebastian e Atxo Apellaniz raggiungono la cima del K2, ma durante un bivacco in discesa Juan Ignacio (Atxo) Apellaniz, viene colpito da edema celebrale e muore. - Karakorum - Himalaya.

 

1994 – 31 luglio. Nives Meroi con il marito Romano Benet con Filippo Sala al loro esordio di “coppia” degli 8000, provarono ad aprire una nuova variante sulla via dei Giapponesi (sul versante Nord-Nordovest) del K2, cercando di “raddrizzare” la traccia nell’ultimo tratto. Ma dovettero rinunciare, dopo essersi ritrovati ad una quota di oltre 8500 metri, ma su una torre staccata dalla parete principale. Nives Meroi, al suo primo approccio con un ottomila, ricorda ancora questa esperienza come una bella lezione di umiltà e rispetto, che l’ha guidata con successo nelle sue salite successive. - Karakorum - Himalaya.

 

1994 – 4 agosto. Una spedizione basca (sei alpinisti con Sirdar) guidata da Juanjo San Sebastian sale dallo Sperone Sud alla spalla della Cresta Sud-est a 7750 m. o "Via Cesen" al K2 - variazione dello Sperone degli Abruzzi, raggiungendo la vetta nel tardo pomeriggio con Atxo Apellaniz. Nella discesa sono costretti a un bivacco sopra gli 8000 metri ma una valanga di 400 metri li travolge lasciandoli miracolosamente illesi ma poi il congelamento, la fame, la sete, il dolore, molto dolore porta alla morte Atxo Apellaniz per esaurimento. Juanjo San Sebastian aiutato dai compagni salva la vita e raggiunge il campo base, con gravi danni che costituiranno gravi amputazioni. - Karakorum - Himalaya.

 

1995 – 17 luglio. Ronald Naar capospedizione olandese con Hans Van der Meulen, raggiungono la vetta del K2 per lo Sperone Abruzzi con loro il britannico Alan Hinkes e i portatori pakistani Rajab Shah e Mehrban Shah. - Karakorum - Himalaya.

 

1995 – 22 luglio. La spedizione catalana di Josep Aced composta da sette alpinisti tenta di salire il K2 per lo Sperone Abruzzi raggiungendo quota 8300 metri. Durante la discesa Jordi Angles scivola e muore non lontano dal campo base. - Karakorum - Himalaya.

 

1995 – 25 luglio. Il gruppo americano di John Culberson con Matt Culberson, Lyle Dean, Larry Hall, Ron Johnson, Allen McPherson e Jay Shotwwll tentano sul K2 la ripetizione della Via Béghin-Profit, (aperta il 15 agosto del 1991), ma non superano gli 8300 metri. - Karakorum - Himalaya.

 

1995 – 13 agosto. La spedizione internazionale diretta dall’americano Rob Slater composta da Scott Johnston, Jack Robert, Richard Celsi, Michael Toubbeh, il britannico Alan Hinkes e la scozzese Alison Hargreaves (la prima donna ad aver salito l’Everest da sola e senza ossigeno) intraprendono un tentativo sullo Sperone Abruzzi al K2. - Rob Slater e Alison Hargreaves riescono a raggiungere la vetta, ma durante la discesa il tempo cambia e nella tormenta precipitano. - Karakorum - Himalaya.

 

1995 – 13 agosto. Il team neozelandese e australiano guidato da Peter Hillary con Kim Logan, Bruce Grant, Matt Comeskey e dal canadese Jeff Lakes tentano di salire per lo Sperone Abruzzi al K2, ma solo Bruce Grant raggiunge la cima. - Causa un’improvvisa bufera proveniente dalla Cina lo sorprende in discesa e lo fa precipitare. - Karakorum - Himalaya.

 

1995 – 13 agosto. Un gruppo spagnolo con José Garcés come capo spedizione e Javier Olivar, Manuel Anson, Javier Escartin, Lorenzo Ortas, Lorenzo Ortiz e Manuel Avellanas salgono lungo lo Sperone Sud-Sudest del K2. - Lorenzo Ortiz, Javier Olivar e Javier Escartin raggiungono la vetta, ma anche loro sono coinvolti in discesa dalla violenta e disastrosa tempesta e tutti e tre precipitano. - Karakorum - Himalaya.

 

1995 – 13 agosto. In questa data sei alpinisti sul K2 hanno perso la vita, ma non è finita, nella discesa per lo Sperone Sud-Sudest Lorenzo Ortas e José Garcés riportano congelamenti. - Peter Hillary e Jeff Lakes riescono a raggiungere il campo 2 ma poi Jeff Lakes muore per edema polmonare. - Karakorum - Himalaya.

 

1995 – 30 agosto. Dal versante cinese la spedizione commerciale tedesca, (sei membri), sotto la direzione di Peter Kowalzik raggiungono per la Cresta Nord del K2 la quota di 7900 metri. Jay Sieger subisce un infortunio, ma Peter Kowalzik e Reinhard Vlasich riescono a trarlo in salvo. - Karakorum - Himalaya.

 

1996 – 29 luglio. La spedizione italiana guidata da Agostino Da Polenza denominata “K2 Geoexpedition 96” composta da sette Ragni di Lecco: Carlo Besana, Giuseppe Lafranconi, Lorenzo Mazzoleni, Marco Negri, Mario Panzeri, Salvatore Panzeri, Antonio Taglialegne e quattro alpinisti esterni: Agostino Da Polenza, Carlo Ferrari, Giulio Maggioni, Gianpietro Verza e la Guida Ticinese Aldo Verzaroli che si occuperà anche delle riprese cinematografiche.

Ma raggiungeranno la vetta del K2 salendo per lo Sperone Abruzzi, la seconda vetta più alta della terra solo Mario Panzeri, suo fratello Salvatore Panzeri, Giulio Maggioni e Lorenzo Mazzoleni e con loro anche il giapponese Masafuni Tadaka reduce da un tentativo solitario alla vetta che incoraggiato dalla loro presenza ritenta nuovamente la cima.

I 5 alpinisti che insieme avevano raggiunto la cima si erano sgranati nel ritorno: il primo a rientrare era stato Giulio Maggioni, 33 anni, dopo di lui i fratelli Salvatore Panzeri e Mario Panzeri, 33 e 32 anni, e il giapponese Masafuni Tadaka. Lorenzo Mazzoleni, invece, era rimasto indietro. I suoi compagni di cordata l'hanno visto per l'ultima volta mentre si preparava ad affrontare uno dei passaggi più difficili del tracciato, probabilmente è caduto nella zona del «Collo di Bottiglia». E’ stato ritrovato morto il giorno successivo da Gianpietro Verza compagno di spedizione che aveva deciso di salire da solo in piena notte a cercare l’amico. Solo il giorno successivo, dopo ore di disperate ricerche, con Aldo Verzaroli individuò il suo corpo privo di vita sotto una zona di seracchi, nei pressi della Via Cesen, a 8.000 metri di quota su un nevaio lontano dalla pista seguita per la discesa. - Karakorum - Himalaya.

 

1996 – 29 luglio. L’alpinista giapponese Masafuni Tadaka che inizialmente voleva ripetere sul K2 la via Kukuczka-Piotrowski in solitaria, il 29 luglio raggiunge la vetta salendo per lo Sperone Abruzzi con gli alpinisti italiani. - Karakorum - Himalaya.

 

1996 – 10 agosto. La spedizione italo-polacca guidata da Krzysztof Wieliki salì per una diretta inedita che corre lungo lo Spigolo Nord del K2. In vetta: Marco Bianchi, Christian Kuntner, Krzysztof Wielicki, seguiti poi il giorno 14 agosto da Piotr Pustelnik e Ryszard Pawlowski. - Karakorum - Himalaya.

 

1996 – 12 agosto. Una spedizione giapponese guidata da Yamamoto Atsushi riesce a percorrere lo Sperone Sud-Sudest del K2 e portare dodici alpinisti in vetta (tutti con ossigeno) il 12 agosto raggiungono la cima Matsubara Masayuki, Akasaka Kenzo, Murata Bunsho, Yoshida Yuichi, Tanigawa Taro e Shiina Atsushi. - Il 14 agosto seguono Yamamoto Atsushi, Inaba Hideki, Nagakubo Koji, Takeuchi Hirotaka, Takahashi Kazuhiro e Sano Takashi (di soli 22 anni). - Karakorum - Himalaya.

 

1996 – 13 agosto. La spedizione cilena di Rodrigo Jordan sale per lo Sperone Sud-Sudest del K2 e raggiungono la vetta: Cristian Garcia-Huidobro, Misael Alvial, Michael Purcell e Waldo Farias. - Karakorum - Himalaya.

 

1996 – 14 agosto. Una spedizione giapponese riesce a percorrere lo Sperone Sud-Sudest del K2 e portare dodici alpinisti in vetta (tutti con ossigeno). Il 14 agosto raggiungono la vetta Yamamoto Atsushi, (capospedizione) Inaba Hideki, Nagakubo Koji, Takeuchi Hirotaka, Takahashi Kazuhiro e Sano Takashi (di soli 22 anni). – Mentre il 12 agosto avevano già raggiunto la cima gli altri sei componenti: Matsubara Masayuki, Akasaka Kenzo, Murata Bunsho, Yoshida Yuichi, Tanigawa Taro e Shiina Atsushi. - Karakorum - Himalaya.

 

1996 – 14 agosto. Piotr Pustelnik e Ryszard Pawlowski, due componenti della spedizione italo-polacca guidata da Krzysztof Wielicji raggiunsero per la via diretta inedita aperta pochi giorni prima, lungo lo Spigolo Nord del K2. Con loro salirono dallo stesso itinerario anche una spedizione russa capitanata da Ivan Dusharin e raggiunsero la vetta Carlos Buhler (americano), Sergei Penzov e Igor Benkin, che purtroppo è morto nella discesa. - Karakorum - Himalaya.

 

1996 – 14 agosto. Per la prima volta nella storia della Russia una squadra di alpinisti russi capitanati da Ivan Dusharin e da Andrei Volkov come vice leader, salgono sulla seconda cima più alta del mondo: il K2 per lo Spigolo Nord, senza ossigeno. Sergei Penzov, Igor Benkin e Carlos Buhler raggiungono la vetta. Carlos Buhler di nazionalità americana arrivato al campo base con la spedizione internazionale di 2 americani, 2 italiani e 6 alpinisti dalla Polonia ma accorgendosi che i rapporti erano diventati difficili tra i membri della spedizione così Carlos Buhler chiese alla squadra russa di potersi aggregare a loro. Ivan Dusharin che lo conosceva da spedizioni precedenti lo inserì nella squadra. Ma nella discesa ci fu una tragedia, Igor Benkin dopo aver conquistato la vetta muore di sfinimento in discesa. - Karakorum - Himalaya.

 

1996 – 22 agosto. La spedizione tedesca di Falk Liebstein tenta di salire il K2 per lo Sperone Abruzzi, ma il tentativo si ferma a quota 7000 metri. - Karakorum - Himalaya.

 

1996 – 28 agosto. Un gruppo anglo-polacco di sette uomini tenta la Parete Est del K2. Rick Allen e Andy Parkin raggiungono quota 6300 su questo nuovo itinerario. Poi Maciej Berbeka è travolto da una valanga sullo Sperone Abruzzi e subisce un danno alla colonna vertebrale che impegna il gruppo a portarlo a valle. - Karakorum - Himalaya.

 

1997 – 19 luglio. La spedizione giapponese di Osamu Tanabe (undici membri e dieci sherpa) risale la via dei Giapponesi sulla Cresta Sudovest del K2. Sul filo della cresta pone il campo 5 a 8000 metri, poi il gruppo traversa a sinistra fino a raggiungere la Cresta Nordest, quindi la Cresta Nord e per quella raggiunge la vetta: il primo gruppo il 19 luglio con Osamu Tanabe, Mikio Suzuki e Kunihito Nakagawa, il secondo gruppo il 28 luglio composto da Masamiki Takine, Akira Nakajima, Ryoji Yamada, Masami Kobayashi, Dawa Tashi sherpa, Gyalbu sherpa, Mingma Tsering sherpa, Nawang Thile sherpa e Pemba Dorjee (Pembadolge) sherpa. Tutti con ossigeno. - Karakorum - Himalaya.

 

1997 – 28 luglio. La spedizione giapponese di Osamu Tanabe (undici membri e dieci sherpa) risale la via dei Giapponesi sulla Cresta Sudovest del K2. Sul filo della cresta pone il campo 5 a 8000 metri, poi il gruppo traversa a sinistra fino a raggiungere la Cresta Nordest, quindi la Cresta Nord e per quella raggiunge la vetta: Masamiki Takine, Akira Nakajima, Ryoji Yamada, Masami Kobayashi, Dawa Tashi sherpa, Gyalbu sherpa, Mingma Tsering sherpa, Nawang Thile sherpa e Pemba Dorjee (Pembadolge) sherpa. – Mentre il 19 luglio il primo gruppo composto da Osamu Tanabe, Mikio Suzuki e Kunihito Nakagawa aveva già raggiunto la cima. (Tutti, con ossigeno). - Karakorum - Himalaya.

 

1997 – 10 agosto. Una spedizione basca (sette membri) diretta da Ramon Agirre prova a salire lo Sperone Sud-Sudest del K2 ma viene fermata da una valanga. - Karakorum - Himalaya.

 

1998  Solo quattro spedizioni hanno tentato il K2 lungo lo Sperone Abruzzi e due (tedesche) lungo lo Spigolo Nord. – E’ un anno di soli tentativi. - Karakorum - Himalaya.

 

1998 – 10 luglio. Una spedizione valdostana denominata K2 CHALLENGE 98 composta da Abele Blanc con Marco Barmasse, Michele Di Giorgio, Alessandro Ollier, Adriano Favre, Arnaud Clavel, Chiara Dezza, Edmund Joyeusaz e il brasiliano Waldemar Niclevicz prima tentano la ripetizione della via Kukuczka-Piotrowski sulla Parete Sud del K2, poi tentano sullo Sperone Abruzzi arrivando a 7900 m. senza riuscire a raggiungere la vetta. - Edmund Joyeusaz scende con gli sci da 7000 metri, mentre Marco Barmasse sempre con gli sci scende da 6700 m. - Karakorum - Himalaya.

 

1998 – 15 luglio. La spedizione internazionale, composta da alpinisti spagnoli, turchi, e canadesi è riuscita solamente a raggiungere il campo III, piazzato sullo Sperone Abruzzi del K2 - Karakorum - Himalaya.

 

1998 – 17 luglio. Sponsorizzata da National Geographic una spedizione americana tenta di portare Heidi Howkins sul K2 per lo Sperone Abruzzi che sarebbe diventata poi se fosse riuscita la prima donna americana in vetta, ma è costretta a fermarsi e ridiscendere con Christian Binggele trovando nella discesa i resti di Maurice Barrard e Liliane Barrard, scomparsi mentre stavano scendendo dalla vetta del K2 nell’estate del 1986. - Karakorum - Himalaya.

 

1998 – 21 luglio. La spedizione irlandese, capeggiata da Calvin Torrans riesce solamente a raggiungere il campo II a quota di 6700 metri del K2 sullo Sperone Abruzzi - Karakorum - Himalaya.

 

1998 – 28 luglio. Due cordate tedesche, una capeggiata da Henning Paschke e l’altra diretta da Hans Stegmeir tentano sul K2 la Cresta Nord senza ottenere grossi risultati. - Karakorum - Himalaya.

 

1999Kurt Diemberger. Diventato ormai quasi “custode dello Shaksgam” parte un’altra volta (la settima) per il deserto d’alta quota dietro il K2 e il Broad Peak, con una spedizione americana. Arriva con un piccolo gruppo superando un labirinto (una vera foresta di guglie di ghiaccio) fino al ghiacciaio Kyagar, praticamente alla fine del mondo, settant’anni dopo il Prof. Ardito Desio.

Al Prof. Ardito Desio, Kurt Diemberger porta una pietra in ricordo a lui che ormai più che centenario, ne è contentissimo. Lascia anche un piccolo deposito per una spedizione futura. Ha capito che c’è ancora molto ignoto. - Karakorum - Himalaya.

 

1999 – 10 luglio. Una spedizione rumena ha abbandonato la salita al K2 per lo Sperone Abruzzi in seguito ad un incidente in cui a trovato la morte Mihai Cioroianu, 32 anni, colpito al petto per la caduta di una pietra tra il primo e il secondo campo. - Karakorum - Himalaya.

 

1999 – 12 luglio. Dopo la morte del rumeno Mihai Cioroianu l’americano Jay Sieger e il turco Ugur Uluocack appartenenti ad una spedizione internazionale hanno tentato ancora di salire per lo Sperone Abruzzi al K2, ma non sono riusciti a spingersi oltre i 6700 metri - Karakorum - Himalaya.

 

1999 – 17 luglio. Hans Kammerlander tenta in stile alpino con Hans Auer e Konrad Auer la salita al K2 per lo Sperone Sud-Sudest (via dei Baschi) rinunciando poi a circa 200 metri dalla vetta per la troppa neve, al “Colle di Bottiglia”. - Karakorum - Himalaya.

 

1999 – 18 luglio. La spedizione giapponese guidata da Takuo Fujiwara tenta la Cresta Ovest del K2, ma il gruppo è costretto a ritirarsi dopo aver istallato il campo IV a 7500 metri. - Karakorum - Himalaya.

 

1999 – 19 luglio. Un team internazionale, composto dal valdostano Abele Blanc, dallo spagnolo Pepe Garcés e dal brasiliano Waldemar Niclevicz, è giunto al campo base del K2 dopo aver operato nel gruppo dei Gasherbrum. - Abele Blanc rientra a casa dopo aver dato un’occhiata alle condizioni della montagna. - Pepe Garcés e Waldemar Niclevicz, invece, hanno tentato lo Sperone Sud-Sudest dopo aver negoziato la possibilità di sfruttare le corde fisse sistemate dalla spedizione coreana. Le pesanti nevicate hanno però impedito ogni tentativo alla vetta. - Karakorum - Himalaya.

 

1999 – 20 luglio. Una spedizione coreana (sei membri) in cui spicca il nome dell’himalaysta Park Jung-Hun, provano a ripetere lo Sperone Sud-Sudest del K2 fissando 3000 metri di corde ma, dopo aver toccato quota 7200 sono costretti a rientrare a causa delle pesanti nevicate. Allorché alcuni irriducibili, provenienti da altre spedizioni – il brasiliano Waldemar Niclevicz e lo spagnolo Pepe Garcés contrattano con loro l’uso delle loro corde fisse, i coreani chiedono 1000 dollari a testa, riducendoli poi a 500. Ma il tempo brutto decide per tutti. - Karakorum - Himalaya.

 

2000 – 26 giugno. Quattro anni dopo l’ultima salita alla vetta del K2 (14 agosto 1986), la cima del K2 è stata raggiunta da una spedizione coreana di undici membri diretta da Lee Sung-Won per lo Sperone Sud-Sudest - Park Jung-Hun (senza ossigeno), Kang Yeon-Ryong, Yun Jung-Hun, Joo Woo-Pyoung, mentre Yun Chi-Won, Lee Jeong-Hyun, Kim Joo-Hyung e Yoo Soon-Ook il 29 giugno. (tutti con ossigeno). Un team di otto alpinisti in vetta. - Karakorum - Himalaya

 

2000 – 29 giugno. Una spedizione coreana di undici membri diretta da Lee Sung-Won per lo Sperone Sud-Sudest del K2 raggiunge la vetta con otto alpinisti tutti con ossigeno e sono: Yun Chi-Won, Lee Jeong-Hyun, Kim Joo-Hyung e Yoo Soon-Ook mentre Kang Yeon-Ryong, Yun Jung-Hun, Joo Woo-Pyoung e l’himalaysta Park Jung-Hun (senza ossigeno) avevano già raggiunto la vetta tre giorni prima il 26 giugno. - Karakorum - Himalaya.

 

2000 – 20 luglio. L’estate del 2000 è stato caratterizzato di un lungo periodo di brutto tempo che ha fatto fallire numerosi tentativi sia sul versante pakistano sia sul versate cinese del K2, tra cui quello di Hans Kammerlander che tenta una solitaria sullo Sperone Sud-Sudest, (via Cesen) ma si ferma alla “Spalla”. - Karakorum - Himalaya.

 

2000 – 29 luglio. Una spedizione internazionale sale la via normale del K2 per lo Sperone Abruzzi, il gruppo è composto agli italiani Abele Blanc e Marco Camandona insieme al brasiliano Waldemar Niclevicz, toccando la vetta della seconda montagna del mondo dopo due mesi di battaglia con il maltempo. Arrivano in vetta assieme al turco Nasuh Mahruki della spedizione americana di Gary Pfisterer. - Karakorum - Himalaya.

 

2000 – 30 luglio. Gary Pfisterer capo della spedizione americana manda in cima al K2 per lo Sperone Abruzzi Christopher Shaw, Andrew Evans, Andrew Collins e Wiliam Pierson; nello stesso momento giungono anche Ki-Young Hwang della spedizione coreana di Wi Yeong-Kim e il solitario giapponese Yasushi Yamanoi per lo Sperone Sud-Sudest, facente parte della spedizione di Reiko Terasawa. - Karakorum - Himalaya.

 

2000 – 31 luglio. Una terza spedizione coreana diretta da Han-Kyu Yoo riesce a salire il K2 per lo Sperone Sud-Sudest con Sherap Jangbu sherpa, Hong-Gil Um, Sang-Hyun Mo, Mu-Teek Park, Han-Kyu Yoo e Wang-Yong Han (che non fa uso di ossigeno) mentre gli altri componenti coreani lo hanno usato. Segue Ivan Vallejo dell’Ecuador (spedizione Gary Pfisterer). Il gruppo dei coreani lascia senza assistenza al campo 4 il portatore baltì Alì Mohammad, che viene salvato da Fabrizio Zangrilli e alcuni sherpa. Per la questione della responsabilità, e per le accuse via internet, al campo base si arriva quasi allo scontro fisico tra coreani e gli occidentali. - Karakorum - Himalaya.

 

2000 – 04 agosto. La spedizione internazionale di Wojciech Kurtyka tenta la Parete Est del K2 con Yasushi Yamanoi e Taeko Yamanoi, ma senza convinzione. - Karakorum - Himalaya.

 

2000 – 10 agosto. In quel periodo cinque spedizioni provano dal versante cinese di salire il K2: nessuna riesce nell’intento. Si tratta di una spedizione americana (18 membri), di una spedizione giapponese (cinque membri), della spedizione messicana di Héctor Ponce de Léon, del duo tedesco di Henning Paschke e Hans Stegmeir e di una spedizione cinese di Taiwan (venti membri). - Karakorum - Himalaya.

 

2001 – 22 luglio. Una spedizione internazionale composta dal francese Jean-Christophe Lafaille e l'italiano Hans Kammerlander raggiungono la vetta del K2 salendo per la via Cesen. - La Via Cesen è una bella via. Veloce. Si arrampica. Ci sono pendii a 60°. Fino a 6000 m. è una tipica scalata di ghiaccio, molto pericolosa per le scariche di sassi. A 6500 m c'è un'area di misto abbastanza complicata. Dei tratti rocciosi interrotti da pendii di neve che possono scaricare piccole valanghe e slavine. Bisogna passare dalla roccia alla neve ed è molto pericoloso. Bisognava stare molto attenti. Non si capisce bene la consistenza della neve sopra le lastre di roccia. Superando senza difficoltà il Collo di bottiglia: Lì incontrano 3 alpinisti coreani 2 spagnoli e 2 sherpa. I coreani usano l'ossigeno: Nonostante tutto superano gli spagnoli Carlo Pauner e Josè Antonio Garces, e i Sud-Coreani Young-Seok Park, Seong-Gyu Kang e Hee-Joon Oh, insieme agli sherpa Sherap Jangbu e Pasang Tsering. Avanzano lentamente nella neve alta e inconsistente. Alle 14,30 raggiungono la vetta per lo Sperone Abruzzi del K2.

Nei propositi di Hans Kammerlander, a questo punto, c'è la discesa con gli sci dalla cima. Sci che Hans Kammerlander si è portato in spalla dal 2° campo. E, non senza difficoltà, la discesa con gli sci inizia davvero, e continua in mezzo alla nebbia per circa 400 m. A questo punto accade un fatto agghiacciante, di quelli che spesso succedono, proprio in discesa, su questa che è considerata la più bella ma anche la più pericolosa tra le 14 montagne oltre gli ottomila metri. Uno dei coreani vola mentre discende il Collo di bottiglia, e Hans Kammerlander che se lo vede precipitare davanti non può far nulla. Anzi può decidere, come giustamente ha fatto, che poteva averne abbastanza e conclude lì la prima discesa con gli sci dalla cima del K2, anche per rispetto della tragedia a cui aveva assistito. - Karakorum - Himalaya.

 

2001 – 22 luglio. Tre gruppi operano sul versante pakistano del K2. Il giorno della vetta è uguale per tutti. I coreani (sedici membri) Young-Seok Park, Hee-Joon Oh e Seong-Gyu Kang accompagnati dagli sherpa Sherap Jangbu e Pasang Tsering, giungono in vetta per lo Sperone Abruzzi insieme a Carlo Pauner e Josè Antonio (Pepe) Garces (della spedizione spagnola, che comprende Javier Barra e Javier Perez). Per lo Sperone Sud-Sudest salgono invece, il francese Jean-Christophe Lafaille e l'italiano Hans Kammerlander (entrambi della spedizione internazionale di Peter Guggemos, che comprende anche il francese Christian Trommsdorff e il neozelandese David Jewel). Un altro coreano Young-Do Park, salito fino al Collo di Bottiglia, rinuncia e nella discesa precipita. Sherap Jangbu è il secondo uomo ad aver salito due volte il K2. Infine Hans Kammerlander rinuncia a scendere con gli sci. Pure la spedizione ceca di Zdenek Hruby con Josef Simunek, Radek Jaros, Josef Moravek, Sona Vomackova, Ludek Ondrej, Petr Skrivanek e Lhakpa Dorjee sherpa tenta di salire lo Sperone Sud-Sudest, ma senza successo. - Karakorum - Himalaya.

 

2002 – 08 giugno. Delle sette spedizioni che tentano la salita del K2 nella stagione 2002 nessuna raggiunge la vetta a causa del maledetto cattivo tempo. - Karakorum - Himalaya.

 

2002 – 20 giugno. Da una delle varie spedizioni che affollano il campo base del K2 vengono ritrovati i resti di Dudley Wolfe il primo morto del K2 con i valorosi sherpa Pasang Kikuli, Pasang Kitar, e Pintso, fedeli sino al sacrificio in suo aiuto, nel lontano 30 luglio del 1939. - Karakorum - Himalaya.

 

2002 – 13 luglio. La spedizione spagnola di Luis Fraga con Miguel Angel Vidal abbandona il tentativo di salire il K2 dopo la morte del baltì Sher Ajman ucciso da una scarica di ghiaccio. - Karakorum - Himalaya.

 

2002 – 18 luglio. La spedizione tibetana-pakistana di San Druk (sedici membri) e la spedizione giapponese di Kazuyoshi Kondo (sette membri) operano assieme sullo Sperone Abruzzi del K2 ma non riescono a salire oltre la “Spalla” a causa del continuo brutto tempo. - Karakorum - Himalaya.

 

2002 – 22 luglio. Il Capitano Mohammad Iqbal membro e ufficiale di collegamento del (Pak-Cina Joint K2 spedizione 2002) dopo essere salito con altri alpinisti fino alla quota di 8410 metri del K2, il maltempo li costringe a rinunciare. Appena sotto il “Camino” ha cominciato a nevicare pesantemente non permettendo di vedere bene. Probabilmente il Capitano Mohammad Iqbal si deve essere agganciato alla corda fissa sbagliata precipitando. Anche tre tibetani riescono a salire sul K2 fino a 8400 m. ma poi devono ridiscendere con grande difficoltà impiegando sette ore per trovare il campo quattro. - Karakorum - Himalaya.

 

2002 – 24 luglio. La spedizione internazionale diretta dalla spagnola Araceli Segarra come leader, composta dai messicani Héctor Ponce de Léon e Armando Dattoli e gli americani Jeffery Rhoads, Jennifer Gear, Jeffrey Cunningham e Jennifer Jordan. La leader Araceli Segarra aveva già tentato di salire il K2 per la Cresta Nord nel 2000 dal versante cinese raggiungendo la quota di 7500 metri. - Ora vuole diventare l’unica donna vivente ad aver salito il K2 e ci prova con il suo gruppo dalla Cresta Sud-Sudest (via Cesen) ma devono dare forfait a 7100 metri per le condizioni proibitive della montagna. - Karakorum - Himalaya.

 

2002 – 28 luglio. Il gruppo internazionale di Jordi Tosas (cinque membri, con il forte georgiano Gia Tortladze e l’americano Jay Sieger), tentano di salire dallo Sperone Sud-Sudest del K2 raggiungendo la quota di 6300 metri e Jordi Tosas scende in snowboard. - Karakorum - Himalaya.

 

2002 – 30 luglio. Carlos Suarez leader della spedizione spagnola composta da sei alpinisti. Con loro il veterano Carlos Soria, 63 anni e Jorge Palacio ma ancora una volta il maltempo non ha dato nessuna opzione a questo gruppo potente che tentava il K2 per la (via Cesen) permettendo di salire solo fino a quota 6600 metri. - Karakorum - Himalaya.

 

2002 – 06 agosto. La cordata americana Mountain Madness di Christine Boskoff e Charlie Fowler salgono da Nord del Pakistan per il lato Sud del K2, ma non riescono a oltrepassare al quota di 7000 metri per il tempo orribile. In caso di successo Christine Boskoff sarebbe stata la prima donna vivente a salire il K2. - Karakorum - Himalaya.

 

2002 – 10 agosto. La spedizione spagnola di Oscar Cadiach famoso alpinista con Eloi Callado Pallares, Lluis Rafols Pujol e Eduardo Sanchez tentano di salire il K2 per la Magic Line ma devono fermarsi a 6000 metri. - Karakorum - Himalaya.

 

2002 – dicembre. A quindici anni dalla spedizione invernale al K2 di Andrej Zawada, 1988, i polacchi ci riprovano. Arrivata al campo base nel dicembre 2002, la spedizione polacca di Krzysztof Wielicki, forte di undici uomini, pone in gennaio l’assedio alla Cresta Nord. Si tratta di Jacek Berbeka, Marcin Kaczkan, Piotr Morawski, Jerzy Natkanski, Maciej Pawlikowski e Dariusz Zaluski, assieme al georgiano Gia Tortladze, all’uzbeko Ilias Thukvatulin e ai kazaki Vasiliy Pivtsov e Denis Urubko. La spedizione procede con qualche dissapore tra i partecipanti. Una tendina a 6800 m. è completamente distrutta dal vento mentre Maciej Pawlikowski e Dariusz Zaluski riposano all’interno. Gia Tortladze, Ilias Thukvatulin e Vasiliy Pivtsov abbandonano il gruppo: pongono il campo 4 a 7650 metri. Denis Urubko e Marcin Kaczkan lo trovano distrutto e passano la notte del 25 febbraio con un solo sacco piuma, senza materassini. Al mattino Marcin Kaczkan è quasi incosciente, ed è solo con l’aiuto del compagno Denis Urubko e di Krzysztof Wielicki ( che nel frattempo sale dal campo 3 con l’ossigeno medico) che permette di scendere. E quando, il 28 febbraio, il vento distrugge anche la tenda mensa del campo base, la spedizione è dichiarata chiusa. - Karakorum - Himalaya.

 

2003 – 13 febbraio. Un nuovo tentativo invernale di salire il K2 accedendo dal versante cinese viene effettuato da parte di una spedizione internazionale guidata dal polacco Krzysztof Wielicki

La spedizione fu bersagliata dal maltempo, ma il 13 febbraio il polacco Piotr Morawski e il kazako Denis Urubko riuscirono a stabilire il campo IV ad una quota di 7750 m. la massima quota mai raggiunta sul K2 in inverno. Il maltempo obbligò gli alpinisti a ritirarsi il 15 febbraio; una nuova squadra tornò al campo il 26 febbraio, ma lo trovo distrutto dal vento. La spedizione dovette ritirarsi

Il 28 febbraio senza riuscire a raggiungere la vetta, ma stabilendo comunque il record della massima altezza raggiunta in inverno su K2. - Karakorum - Himalaya.

 

2003 – 28 febbraio. La spedizione polacca guidata da Krzysztof Wielicki, il quinto uomo ad aver salito i 14 ottomila e composta da Jacek Berbeka, Marcin Kaczkan, Jacques Olek, Piotr Morawski, Jerzy Natkanski, Maciej Pawlikowski, Jan Szulc, Dariusz Zaluski, Gia Tortladze, Denis Urubko, Vassily Pivtsov, Ilias Thukvatulin, Bogdan Jankowski e Roman Mazik ha tentato per oltre due mesi la prima invernale della seconda montagna più alta della terra il K2. L’obiettivo era la via italiana dei primi salitori. Purtroppo il tempo atmosferico, con fortissimo vento, ha vanificato ogni tentativo. La spedizione ha comunque battuto il record d’altezza in inverno su uno degli ottomila certamente più difficili, arrivando a 7750 metri. A quell’altezza però erano in due Denis Urubko e Marcin Kaczkan, ma una volta raggiunto il campo IV, Marcin Kaczkan e stato soccorso dal compagno e dallo stesso Krzysztof Wielicki giunto lassù appositamente. I due hanno dovuto riportare Marcin Kaczkan con urgenza alla base, per edema. Ancora prima di lasciare il campo base, Krzysztof Wielicki ha comunque dichiarato che la sfida è soltanto rimandata al prossimo anno. - Karakorum - Himalaya.

 

2003 - 21 luglio. Dal versante pakistano la spedizione andalusa di Manuel Gonzalez (nove membri) spinge Manolo Morales e Fernando Fernandez-Vivancos fino a 8200 metri per lo Sperone Abruzzi del K2. Questi si ritirano il 21 luglio, quando il tedesco Klaus-Dieter Grohs della spedizione commerciale svizzera di Kari Kobler (cui partecipa anche André Georges) precipita da 8300 metri. - Karakorum - Himalaya.

 

2003 - 25 luglio. Il gruppo internazionale di Alfred Schreilechner (austriaco) con Claude-André Nadon e Sylvain Geneau (canadesi) fanno un tentativo per lo Sperone Abruzzi del K2 ma non convinti rinunciano. - Karakorum - Himalaya.

 

2003 – 30 luglio. Il gruppo ceco di Radek Jaros, Petr Masek e Martin Minarik, reduce dalla salita del Broad Peak, si appoggia a fine luglio alla Kazakhstan/International 3-in-1 Expedition di Zhunusov Baglan. Questa comprende scalatori validissimi come Denis Urubko, Inaki Ochoa e Simone Moro. Ma anche loro, forse stanchi dai successi su Nanga Parbat e Broad Peak, non c’è niente da fare di raggiungere la vetta del K2. - Karakorum - Himalaya.

 

2003 - 20 agosto. Sul versante cinese, il gruppo internazionale di Johan Heersink (Olanda), Eric Nilles (USA) e Mike Dorse (Canada) non riescono a salire oltre i 6700 metri della Cresta Nord del K2. - Karakorum - Himalaya.

 

2003settembre. Dopo 17 anni il ghiaccio ha restituito in Himalaya le spoglie di Renato Casarotto, il grande alpinista vicentino che ha perso la vita il 16 luglio 1986 durante un tentativo di salita al K2 lungo lo Sperone Sud-sud-ovest precipitando in un crepaccio a poche centinaio di metri dal campo base.

La scoperta è stata fatta alla fine di settembre 2003 da un gruppo di Kazakhi che hanno provveduto alla sepoltura. Ora Renato Casarotto riposa sotto il tumulo Gilkey, un mausoleo di sassi eretto nel 1953 nei pressi del campo base in memoria dell’americano morto nella spedizione che precedette quella vittoriosa guidata da Ardito Desio.

La notizia è stata accolta con giustificato sollievo dai tanti amici ed estimatori di Renato Casarotto le cui imprese sono state raccontate dalla moglie Goretta Traverso Casarotto in un bellissimo libro, “Una vita tra le montagne”, pubblicato da (De Agostini) nel 1996.

Lo stesso Renato Casarotto ha lasciato una testimonianza del suo alpinismo nel volume “Oltre i venti del Nord” (Dall’Oglio) in quello stesso 1986 in cui perse la vita: un anno particolarmente tragico per l’alpinismo himalayano, come racconta Kurt Diemberger in un altro fondamentale volume “K2 il nodo infinito”, che vinse all’epoca il premio ITAS, uno dei più importanti riconoscimenti della letteratura di montagna. - Karakorum - Himalaya.

 

2004 – Lo scrittore e scalatore francese Charlie Buffet scrisse un libretto molto scorrevole intitolato (La Follia del K2) In esso elencò i dieci alpinisti francesi che avevano conquistato la vetta della “Grande Montagna” il K2 fino ad allora: Eric Escoffier, Daniel Lacroix, Benoit Chamoux, Maurice Barrard, Liliane Barrard, Michel Parmentier, Pierre Béghin, Christophe Profit, Chantal Mauduit e Jean Christophe Lafaille. La crème dell’alpinismo francese. Oggi solo due di loro sono ancora vivi, Christophe Profit e Jean Christophe Lafaille Tutti gli altri sono morti sulle montagne. Anche Jean Christophe Lafaille scomparve sul Makalu nel 2006, la lista si riduce a una sola persona: Christophe Profit, che insieme a Pierre Béghin compì la prima ascensione al K2 lungo la Cresta Nordovest il 15 agosto del 1991. - Karakorum - Himalaya.

 

2004 – maggio. La commissione storiografica incaricata dal C.A.I. di chiarire definitivamente la “vicenda Bonatti”, definisce la relazione ufficiale del capospedizione Ardito Desio gravemente lacunosa e in alcune parti inaccettabile. Walter Bonatti vede così riconosciuta anche in questa sede la sua ricostruzione di quanto accaduto sul K2 il 30 e 31 luglio 1954. - Karakorum - Himalaya.

 

2004 – Il porter d'alta quota Shaheen Baig è riuscito a scalare il K2 nel corso dell’anno della celebrazione Golden Jubilee. - Karakorum - Himalaya.

 

2004 – 11 giugno. Il K2 ha già fatto le sue vittime: tre alpinisti coreani Lee Hwa-Hyong, 36 anni, Kim Jae-Yong, 35, e Pae Kyong-Kyu, 34, sono stati trovati morti nei loro sacchi a pelo in un crepaccio coperto di neve. Essi sono morti quando il loro accampamento è stato colpito da una valanga. - Karakorum - Himalaya.

 

2004 - luglio. La nutrita Spedizione celebrativa K2 1954-2004 italiana composta complessivamente da 33 alpinisti, di cui due donne, sotto la guida di Agostino Da Polenza, alla sua quarta avventura sul K2 come alpinista e capospedizione. Al loro fianco, 49 ricercatori, appartenenti a 19 tra dipartimenti universitari e istituti di ricerca, hanno operato su nove progetti afferenti a cinque diverse discipline, sotto la responsabilità scientifica di Paolo Cerretelli.

(33 alpinisti, un numero troppo elevato secondo molti) hanno tentato, portandola a termine, la scalata del K2 per festeggiare i 50 anni dall'impresa di Achille Compagnoni e Lino Lacedelli. Il 26 luglio - a tre anni di distanza da che l'ultimo alpinista aveva raggiunto la vetta - Silvio Mondinelli e Karl Unterkircher hanno (ri) conquistato il K2. Seguiti da Ugo Giacomelli, Walter Nones e Michele Compagnoni. - Anche questa spedizione ha lasciato sul campo delle vittime: 5 sherpa sono affogati in territorio pakistano travolti da un'ondata di piena di un fiume che stavano guadando. Il drammatico evento è dovuto ad un cambio di percorso, fatto per raggiungere il campo base in tempi più rapidi per poter recuperare i 5 giorni persi per le nevicate precedenti. Probabilmente l'errore commesso è dovuto all'inesperienza o non conoscenza dei luoghi degli sherpa reclutati in vallate distanti. Infatti la spedizione italiana aveva molto materiale e non era riuscita a trovare nel luogo abbastanza portatori, tanto che era dovuto intervenire anche il governo per sopperire a questa mancanza. - Karakorum - Himalaya.

 

2004 – luglio. Nell’anno del cinquantenario della prima salita italiana al K2. Nives Meroi con il marito Romano Benet tornarono al versante Nord con la Spedizione celebrativa K2 1954-2004. Ma fu un anno troppo carico di neve, e un tempo infernale che non permise di superare i 7000 metri impedendo il raggiungimento della vetta e mise a dura prova, anche dal punto di vista psicologico, il gruppone di alpinisti accampati ai piedi della parete. - Diamo per dovere di cronaca la lista dei partecipanti: Fabio Agostinis, Claudio Bastrentaz, Tarcisio Bellò, Romano Benet, Daniele Bernasconi, Mario Alessandro Busca, Agostini Cittadini, Michele Comi, Michele Compagnoni, Paolo Comune, Marco Confortola, Paolo Confortola, Giuliano De Marchi, Agostino Da Polenza, Kurt Diemberger, Soro Dorotei, Massimo Farina, Marco Forcatura, Maurizio Gallo, Ugo Giacomelli, Leandro Giannangeli, Gianpaolo Gioia, Adriano Greco, Adam Holzknecht, Enrico Lazzeri, Giulio Maggioni, Mario Merelli, Nives Meroi, Paolo Minisini, Sergio Minoggio, Silvio (Gnaro) Mondinelli, Hubert Moroder, Walter Nones, Leonardo Pagani, Daniele Palazzina, Mario Panzeri, Nadia Tiraboschi, Karl Unterkircher, Gian Pietro Verza, Luca Vuerich, Stefano Zavka. - Karakorum - Himalaya.

 

2004 - 26 luglio. Cinque alpinisti della spedizione italiana “Spedizione celebrativa K2 1954-2004.” raggiungono la vetta del K2 dallo Sperone Abruzzi per il 50º anniversario della “ prima”. Da tre anni nessuno raggiungeva la vetta. - Alle 13,30 (ora italiana) Silvio Mondinelli, di 46 anni, bresciano, e Karl Unterkircher, di 34 anni, di Selva di Val Gardena, raggiungono la vetta del K2, e poco più tardi alle ore 14,30, gli altri tre alpinisti italiani Ugo Giacomelli, di 47 anni, di Sondrio, Walter Nones, di 33 anni, di Trento e Michele Compagnoni, di 32 anni, di Bormio. Poco più tardi, verso le ore 14,50, anche il gruppo de “Al filo de lo imposible”, guidato da Juanito Oiarzabal, con Edurne Pasaban, Juan Vallejo e Mikel Zabalza, raggiungevano la cima della seconda montagna più alta del mondo. La scalata si è svolta in stile alpino, senza l'utilizzo di bombole di ossigeno. - Karakorum - Himalaya.

 

2004 - 26 luglio. – Lo spagnolo Juanito Oiarzabal è salito per la ventunesima volta su un Ottomila e la seconda volta sul K2 per lo Sperone Abruzzi con: Juan Vallejo e Mikel Zabalza. Della cordata guidata da Sebastian Alvaro, faceva parte anche la connazionale Edurne Pasaban che per lei si è trattato della prima ascensione femminile spagnola del K2. - Sia Juanito Oiarzabal che Edurne Pasaban hanno subito congelamenti durante una drammatica discesa. Sono stati soccorsi dagli italiani ma con conseguente amputazione delle dita dei piedi, in particolare Juanito Oiarzabal ha perso tutte le dita. - Karakorum - Himalaya.

 

2004 - 27 luglio. Lo scalatore colombiano Fernando Gonzalez-Rubio della spedizione americana al K2Beyond the Summit 2004”, ha raggiunto la vetta del K2 alle ore 08,45 salendo per lo Sperone Abruzzi senza ossigeno e in solitaria. - Karakorum - Himalaya.

 

2004 - 27 luglio. La spedizione spagnola guidata da Carlos Soria con Jorge Sanz Palacios e Vincente (Tente) Lagunilla tentano di salire per lo Sperone Abruzzi del K2 e Vincente (Tente) Lagunilla raggiunge la vetta senza ossigeno contemporaneamente al colombiano Fernando Gonzalez-Rubio. Il suo socio, il veterano Carlos Soria al suo terzo tentativo al K2 raggiungerà la vetta solo il giorno dopo con l’aiuto di ossigeno. - Karakorum - Himalaya.

 

2004 - 27 luglio. Due alpinisti pakistani Nisar Hussain e Muhammad Hussain della spedizione cinese guidata da Sam Drug scalano la loro montagna d’oro il K2 per lo Sperone Abruzzi raggiungendo la vetta alle 6,30 del mattino. Sono stati confermati Pakistan Scalatori in questa stagione anniversario. - Karakorum - Himalaya.

 

2004 - 27 luglio. La spedizione cinese-tibetana diretta da Sam Drug riesce a portare in vetta del K2 per lo Sperone Abruzzi sette dei suoi alpinisti in parte molto determinati: Bianba Zaxi (Pemba Tashi), Cering Doje (Tshering Dorje), Rena (Ren Na), Luoze (Lodue), Zaxi Cering (Tashi Tshering), Phur Bu Dhun Drub (Phubu Thundrup) e Bianba Thundrup (Bian Thundrup). Questa spedizione ha nel suo interno uomini che mirano a salire tutti i 14 ottomila del pianeta terra. - Karakorum - Himalaya.

 

2004 - 27 luglio. La spedizione “K2 Expedition 1954-2004” degli Scoiattoli di Cortina in occasione del Cinquantenario della prima salita al K2 guidata da Stefano Dibona e composta da Davide Alberti, Marco Anghileri, Marco Sala, Fabrizio Spaziani, Lino Lacedelli, Mario Dibona, Renato Sottsass, Marco Da Pozzo, Renzo Benedetti, Mario Lacedelli e Luciano Zardini. - Quattro di loro hanno raggiunto gli 8611 m. della vetta del K2, per lo Sperone Abruzzi, con ossigeno supplementare: Mario Dibona, Renato Sottsass, Marco Da Pozzo e Renzo Benedetti dopo poco più di 9 ore di salita. Insieme agli Scoiattoli di Cortina in vetta sono arrivati anche il nepalese Thilen Sherpa (senza ossigeno) mentre il connazionale Mingma Tsering Sherpa (con ossigeno) aveva preceduto il gruppo. - Karakorum - Himalaya.

 

2004 - 28 luglio. Il giorno dopo con lo stesso programma dei compagni che li hanno preceduti del “K2 Expedition 1954-2004” gli Scoiattoli - Mario Lacedelli e Luciano Zardini raggiunto gli 8611 m. della vetta del K2, per lo Sperone Abruzzi, con ossigeno. - Davide Alberti e Marco Anghileri, sono stati costretti a rinunciare alla scalata per problemi fisici, come Marco Sala, bloccato dal gelido vento del Karakorum. - Lino Lacedelli componente  alla spedizione degli Scoiattoli di Cortina al K2, in occasione del cinquantenario della prima salita. In quell'occasione giunse fino al campo base, dove rese omaggio alla tomba del compagno Mario Puchoz. - Karakorum - Himalaya.

 

2004 - 28 luglio. La spedizione commerciale diretta dalla Guida Svizzera Kari Kobler organizzatore anche della spedizione degli Scoiattoli di Cortina porta in vetta al K2, per lo Sperone Abruzzi, (tutti con ossigeno) quattro componenti svizzeri: Michel André Wirth, Cederic Hahlen, Johannes Blaser e Daniel Surchat. L’organizzazione cura al massimo l’istallazione di corde fisse che poi anche altre spedizioni ne hanno approffitato. - Karakorum - Himalaya.

 

2004 - 28 luglio. Il Kazako Vladimir Suviga alle 13.30 raggiunge la vetta del K2, per lo Sperone Abruzzi e nello scendere incontra a poca distanza il Kirghizistan Aleksandr Gubaev che raggiunge la cima alle tre del pomeriggio. Poi il meteo cominciò a deteriorarsi rapidamente e Vladimir Suviga è stato l'ultima persona a vedere Aleksandr Gubaev in questa vita. – I due alpinisti facevano parte della spedizione internazionale di Alfred Schreilechner. E’ stato confermato che Aleksandr Gubaev, da Kirguizstan, è morto sul K2, e di altri due alpinisti non si hanno più notizie. Si tratta dell’iraniano Davoud Khadem Asl e Serguey Sokolov. - Karakorum - Himalaya.

 

2004 - 28 luglio. La spedizione internazionale guidata dall’austriaco Alfred Schreilechner con lo spagnolo Ochoa Inaki il rumeno Horia Colibasanu e il pakistano Shaheen Baig raggiungono la vetta del K2, per lo Sperone Abruzzi, senza fare uso di ossigeno. - Karakorum - Himalaya.

 

2004 - 28 luglio. Carlos Soria (65 anni) per lo Sperone Abruzzi del K2 al suo terzo tentativo, raggiunge la vetta con l’aiuto di ossigeno. Con lui sempre con l’ossigeno Muktu Lhakpa Sherpa - Karakorum - Himalaya.

 

2004 - 28 luglio. Un altro pakistano Mohammad Sanap Akam della spedizione guidata da Kari Kobler raggiunge per lo Sperone Abruzzi del K2 la loro montagna d’oro. Nisar Hussain e Muhammad Hussain avevano raggiunto la vetta il giorno prima. - E tutti e tre sono stati confermati Pakistan Scalatori in questa stagione anniversario. - Karakorum - Himalaya.

 

2004 – agosto. La spedizione italiana con Daniele Bernasconi, Mario Panzeri, Romano Benet e Nives Meroi praticano un tentativo lungo la Spigolo Nord del K2, ma ancora per Nives Meroi come nel 1994 che arrivò fino a 150 metri dalla cima, anche questa volta ma a causa di un tempo infernale la spedizione non riesce a superare i 7000 metri. - Karakorum - Himalaya.

 

2004 – 8 agosto. La squadra giapponese guidata Masahide Matsumoto con nove alpinisti riesce a raggiungere la vetta del K2 per lo Sperone Abruzzi. Il grosso gruppo era composto da: Yoshiki Seino, Takashi Kawashima, Tika Ram Gurung, Toshiaki Yano, Phura Chhiri Sherpa, Yasuhiko Mochizuki, Masahide Matsumoto, Aska Inui e Tomoya Takesako. – Sia nella salita che nella discesa non trovano tracce di alpinisti della spedizione di Kari Kobler. - Karakorum - Himalaya.

 

2004 – 16/17 agosto. Jordi Cormoinas della spedizione catalana “Tarragona Magic Line Expedition 2004”, ha raggiunto in solitaria e senza ossigeno la vetta del K2 per la Magic Line, realizzando così la Prima ripetizione della via sulla Cresta Sud-Sudovest, itinerario aperto il 3 agosto nel 1986 da Peter Bozikiem, Przemyslaw Piasecki, Wojchiech Wroz e considerato il più difficile e impegnativo della Grande montagna. Lo spagnolo è arrivato in cima a cavallo del 16-17 agosto 2004 alle ore 24. Ma, come molte altre volte sul K2, anche questo successo è stato segnato da una tragedia: Manuel De la Matta, che insieme a Oscar Cadiach aveva abbandonato la salita a 8300 metri, è morto lungo la discesa. I due erano scesi fino al Campo 1, installato sopra il Colle Negrotto, quando Manuel De la Matta si è sentito male. A nulla è valso il soccorso prestato dal suo compagno Oscar Cadiach, né è stato possibile, causa il maltempo, che fossero raggiunti dai soccorsi partiti dal Campo Base. Quella della spedizione catalana è sicuramente una delle più importanti realizzazioni di questa stagione himalayana, sicuramente la più importante del 50° anniversario della prima salita sulla seconda cima della terra. Jordi Cormoinas e i suoi compagni hanno raggiunto il loro sogno. Un sogno per il quale hanno lottato duramente per quasi tre mesi. L'hanno raggiunto pagando il prezzo più alto: la morte di uno di loro. La Magic Line era il sogno di Manuel De la Matta come lo era di Wojchiech Wroz uno dei tre primi salitori di quella linea definita “magica” da Reinhold Messner. Anche Wojchiech Wroz è morto lungo la discesa del K2. Non è una storia nuova, si sa, anche prima di partire per questa montagna, per molte altre montagne, che può accadere, che si rischia molto, tutto. E, come sempre, non ci sono parole, non c’è un "perchè" che regga fino in fondo a questo faccia d'ombra dell’alpinismo, di quest’alpinismo. E’ bene ricordarsene e tenerne conto non solo a tragedia avvenuta. - Karakorum - Himalaya.

 

2005 – In questo anno ci sono un numero esiguo di squadre riunite ai piedi del K2, la più organizzata la "Savage Mountain" si istalla nel Karakorum pakistano. Ma nessuno di loro ha raggiunto la vetta. La più notevole salita è stato però quello della squadra nazionale kazaka, con Mazut Zhumayev e Vassily Pivtsov in prima linea. I giovani kazaki hanno proseguito su per la montagna, nonostante una violenta tempesta che ha costretto tutti gli altri indietro. L’allarme è stato dato col passare dei giorni ma, nessuna risposta è stata sentita dai climbers. Tuttavia, dopo una settimana la squadra è tornata alla base perfettamente sani, un po’ frustrati dalla troppa neve fresca a 8.400 metri, e con le batterie scariche del loro telefono satellitare. - Karakorum - Himalaya.

 

2005Fabrizio Zangrilli è tornato alla Parete Sud del K2 raggiungendo con un compagno i 7700 metri appena sotto lo Sperone Sud-Ovest della famosa “Magic Line”. - Karakorum - Himalaya.

 

2005 – 15 giugno. Un piccolo team guidato da Victor Kozlov ha raggiunto l’estremità del K2 Parete ovest (lato Pakistan), per impostare un campo base, hanno fatto una ricognizione e hanno scelto la linea del percorso di salita. E nel 2007, la Russian National Alpinist Squadra K2 (8611 m.) tenterà la Parete ovest Expedition. - Karakorum - Himalaya.

 

2005 – 20 giugno. Il team slovacco-ungherese-rumeno “MOL-K2” con Lajos Kollar come capo della spedizione e composto da: Zsolt Eross, Katalin Csollany, Jaro Dutka, Laszlo Mecs, Huba Markos e Dan Borcea dopo vari tentativi sulla parete del K2 con i suoi uomini di punta: Zsolt Eross, Katalin Csollany e Jaro Dutka che avevano raggiunto gli 8200 metri hanno deciso di tornare indietro, a causa delle condizioni meteo atroci sulla montagna. Mentre gli altri hanno iniziato salendo dal campo base a smantellare i campi. Il gruppo è in grado di lasciare la montagna il 18 agosto. Essi sono tenuti ad arrivare in Ungheria alla fine di agosto. - Karakorum - Himalaya.

 

2006 – 26 luglio. Nives Meroi e Romano Benet raggiungono la cima del K2 La “Montagna degli Italiani” salendo lungo la via del primi salitori (Lino Lacedelli, Achille Compagnoni - 31/07/1954), senza ossigeno, ne portatori, portandosi tutto in spalla. Nives Meroi è la prima donna Italiana ad aver salito il K2, con l’austriaca Gerlinde Kaltenbrunner, è l’unica donna al mondo che abbia scalato nove delle quattordici vette superiori agli ottomila metri esistenti sulla terra; ed è l’unica che lo abbia fatto sempre insieme con suo marito. - Karakorum - Himalaya.

 

2006 – 26 luglio. Nives Meroi è la prima donna italiana a salire gli 8611 metri del K2 e raggiungere un sogno di dodici anni che nel 2004 per la seconda volta l’aveva fatta desistere a 7000 metri dalla parete Nord. - Nives Meroi aveva iniziato la sua attività alpinistica sugli “Ottomila” partendo proprio dal K2, quando nel 1994 con il marito Romano Benet e Filippo Sala avevano aperto una via in parte nuova sul versante Nordovest e furono costretti a fare dietro-front a centocinquanta metri dalla vetta. - Ma ora l’attesa e i tentativi sferrati in oltre un mese di permanenza hanno portato buoni frutti fruttando una finestra improvvisa di bel tempo sono saliti fino a 7800 metri e da lì la notte del 26 luglio alle due di notte battendo neve alta sono arrivati in cima alle ore 13. La cordata Meroi-Benet è stata la prima in quella stagione a toccare la vetta della “Grande Montagna degli Italiani”, l’unica su tutta la montagna quel giorno, dopo che il gran vento e le bufere avevano fatto desistere gli altri alpinisti dallo sferrare l’attacco.

Nives Meroi e Romano Benet hanno così concluso in bellezza il 2006, che il 17 maggio, li aveva visti arrivare in cima anche al Dhaulagiri 8167 m, sempre senza ossigeno, ne portatori. Il Dhaulagiri (la Montagna Bianca), che già nel 2005 avevano tentato di salirla assieme a Luca Vuerich raggiungendo invece una cima limitrofa alla principale. Credevano di avercela fatta ma sono stati ingannati da un paletto di alluminio infisso nel terreno. - Niente da fare invece per l’Annapurna 8091 m, da Nord per la Via dei Francesi, tentata pochi giorni dopo del Dhaulagiri.Hanno rinunciato per le condizioni impossibili della parete, dopo aver schivato un seracco da settemila metri, mentre si trovavano tra il campo due e il campo tre. - Karakorum - Himalaya.

 

2006 – 1 agosto. I componenti della cordata giapponese, lei Yuka Komatsu 23 anni alla sua prima esperienza su un Ottomila; lui Tatsuya Aoki 21 anni hanno toccato la cima delK2 salendo lungo lo Sperone Sud-Sudest, per la via Cesen. Entrambi hanno fatto uso delle corde fisse, e hanno utilizzato ossigeno supplementare a partire dal Campo 3, ma sono stati gli unici a salire per lo Sperone Sud-Sudest, della via Cesen. Esaurito il gas subito dopo la cima e con le batterie delle frontali totalmente a terra a tre ore dal tramonto, i due giovanissimi hanno bivaccato nella sezione inferiore del Collo di Bottiglia, per far ritorno al campo base in due giorni. - Karakorum - Himalaya.

 

2007Gli americani Chris Warner e Don Bowie sono tornati al K2 questa estate dopo un precedente tentativo nel 2005. Su K2, dove incontreranno un altro compagno dalla precedente esperienza: Fabrizio Zangrilli. Ci sono in oltre volti ancora più familiari come la polacca veterano Anna Czerwinska, ancora con il compagno regolare Dariusz Zaluski, e la squadra ungherese, guidato da Lajos Kollar sarà di nuovo così, cercando di migliorare i loro risultati di due anni fa. - Karakorum - Himalaya.

 

2007 - Fabrizio Zangrilli con un compagno di cordata ha salito la via Cesen al K2 sino alla spalla, ma il tempo era troppo brutto per procedere. In tutto ha speso un anno sul ghiacciaio sottostante il K2. In definitiva la sua spedizione non è riuscita. Ma tutti i suoi clienti sono tornati in modo sicuri. - Karakorum - Himalaya.

 

2007 – 20 giugno. Giuseppe Pompili con la solita spedizione italiana “snella”, economica e autosufficiente, con il fidati compagni di salite Adriano Dal Cin, Marco Tossutti e Alessandra Canestri hanno tentato di concatenarne il Broad Peak e il K2. Con una logistica ridotta all'osso e senza l'uso di ossigeno ottenendo buoni risultati. - Karakorum - Himalaya.

 

2007 – 20 luglio. Un team russo guidato da Yuriy Agafonov (capo spedizione), e Ivan Aristov (leader arrampicata) con Victor Afanasyev, Alexander Eliseev, Roman Gubanov, Nikolay Kadoshnikov, Alexey Yakovenko, Oleg Afanasyev, Andrey Filimonov, Alexandr Fukolov, Andrev Glushkov, Eduard Goncharov, Sergey Dudko e Alexey Kuznetsov. Durante l'ultima settimana di giugno, la squadra divisa in due gruppi ha tentato di salire il Broad Peak poi interrompendo a causa di eccesso di neve sul percorso appena fisso. Da allora, la spedizione si è spostata al K2 tentando per lo Sperone Abruzzi. e riuscendo a portare in vetta quattro dei suoi alpinisti migliori: Victor Afanasyev, Alexander Eliseev, Roman Gubanov e Nikolay Kadoshnikov. - Karakorum - Himalaya.

 

2007 – 20 luglio. La squadra coreana (Korean Dinamica Busan K2 Expedition) guidata da Hong Bo Seong tentano il K2 per la via dello Sperone Abruzzi. Il team comprende Kim Chong-Ho, Parco Ju-Won, Ha Young-Ho, Kim Gil-Woo, Shin Yongwoo e Kim Jin-Tae più tre scalatori nepalesi: Pasang Sherpa Tshring, Nan Temba Bhote e Chhiring Bhote. Ma solo due raggiungono la cima: Kim Chong-Ho senza ossigeno e Kim Jin-Tae con ossigeno. - Karakorum - Himalaya.

 

2007 – 20 luglio. Una spedizione di sei scalatori di sesso femminile della corea del sud sotto la guida di Oh Eun-Sun tentano di salire per lo Sperone Abruzzi del K2 ma raggiunge la vetta solo Oh Eun-Sun con ossigeno, (lei dice di non l'ha trovato il K2 così difficile come altri avevano trovato). In cima con lei Tilden Sherpa e un altro Sherpa sempre con ossigeno. - Karakorum - Himalaya.

 

2007 – 20 luglio. La spedizione italiana K2 Mountain Freedom 2007 raggiunge la vetta del K2 attraverso lo Sperone Abruzzi e senza l’ausilio dell’ossigeno con tre dei suoi alpinisti. Daniele Nardi, capospedizione, Mario Vielmo e Stefano Zavka. Michele Fait, il quarto uomo della spedizione, si ferma a qualche centinaio di metri dalla vetta. Mario Vielmo e Stefano Zavka raggiungono la cima della montagna molto tardi, attorno alle 18,30 (ora locale), circa 2 ore e mezzo dopo il loro compagno e dopo altri scalatori russi, coreani, canadesi e americani impegnati sul K2 in quegli stessi giorni. Le previsioni meteorologiche erano concordi nel prevedere un peggioramento delle condizioni del tempo per la serata dello stesso giorno. Mario Vielmo e Stefano Zavka, soli, cominciano la discesa dalla vetta verso il campo quattro (7900 m.) alle 19,00 , ma le condizioni del tempo diventano pessime: il vento fortissimo alza una fitta neve che, assieme alla notte e alla stanchezza accumulata durante la scalata del pomeriggio (durata più di 14 ore), rende problematiche le operazioni di discesa. Stefano Zavka, che non aveva con sé la radio e che durante la discesa aveva ceduto il passo a Mario Vielmo che lamentava un congelamento di mani e piedi, si perde nella tempesta e non farà più ritorno al campo quattro; anche Mario Vielmo, alpinista esperto con alle spalle diversi 8000, si perde nella notte, ma alla fine riesce a raggiungere le tende dei compagni, con cui comunicava via radio. Nel corso della discesa un componente della spedizione americana scivola e si rompe una gamba, e due componenti della spedizione coreana si perdono nella tormenta. Sia l’americano che i due coreani riusciranno comunque a ritornare al campo base. La spedizione, seguita anche da una truppe Rai, è stata documentata nel programma TV K2: “Il sogno, l’incubo” andato in onda su Rai 2 nell’ottobre 2007. - Karakorum - Himalaya.

 

2007 – 20 luglio. La spedizione americana guidata da Chris Warner con Don Bowie, Piotr Pustelnik, Pasquale Scaturo, Bruce Normand e Joel Shalowiz. Dopo nove settimane e 3 percorsi provati, con 5 tentativi, e un attacco finale di 15 ore e mezzo (dopo aver lasciato il campo 4) gli americani Chris Warner, Bruce Normand e Don Bowie hanno fatto capolino sulla vetta del K2 per lo Sperone Abruzzi. Con loro il capospedizione della "K2 Freedom" Daniele Nardi, il vicentino Mario Vielmo e Stefano Zavka di Terni. Insieme a loro c’erano anche quattro russi: Victor Afanasyev, Alexander Eliseev, Roman Gubanov e Nikolay Kadoshnikov. Due coreani: Kim Chong-Ho senza ossigeno e Kim Jin-Tae con ossigeno. L’iraniano Kazem Faridian della spedizione di Daniele Nardi e il portoghese Joao Garcia. - Karakorum - Himalaya.

 

2007 – 20 luglio. La “Czech Mountaineering Expedition Ostrava 2007 K2” diretta da Leopold Sulovsky che già nel 2005 come capo spedizione sul K2 ha un tentativo fallito raggiungendo solo i 7400 metri. Ritenta con una nuova squadra composta da: Milan Sedlack, Josef Lukas, Kamil Bortel, Libor Uher, Radvan Marek, Roman Langer, Radim Sliva, Povol Luptak, Zdenek Hruby, Ivan Zednicek e Petr Valchar di salire per la Spalla Sud-Sudest (via Cesen) del K2. Della spedizione solo Libor Uher riesce a raggiungere la vetta, mentre parte dei componenti con Leopold Sulovsky arrivano fino a7900 metri, mentre Zdenek Hruby deve abbandonare per un dito rotto.- Karakorum - Himalaya.

 

2007 – 21 agosto . Da undici anni non veniva realizzata una via indipendente al K2  ma da giugno ad agosto sulla Parete Ovest ci ha pensato la spedizione russa guidata da Viktor Kozlov. La via diretta alla cima affronta la grandiosa difficile fascia rocciosa che caratterizza la Ovest dai 6750 agli 8150 metri, con tratti ripidissimi oltre la verticale. Piazzato il campo base il 6 giugno, l’attacco alla fascia rocciosa è iniziato il 22 giugno per terminare il 30 luglio. I primi ad arrivare in vetta il 21 agosto 2007 sono stati Andrew Mariev e Vadim Popovich, seguiti il giorno successivo da altri nove membri: Nickolay Totmjanin, Alexey Bolotov, Gleb Sokolov, Eugeny Vinogradsky, Victor Volodin, Gennady Kirievsky, Vitaly Gorelik, Pavel Shabalin, Iljas Tukhvatullin. Utilizzate corde fisse sull’intera linea, sette i campi, un lavoro di squadra organizzato in 4 gruppi da 4 alpinisti ciascuno. Inutile sottolineare che l’antiquato stile da “grande assalto” ancora oggi utilizzato in queste imprese non ne giustifica l’esito, per quanto eccezionale esso possa essere. - Karakorum - Himalaya.

 

2007 – 22 agosto. La forte e grande spedizione russa sotto la guida di Viktor Kozlov attaccarono il K2 (8611 m) per la Parete Ovest. I russi formato due campi e in alternanza 11 membri raggiunsero la vetta. Uno dei partecipanti, Vitaly Gorelik aveva riportato seri congelamenti alle dita delle mani, dopo aver lavorato alle corde fisse per giorni. Dopo il ritorno dalla vetta al campo base le sue condizioni si sono aggravate tanto da richiedere l’elicottero al più presto possibile. Il cattivo tempo però non ha dato la possibilità al velivolo di alzarsi in volo e l’alpinista alla fine è deceduto, sembra per una polmonite e per insufficienza cardiaca. - Karakorum - Himalaya.

 

2007 – 25 agosto. Dopo un tentativo precedente, nel 2005, Zsolt Eross è tornato al K2 di nuovo come membro di una squadra ungherese, guidata da Lajos Kollar. Facevano parte del gruppo Laszlo Mecs, Katalin Csollany, Anita Ugyan, Istvan Tarjanyi, Laszlo Janos Vuros, Balint Juhasz e Jozsef Csikos. Ma anche questa volta il K2 viene tentato nuovamente senza successo. Diversi membri del team hanno raggiunto la vetta del Gasherbrum I e del Broad Peak. - Karakorum - Himalaya.

 

2007 – 2 ottobre I kazaki Denis Urubko e Serguey Samoilov raggiungono la vetta del K2 per la via giapponese sulla Cresta Nord, non ripetuta da undici anni. Inizialmente avevano tentato di aprire una nuova via sulla Nord ma avevano dovuto rinunciare per il maltempo e le cattive condizioni della parete. - Karakorum - Himalaya.

 

2007 – 31 dicembre. Fino alla fine di questo anno, solamente 278 persone (di cui 35 italiane) hanno raggiunto la vetta del K2, contro le oltre 3000 che hanno raggiunto quella dell’Everest, inoltre 66 persone vi hanno perso la vita (spesso nella fase di discesa), delle quali ben 16 nel 1986. Per quanto ci siano stati dei tentativi, non è finora stata effettuata alcuna ascensione invernale del K2. - Karakorum - Himalaya.

 

 

 

2008 – 1/2 agosto. – Disastro sul K2 – E’ una serie di eventi che, tra il 1º e il 2 agosto 2008, hanno provocato la morte di undici alpinisti in prossimità della vetta del K2.

Nei vari resoconti delle tantissime versioni, ancora oggi ci sono tantissimi pareri contrastanti. - Karakorum - Himalaya.

 

2008 – 1 agosto. All’alba, una trentina di scalatori appartenenti a dieci spedizioni di otto nazionalità diverse, partono alle tre di notte dal campo quattro sulla “Spalla” del K2 per raggiungere la vetta. Lasciano i campi alti salendo per lo Sperone degli Abruzzi. Con i suoi 8611 metri, il K2 è la seconda vetta del mondo. Dopo settimane di attesa forzata per il brutto tempo, il primo giorno limpido e senza vento gli alpinisti erano pronti a tentare l’ascesa alla vetta. Le tempeste incessanti avevano fatto precipitare il morale, e alcuni avevano gettato la spugna e fatto ritorno a casa. Quelli che erano rimasti, però, adesso erano sovreccitati. Di lì a qualche ora, avrebbero raggiunto uno dei traguardi più inafferrabili e gloriosi dell’alpinismo. Per molti di quegli uomini e di quelle donne, il K2 rappresentava l’obiettivo di una vita. - Karakorum - Himalaya.

 

2008 – 1 agosto. Il tempo è perfetto sul K2 e le due cordate principali, partite alcuni giorni prima dal campo base, sono di nuovo unite: la Spedizione Internazionale Olandese Norit capitanata da Wilco Van Rooijen con Cas Van de Gevel, Gerard McDonnell ( irlandese ) e Pemba Gyalje Sherpa, Roeland Van Oss, Jelle Staleman, Mark Sheen, Court Haegens, proviene dalla via Cesen.

 

La Spedizione Norvegese, con Rolf Bae come capospedizione, con la moglie Cecilie Skog, Lars Flato Nessa e Oystein Stangeland, Simen Morde.

 

La Spedizione Sudcoreana Flying Jump, con Kim Jae-Soo capospedizione, Go Mi-Sun, Kim Hyo-Gyeong, Park Kyeong-Hyo, Hwang Dong-Jin, Jumik Bhote, Pasang Lama, Pasang Bhote, Chhiring Bhote, Lee Sung-Rok, Kim Seong-Sang, Son Byung-Woo, Kim Tae-Gyu, Lee Won- Sub, Song Gui-Hwa.

 

La Spedizione Italiana composta da Marco Confortola e Roberto Manni.

 

La Spedizione Indipendente a Guida Francese, diretta da Hugues D’Aubarede, con Karin Meherban, Qudrat Ali, Jahan Baig, Nicholas Rice e Peter Guggemos.

 

La Spedizione Serba Vojvodina guidata da: Milivoj Erdeljan, Dren Mandic, Predrag Zagorac, Iso Planic, Shaheen Baig, Mohammes Hussein, Mohammed Khan e Miodrag Jovovic.

 

La Spedizione Internazionale Americana capeggiata da: Michael Farris con Eric Meyer, Chis Klinke, Fredrik Strang, Chhiring Dorje (Sherpa), Paul Walters, Chis Warner e Timothy Horvath, provenienti tutti dalla via normale (Sperone Abruzzi).

Il grosso del gruppo è preceduto dallo Spagnolo Indipendente Basco Alberto Zerain, partito dal campo tre della via normale, e da alcuni portatori incaricati di battere la traccia e fissare le corde fisse nei punti più difficili. - Karakorum - Himalaya.

 

2008 – 1 agosto. Le prime vittime della giornata sul K2 si registrano durante la salita: tra il Collo di bottiglia e il “Traverso”, il serbo Dren Mandic perde l'equilibrio superando l'alpinista Cecilie Skog nel tentativo di raggiungere un suo compagno e, non essendo assicurato, precipita per quasi 200 metri, mentre uno dei portatori della Spedizione Indipendente a Guida Francese Jahan Baig Pakistano precipita a sua volta cercando di portare il corpo di Dren Mandic al campo 4.

L'incidente, la scarsa attrezzatura usata per assicurare il percorso, errori nello stendere le corde fisse, l'assenza del leader del più esperto dei portatori Shaheen Baig (tornato al campo base dopo alcuni malori) e il gran numero di alpinisti impegnati sulla via fanno sì che il gruppo arrivi in vetta molto tardi I norvegesi arrivano alle 17,20, i coreani alle 17,30, gli olandesi e l'italiano Marco Confortola arrivano tra le 18,30 e le 19,30 (per altri l'arrivo degli ultimi scalatori è da posticipare alle 20). Unico ad arrivare ad un orario sicuro è Alberto Zerain: alle 15 arriva in cima e in serata è in tenda al campo 3. La sera del primo agosto 2008 sono 18 gli alpinisti che raggiungono la vetta del K2 e si preparano alla discesa. - Karakorum - Himalaya.

 

2008 – 1 agosto. L’alpinista basco Alberto Zerain, è salito in solitaria e in stile alpino il K2 per la via normale, (Sperone Abruzzi) partendo a mezzanotte dal campo 3, distaccando la colonna di alpinisti che poi è rimasta bloccata nell’infernale crollo di seracchi e arrivando in cima alle 15, senza ossigeno e dopo aver battuto tutta la traccia nella neve. Prima di sera, era già sceso al campo base. In un intervista a una rivista spagnola disse: "La fortuna mi ha accompagnato, sul K2. Ma ho anche azzeccato la scelta di andare da solo verso la vetta: in questo modo ho potuto prendere liberamente in ogni momento le mie decisioni". - Karakorum - Himalaya.

 

2008 – 1 agosto. Sulla Parete Sud del K2, si è consumata una delle più grandi tragedie della storia dell’alpinismo. Il 1° agosto dopo settimane di brutto tempo, circa trenta alpinisti di otto nazionalità partono alle tre di notte dal campo 4 sulla Spalla del K2 per raggiungere la vetta. Il tempo è perfetto e le due cordate principali, partite alcuni giorni prima dal campo base, sono di nuovo unite: la spedizione olandese capitanata da Wilco Van Rooijen proviene dalla via Cesen, la spedizione norvegese, quella sudcoreana, l'italiana, la francese e la serba provengono dalla via normale (Sperone Abruzzi). Il grosso del gruppo è preceduto dallo spagnolo Alberto Zerain, partito dal campo 3 della via normale, e da alcuni portatori incaricati di battere la traccia e fissare le corde fisse nei punti più difficili. Una serie di fatalità e il crollo di un seracco all’altezza del Collo di bottiglia, (il canalone di roccia e ghiaccio che porta alla vetta), hanno dato il via ad una serie di eventi che hanno causato la morte di 11 alpinisti mentre altri 3 sono stati gravemente feriti. E’ stato il peggior incidente nella storia del K2. Ciononostante il K2 rimane la vetta più ambita dagli alpinisti di tutto il mondo. In totale, nel 2008 sono stati diciotto gli scalatori (sedici uomini e due donne) che hanno raggiunto la vetta del K2, tutti il 1° agosto. - Karakorum - Himalaya.

 

2008 – 1 agosto. Dopo Alberto Zerain e alcuni sherpa, gli alpinisti più forti che si trovavano sul K2 quel 1° agosto erano probabilmente i tre norvegesi, Cecilie Skog, suo marito Rolf Bae e il compagno di squadra Lars Nessa. Dopo aver raggiunto la vetta per la via normale dello (Sperone Abruzzi), (Rolf Bae si era fermato prima di raggiungere la vetta) al crepuscolo, prima di tutti gli altri, i tre ridiscesero lungo la rampa e si agganciarono alla corda fissa piazzata all’inizio del traverso, per tornare al Collo di Bottiglia. In quel momento, tra le venti e le ventuno, accade l’imprevisto geologico che avrebbe trasformato un fiasco di gruppo in una vera catastrofe. Ecco come Freddie Wilkinson ricostruì l’incidente sulle pagine di Rock and Ice: «Rolf Bae scendeva per primo. Cecilie Skog veniva dopo di lui e d’un tratto sentì il fragore atroce di una grossa valanga che irrompe nel buio. Un istante dopo perse l’equilibrio, mentre la corda cui era agganciata si spezzò poco più sotto. La lampada frontale di  Rolf Bae scomparve».

«Lei provò a chiamare il marito nella notte nera, ma non ottenne risposta».

Una grossa sezione del terribile seracco che fino allora sembrava apparentemente stabile sopra la via di discesa, si era staccato nel peggior momento possibile.

Malgrado lo choc indescrivibile (aveva perso il marito, schiacciato sotto tonnellate neve e ghiaccio proprio davanti a lei e aveva sentito il suo corpo precipitare e scomparire insieme ai detriti), Cecilie Skog non si fece prendere dal panico. Nello zaino aveva una corda da cinquanta metri; con Lars Nessa, la fissò all’estremità della corda fissa che si era spezzata e insieme scesero su di essa fino al Collo di Bottiglia, che affrontarono nel buio della notte. Alle prime ore del mattino, rientrarono al campo IV. In realtà, Rolf Bae fu l’unica vittima diretta della valanga. Il vero disastro fu causato dal fatto che i detriti trascinarono a valle una sezione considerevole dai 200 ai 500 metri di corde fisse. E quell’imprevisto bloccò tutti gli alpinisti che si trovarono sopra i norvegesi, rimasero bloccati in un vicolo ceco che, paradossalmente, avevano costruito con le proprie mani. - Karakorum - Himalaya.

 

2008 – 2 agosto. Durante la discesa, del K2 alle 20,30 circa, il distacco di una parte del grande seracco che esiste sul Collo di bottiglia fa la terza vittima: il norvegese Rolf Bae che scendeva senza aver raggiunto la cima. Poco dopo è la volta del francese Hugues d'Aubarede che, stanco, morirà scivolando lungo la parete dopo il “Traverso”. La slavina che ha ucciso Rolf Bae ha portato via anche molte delle corde fisse sul Collo di bottiglia, cosa che rende la discesa molto più difficile. Il team norvegese, quello coreano e due scalatori di quello olandese continuano comunque la discesa e alcuni di loro arrivano, tra le 23 e l'una di notte, al campo 4. A quell'ora sulla montagna ci sono ancora nove scalatori. Di questi alcuni (l'irlandese Gerard McDonnell, l'italiano Marco Confortola, raggiunti poi dall'olandese Wilco Van Rooijen) più indietro rispetto agli altri, decidono di aspettare l'alba bivaccando, mentre altri proseguono lentamente nella discesa.

 

2008 – 2 agosto. Quando Rolf Bae che non aveva raggiunto la vetta del K2 in discesa viene investito da una valanga perdendo la vita, molti degli altri alpinisti avevano già deciso di bivaccare in parete per la notte. Il leader olandese Wilco Van Rooijen, in seguito dichiarò di non aver visto collassare il seracco e di averlo saputo molto più tardi. A un altitudine di circa 8.290 metri, Wilco Van Rooijen si ricavò un sedile nel pendio innevato e vi si sistemò, preparandosi ad affrontare una notte difficile senza sacco piuma, cibo ne acqua. Accanto a lui, altri due membri del team olandese Norit fecero lo stesso: Erano l’italiano trentasettenne Marco Confortola, e il coetaneo irlandese Gerard McDonnell.

 

Il mattino dopo, alle 6, prima van Rooijen e, un po' più tardi, McDonnell e Confortola, iniziano la discesa dal bivacco. Sopra il Traverso, mentre van Rooijen continua la discesa, l'italiano e l'irlandese si fermano ad aiutare due coreani e il portatore pakistano Jumic Bhote che, nel tentativo di discesa notturna, sono scivolati e rimasti appesi a testa in giù ad alcune corde fisse.

A questo punto i racconti divergono. Secondo la versione di Confortola (riportata poi da diversi resoconti giornalistici e ribadita dall'alpinista nel suo libro Giorni di Ghiaccio del 2009) durante il tentativo di salvataggio, durato circa tre ore, Gerard McDonnell d'un tratto si allontana inspiegabilmente per risalire il seracco, "forse per fare delle foto", secondo Confortola. L'italiano, perse le tracce del compagno e dopo aver assicurato i tre, chiama con la radio di uno di loro i soccorsi anche per se stesso e inizia la discesa da solo, senza attendere McDonnell. Alcune ore dopo, già raggiunto dai soccorsi, Confortola crede di riconoscere tra le scariche di una valanga proveniente dal seracco gli scarponi gialli indossati da McDonnell.

 Ma una foto e la testimonianza di Pemba Gyalje hanno smentito questa ricostruzione. Secondo Pemba Gyalje, l'italiano gli avrebbe raccontato che McDonnell stava risalendo il seracco per allentare le corde fisse e rendere più facile la liberazione dei tre. Confortola avrebbe quindi chiamato i soccorsi e stabilizzato gli alpinisti in difficoltà ma anche abbandonato il gruppo senza attendere McDonnell, che morirà poco dopo. Inoltre Pemba Gyalje ha dichiarato di essere stato chiamato verso le 15 da Pasang e Tsering Bhote, i due portatori inviati dal leader della spedizione coreana in soccorso dei compagni, che gli confermarono sia di aver raggiunto i tre rimasti appesi alle corde fisse liberi e vivi, sia di averli trovati alla fine del Traverso seguiti a poca distanza da un alpinista in pantaloni rossi, poco dopo colpito e fatto cadere da un altro distacco di seracco. "Solo un alpinista indossava questo completo: l'irlandese Gerard" McDonnell. Infine, anche il portatore Karim Meherban, sparito sin dal giorno precedente, portava degli scarponi gialli, forse confusi da Confortola con quelli dell'irlandese. Una foto straordinaria scattata da Pemba Gyalje mostra la situazione sul K2 alle 10 del mattino.

Comunque siano andate le cose, sul tratto sommitale del K2 alle 15 del 2 agosto 2008 ci sono van Rooijen, perso lungo la via Cesen anche a causa di una parziale cecità; Confortola, raggiunto, esausto e addormentato tra la fine del Collo di bottiglia e il campo 4, da Pemba Gyalje; e il gruppo di cinque alpinisti (i due coreani e lo sherpa rimasti impigliati nelle corde fisse e i due sherpa andati in loro soccorso) che scende lungo il Collo di bottiglia dopo il salvataggio. Intorno a quell'ora un'ultima valanga investe il gruppo che scende, lasciando vivo solo Tsering Bhote. La valanga arriva fino al punto in cui è Confortola, che viene protetto dalle scariche di neve e ghiaccio da Pemba Gyalje che vi si frappone col suo corpo.

Lo stesso Pemba, aiutato da Cas Van de Gevel, sempre del team olandese, recupererà il giorno successivo anche Wilco Van Rooijen, sperduto in stato confusionale lungo la via Cesen. L'eroismo di Pemba Gyalje Sherpa gli è valsa la copertina del numero di dicembre 2008 del National Geographic Adventure mentre Gerard McDonnell è stato nominato, dopo un riesame delle testimonianze, Best of ExplorersWeb 2008 per il suo "incredibile coraggio".

Tragedia a 8.000 m: gli avventurieri che non tornano

Dren MandicSerbia - Caduto durante la salita al termine del Collo di bottiglia.

Jahan BaigPakistan - Caduto durante il recupero del corpo di Dren Mandic tra il Collo di bottiglia e campo 4.

Rolf BaeNorvegia - Valanga dovuta al distacco di un seracco nel Collo di bottiglia.

Hugues D’AubaredeFrancia - Caduta durante la discesa nel Collo di bottiglia.

Meherban KarimPakistan - Disperso durante la discesa (probabile caduta) in luogo sconosciuto (probabilmente sul Seracco).

Gerard McDonnellIrlanda - Valanga dovuta al distacco di un seracco nel “Traverso”.

Kyeong-Hyo Park - Corea del Sud - Valanga dovuta al distacco di un seracco nel Collo di bottiglia.

Hyo-Gyeong Kim - Corea del Sud - Valanga dovuta al distacco di un seracco nel Collo di bottiglia.

Dong-Jin Hwang - Corea del Sud - Valanga dovuta al distacco di un seracco nel Collo di bottiglia.

Jumik BhoteNepal - Valanga dovuta al distacco di un seracco nel Collo di bottiglia.

Pasang BhoteNepal - Valanga dovuta al distacco di un seracco nel Collo di bottiglia.